Roma, questione Zaniolo: una (esagerata) pubblica reprimenda che si poteva evitare?
L'ingresso in campo di Nicolò Zaniolo nella gara (poi vinta) della Roma contro il Verona ha lasciato strascichi. Non positivi come quelli di Brescia, dove il talento giallorosso è tornato al gol dopo più di 200 giorni, tutt'altro.
L'esterno - ma anche mezz'ala, trequartista e falso nueve - ha prima rischiato un cartellino rosso per un'entrataccia su Empereur, ricevendo un giallo (e la grazia) dall'arbitro Maresca. Al fischio finale Zaniolo ha poi ricevuto anche i rimbrotti di Gianluca Mancini. Il difensore ex Atalanta ha rimproverato il giovane attaccante di non aver dato una mano alla squadra. A lui, nel post gara. si è unito anche mister Paulo Fonseca, che ha dichiarato "non mi è piaciuto il suo atteggiamento all'ingresso in campo, prima bisogna pensare alla squadra". Doppia razione di reprimende, quindi, per il gioiello romanista. La stampa, come sempre, ha cavalcato l'onda facendo diventare un semplice rimprovero il pretesto per la sua cessione.
È stato esagerato il battibecco cominciato da Mancini, che poteva benissimo attendere il rientro negli spogliatoi. Più giusto quello pubblico di Fonseca, perchè Zaniolo, nonostante sia fortissimo, è ancora giovane e deve chiaramente crescere. Il suo ingresso con il Verona, dove ha rischiato di lasciare in dieci i compagni, poteva rivelarsi letale per le (piccole) ambizioni della Roma. La situazione, ad ogni modo, è già rientrata grazie al chiarimento tra il difensore e l'attaccante arrivato quasi subito, così come con il tecnico. Che da lui pretende tanto e sa come pungolarlo (come testimoniano le troppe panchine di inizio stagione).
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