Ronaldo torna sul 5 maggio: "Fu solo colpa nostra. Scontro con Iuliano? Alla Juve non servivano certe cose"
In una diretta Instagram con Alex Del Piero, Ronaldo - il Fenomeno - è tornato a parlare della sua esperienza italiana, senza dimenticare il famoso 5 maggio e i tanti infortuni: "A Barcellona avevo rinnovato il contratto, ma 5 giorni dopo mi chiamano dicendo che non potevano rispettare l'accordo. Gli dissi che sarei andato via perché non mi sentivo importante, l'Inter di Moratti era già pronta con un assegno. Sono andato lì e ho vissuto una storia d'amore bellissima."
"Conoscere l'Italia, vivere sette anni nel paese è stato un regalo - le parole di Ronaldo riportate da calciomercato.com -. Il calcio italiano era il più forte al mondo quando ho giocato io. Lì sono iniziati i nostri scontri in Nazionale. Ricordò quell'Italia-Brasile 3-3 del 1997. Una partita bellissima".Sui due gravi incidenti al ginocchio: "Dopo il primo, tutti i medici mi dicevano che non sarei mai tornato a giocare, mi dicevano che non si era mai vista una roba del genere prima. Ho cominciato a discutere con Dio, "Perché è successo proprio a me?". Ma quella esperienza mi ha aiutato, mi ha reso più forte e mi ha migliorato come uomo. L'unica possibile causa del mio infortunio è l'essermi allenato male negli anni prima del 2000. Al Milan mi sono fatto male ancora, lo stesso infortunio ma all'altra gamba".
Poi due episodi di cui ancora si discute. Lo scudetto perso il 5 maggio e il rigore non concesso per il fallo di Iuliano. "5 Maggio? Dopo l'episodio con l'Atalanta ho capito che non avrei avuto un futuro rapporto professionale con Cuper. Il 5 maggio è stato troppo. L'abbiamo persa noi quella partita e lo scudetto. Ci sono state troppe cose strane in quella settimana. Si parlava di Nesta all'Inter. L'abbiamo persa nell'atteggiamento. Troppe distrazioni. E' una ferita aperta". "Io posso capire che gli errori capitano, si può sbagliare. Voi non c’entravate assolutamente nulla con queste cose. Noi in quel periodo giocavamo partite bellissime e la Juve non aveva bisogno di certe cose per vincere. Ricordo che in quel periodo c’era un clima tesissimo, come una Guerra Fredda" ha concluso Ronaldo.
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