Rovella e il messaggio alla Juve: "Avrei voluto fare come Miretti e Fagioli"

Nicolò Rovella
Nicolò Rovella / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Nicolò Rovella si è concesso ai microfoni di Tuttosport per raccontare i primi mesi vissuti al Monza e il ricordo della Juventus. Con uno sguardo al futuro e al sogno di indossare in pianta stabile la maglia della Nazionale italiana. Ecco le dichiarazioni rilasciate dal giovane centrocampista italiano.

BILANCIO DELLA STAGIONE - "Un voto alla stagione finora? Mi darei un sette, a volte sono un po' calato nei finali ma sono soddisfatto nel complesso. Scelgo due momenti top: l'esordio con la Juve in casa contro il Sassuolo e il 3-0 rifilato alla Samp a Genova. Il più brutto invece è stato prima dell'esonero di Stroppa. Anzi, l'espulsione a Empoli. Il più brutto della mia carriera fin qui". 

PERSONALITA' - "Pure troppa, fin da piccolo. Volevo sempre la palla, anche quando ero messo male in campo. Poi hanno cominciato a correggermi questo difetto". 

VITTORIA CONTRO LA JUVENTUS - "Un po' mi è dispiaciuto, loro erano arrabbiatissimi e in un periodo un po' così, ma sono un giocatore del Monza e quando si gioca in una squadra si deve dare il massimo. Anche contro i tuoi ex compagni". 

Nicolo Rovella, Fabio Miretti
Nicolò Rovella, Fabio Miretti / Emilio Andreoli/GettyImages

FAGIOLI E MIRETTI - "Mi sarebbe piaciuto fare come loro, non lo nego. Ma non rimpiango la scelta di Monza, ho continuità e cresco bene. E poi ho trovato Berlusconi e Galliani, un centro sportivo bellissimo, una società che ragiona da grande sebbene sia appena arrivata in A. La Juve è una conseguenza: prima bisogna lavorare bene e giocare bene. Al mio procuratore ho detto: 'Se vado via da Torino, lo faccio solo per Monza'. Se non fossi venuto qui, sarei rimasto in bianconero". 

NAZIONALE E IDOLI - "Certo che ci penso, è il sogno di ogni ragazzino. Ammiro molto Modric, ho ammirato Marchisio e Sneijder. Alla Juve? Di Maria, è proprio di un altro livello. A Genova ho giocato con Pandev, qui a Monza ho Pessina, Sensi, Pablo Marì: se prendi qualcosa da ognuno migliori sicuramente". 

GIOVANI IN SERIE A - "C'è paura dell'errore, è chiaro che un giovane sbaglierà. Si tende a puntare sui giocatori più esperti a causa di questa paura di perdere a causa di uno scivolone dato dall'inesperienza".


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