Ronaldo il Fenomeno, l'ascesa all'Olimpo che solo gli infortuni potevano fermare

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Claudio Villa Archive / Claudio Villa/Getty Images
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18 settembre 1976, in Brasile viene alla luce il terzo figlio della famiglia Nazario de Lima di Rio de Janeiro. Lo chiamano Ronaldo in segno di riconoscenza verso il dottore che ha lo ha fatto nascere. Non sanno ancora che quel nome diventerà un'icona del calcio.

Ronaldo
Ronaldo / Al Bello/Getty Images

Il piccolo comincia a dare calci al pallone fin da piccolo e mostra doti incredibili giocando a futsal, il calcio a cinque. Viene, così, notato dal Cruzeiro con cui debutta a poco più di 16 anni nel 1993. Alla sua stagione d'esordio il giovane attaccante stupisce tutti. Segna 12 gol in 13 partite e, l'anno successivo, vince la classifica marcatori del campionato a nemmeno 18 anni.

Queste incredibili prestazioni gli valgono la convocazione in nazionale maggiore per il mondiale del 1994 e, anche se non scende mai in campo, diventa campione del mondo. Per lui, dunque, si spalancano le porte dell'Europa.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Real Madrid? Barcellona? Una big inglese o una italiana? Niente di tutto ciò. Ad accaparrarsi questo astronascente brasiliano, per soli 6 milioni di dollari, è il PSV Eindhoven. Ronaldo, appena 18enne, si ritrova, così, in Olanda. Il clima e la lingua sono totalmente diversi da Belo Horizonte (la città del Cruzeiro), inoltre la fragilità emotiva dovuta alla giovane età potrebbe essere un ostacolo per il suo ambientamento nella terra dei tulipani.

Potrebbe, ma non lo sarà. Ronaldo, infatti, continua a incantare le platee con dribbling e tanti tanti gol. Sì, perchè il classe '76 ne sigla 30 in 33 presenze nella sua prima stagione in Olanda. L'anno dopo, però, si presenta per la prima volta il suo più acerrimo rivale, l'unico che riuscirà a fermarlo più volte nel corso della sua carriera: l'infortunio. Ronnie si fa male al ginocchio e deve subire il primo intervento chirurgico.

Come se niente fosse accaduto, tuttavia, Ronaldo torna in campo con la maglia del PSV e porta a termine la stagione, guidando i biancorossi alla conquista della Coppa d'Olanda del 1995/1996.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

A questo punto, però, le grandi squadre europee, finalmente, si accorgono di lui. Se lo aggiudica per 20 milioni di dollari, il Barcellona, il glorioso club spagnolo la cui casacca era stata indossata da Diego Armando Maradona e, fino a pochi anni prima, dal suo compagno di nazionale, Romario. Inoltre, nemmeno 20enne, il brasiliano si ritrova a condividere lo spogliatoio con il Pallone d'Oro 1994 Hristo Stoichkov e il futuro vincitore Luis Figo.

Molti potrebbero subire questo salto di qualità e ci potrebbero mettere del tempo a inserirsi, Ronaldo, però, non è uno dei tanti. Il brasiliano, infatti, in blaugrana continua la sua ascesa. Sigla la bellezza di 34 reti in 37 presenze nel campionato, vincendo Pichichi e Scarpa d'oro. Non è finita qui. Non contento, infatti, trascina la squadra alla finale di Coppa delle Coppe contro il PSG, in cui realizza il rigore che assegna la vittoria al Barça.

Massimo Moratti X
Massimo Moratti X / Grazia Neri/Getty Images

Il Barcellona capisce che tra le mani ha, come lo chiamano i brasiliani, un fenomeno e gli rinnova immediatamente il contratto. Come usanza spagnola vuole, i dirigenti inseriscono una clausola rescissoria pari a 48 miliardi di lire. Una cifra spropositata per l'epoca. "Chi vuoi che la paghi?" avranno pensato. "Solo un pazzo" sarà stata la risposta.

Nel frattempo, a Milano, Massimo Moratti, presidente dell'Inter da quasi due anni in cui non ha sollevato alcun trofeo, si è messo in testa di potenziare la sua squadra portandola a lottare per il campionato, in quel momento, più seguito al mondo. Vuole un giocatore che possa far saltare il banco. Il presidente nerazzurro è quel folle di cui parlavamo poc'anzi. E' pazzo, infatti, di Ronaldo e, compiendo qualcosa di inimmaginabile, paga la clausola rescissoria al Barcellona, portando il brasiliano in Italia.

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Claudio Villa Archive / Claudio Villa/Getty Images

Inizia, così, una storia d'amore bella e complicata. Dopo aver lasciato la scena a Recoba durante la prima recita a San Siro contro il Brescia, Ronnie segna a Bologna e non si ferma più. Nonostante la nomea del campionato italiano, nemmeno le difese nostrane riescono a fermarlo. Ronaldo incanta il pubblico nerazzurro, e non solo, facendo sparire il pallone dal radar dei difensori con giochetti, dando vita a dribbling ubriacanti e siglando reti incredibili. A dicembre del 1997, grazie alla stagione con il Barça e all'etichetta ormai comprovata di migliore al mondo, vince il Pallone d'Oro e, nel maggio successivo, porta l'Inter ad alzare la Coppa UEFA demolendo da solo la difesa della Lazio di cui faceva parte uno dei migliori difensori della storia, Alessandro Nesta.

Ormai sembra che nessuno possa fermarlo nella sua ascesa verso l'Olimpo dei calciatori migliori della storia. C'è chi pensa che con il suo talento supererà Maradona e Pelè. Invece si ripresenta il suo peggior nemico. Ronaldo, infatti, nella stagione 1998/1999, l'anno in cui eredita la fascia di capitano da Beppe Bergomi, deve saltare diverse partite per problemi alle ginocchia, ma è in quella successiva che subisce i colpi più duri. Quelli che accorceranno la sua carriera.

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Claudio Villa Archive / Claudio Villa/Getty Images

Il 21 novembre 1999, durante la partita contro il Lecce, si lesiona il tendine rotuleo. Subisce un intervento chirurgico che lo tiene fuori fino al 12 aprile 2000. Quel giorno si gioca la finale d'andata di Coppa Italia contro la Lazio. Ronnie parte dalla panchina per precauzione, ma poi entra. Passano sei minuti e, mentre stava facendo uno dei suoi soliti doppi passi ubriacanti, il ginocchio cede e lui cade, urlando dal dolore. Da qui Ronaldo non sarà più lo stesso.

Cede la fascia di capitano a Javier Zanetti (che ne farà una seconda pelle) e, dopo una lunghissima riabilitazione, torna in campo solo sul finire del 2001, con l'Inter in piena lotta per lo Scudetto. Il brasiliano segna 7 gol e aiuta i nerazzurri a mantenere la vetta della classifica fino all'ultima giornata. In quella partita conclusiva, però, come tutti sappiamo, l'Inter compie un clamoroso harakiri, finendo addirittura terza e con Ronaldo che, sostituito, piange lacrime amare per la sconfitta e per il dolore al ginocchio che non gli dà pace.

Alla delusione, inoltre, si aggiungono i problemi con l'allenatore, Hector Cuper. Il Fenomeno, stufo, arriverà, addirittura, a chiedere a Moratti di scegliere. "O me o lui". Il presidente nerazzurro, nonostante l'affetto verso il brasiliano, sceglie il tecnico che più di tutti aveva portato l'Inter vicina a rivincere lo Scudetto. Ronaldo non si abbatte e, anzi, risorge.

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Messosi alle spalle la rottura con l'Inter, infatti, parte per i mondiali in Giappone e Corea del Sud. Dopo averli vinti da comparsa (o meno) nel 1994 e in seguito ad aver sfiorato la conquista da assoluto protagonista nel 1998 (chissà se fosse stato al 100% nella finale... ), ha l'opportunità di alzare la coppa da incontrastata stella della nazionale brasiliana. Opportunità che sfrutta appieno. Mette a segno 6 reti in 6 partite, portando la Seleçao alla sua terza finale consecutiva. Nell'atto conclusivo, Ronaldo si dimostra una volta di più un vero e proprio fenomeno. Dà vita a una prestazione magnifica impreziosita dalla doppietta che regala al Brasile il suo quinto mondiale. Ronaldo ha il mondo ai suoi piedi.

Gérard Ernault (L), director of the maga
Gérard Ernault (L), director of the maga / JAVIER SORIANO/Getty Images

Successivamente lascia l'Inter per approdare nel club più glorioso della storia del calcio, nonchè campione d'Europa in carica, il Real Madrid. Lì ritrova il suo ex compagno al Barcellona, Luis Figo, e altri grandi giocatori quali Zidane, Raul e Roberto Carlos. E' il Real dei Galacticos. Il brasiliano vince subito la Coppa Intercontinentale da protagonista, poi alza il Pallone d'Oro (il secondo) e, infine, La Liga. Ronaldo è tornato.

In seguito, però, inizia il declino del Real dei Galacticos. Nei successivi due anni, infatti, i Blancos non vincono alcun trofeo e, nella stagione 2006/2007, a causa dell'arrivo di Fabio Capello in panchina e delle sue abitudini alimentari scorrette che lo portano a pesare oltremodo, lascia il Real Madrid. Per ricominciare, tuttavia, sceglie una destinazione che nessuno avrebbe mai pensato potesse accettare. Ronaldo va al Milan.

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Quello che torna in Italia, però, nonostante un talento ancora cristallino, è ormai un giocatore logoro dagli infortuni e fuori forma. Eccezion fatta per i primi sei mesi in cui, tutto sommato, aiutò i rossoneri a raggiungere il quarto posto in campionato con 7 gol in 14 presenze (tra cui quello da ex al derby), infatti, il suo periodo milanista fu negativo e si chiuse dopo l'ennesimo infortunio al ginocchio.

Ritrovatosi, per la prima volta in carriera, svincolato, Ronaldo sceglie, a 32 anni, di tornare in Brasile. Sceglie il Corinthians, dove passerà i suoi ultimi due anni di carriera, vincendo un campionato Paulista e una coppa del Brasile (il primo trofeo che conquistò con il Cruzeiro, quasi una chiusura del cerchio). Il 14 febbraio del 2011, il giorno di San Valentino, il cuore di tutti gli amanti si spezza. Ronaldo, a causa dei problemi fisici e della tendenza a ingrassare dovuta all'ipertiroidismo, annuncia in lacrime il ritiro.


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