Roma, parla Petrachi: "Io una persona scomoda". Poi il mercato: "Vogliamo tenere Zaniolo e Pellegrini"
“Questo ufficio ti fa un po’ sognare, ho voluto una foto della vecchia curva della Roma, perché per andare avanti devi conoscere anche la storia. Spero mi porti sempre fortuna”. Così Gianluca Petrachi, direttore sportivo della Roma, ai microfoni di Sky Sport dal suo ufficio di Trigoria ha risposto alle domande degli esperti di calciomercato Gianluca Di Marzio e Federico Marchetti, rilasciando una lunga intervista sui programmi futuri del club giallorosso.
Il primo ostacolo per la ripresa del campionato è il 30 giugno.
“Anzitutto, i calciatori che sono da noi in prestito si trovano bene qui - si legge su tuttomercatoweb.com -. E sostanzialmente sono stati tutti, o quasi, dei titolari, a parte eccezioni come Kalinic. Ora aspettiamo, poi cercheremo di capire come sistemare il tutto. Certamente, avendo un colloquio quotidiano con i miei ragazzi, mi sento abbastanza fiducioso sul fatto che vogliano terminare la stagione e non rientrare dal prestito”.
Mkhitaryan e Smalling: state lavorando per tenerli anche in futuro?
“Posso dirvi che loro sono stati due prestiti vincenti. Purtroppo Mkhitaryan l’abbiamo perso per un po’ per dei problemi fisici, ma entrambi si trovano bene a Roma, anche con le rispettive famiglie. Faremo di tutto per tenerli, anche per la loro volontà. Se ci riusciremo lo vedremo, ma sicuramente sento di averli entrambi accanto in questo processo”.
Questa interruzione di attività ha portato a una crisi economica: è preoccupato per il mercato del futuro?
“È troppo difficile immaginare cosa succederà, i prezzi sicuramente caleranno e va rivisto tutto il piano del mercato. Per quanto riguarda la Roma, abbiamo sempre lavorato, abbiamo sempre venduto e comprato giocatori: sarà sempre una società molto attiva sotto questo punto di vista. Credo che la Roma, qualora dovesse vendere qualcosa, dovrebbe essere brava a investire i soldi incassati. Io credo che gli affari vadano fatti: nel momento in cui si portano a casa dei denari, vanno reinvestiti bene. Questo è l’argomento più importante, per un direttore sportivo”.
Zaniolo e Pellegrini sono esclusi dal mercato. O potrebbero essere sacrificati anche giocatori di questo tipo?
“Pellegrini ha una clausola risolutiva, ma è molto legato alla Roma e se il giocatore decide di non andare è libero di scegliere. Io ho pochi dubbi sul fatto che possa decidere di lasciare la Roma. Ha visto la credibilità della società, ha visto quanto è cambiata e quanto creda nel progetto. Zaniolo credo che rappresenti un po’ quello che è il giocatore che emoziona i tifosi della Roma. Faremo di tutto per trattenerlo e credo che la linea sia quella. Poi il calciomercato ti mette davanti a tante difficoltà e a tante situazioni contingenti. Però la nostra volontà è di tenere i big”.
Capitolo esuberi: la crisi economica vi complica il lavoro?
“Sì. Tutti aspettano, nessuno fa la prima mossa. Anche se il giocatore ha fatto bene. Penso a Schick: il Lipsia ha un diritto di riscatto datato a metà giugno e ancora tergiversa perché deve capire cosa fare. Non perché non abbiano avuto modo e maniera, ma perché seguono la loro strada”.
Chiederanno uno sconto.
“Ci provano, ma sinceramente non siamo qui a elemosinare. Schick è un giocatore che mi hanno già chiesto, che ha mercato: ci sta che il Lipsia prenda del tempo. Ma è uno dei casi in cui, se non lo riscattano, potremmo prendere più soldi di quanti ne abbiamo pattuiti col Lipsia. Poi faccio l’esempio di Gonalons: se si salva la sua squadra (il Granada, ndr), viene riscattato. Stesso discorso per Defrel al Sassuolo. Ci sono tante situazioni: finché non abbiamo un quadro definitivo, non sai quanti soldi hai e avrai”.
Florenzi?
“Da quello che mi diceva il suo agente, Alessandro Lucci, ci sono due squadre molto interessate. Parlavamo dell’ipotesi di poter valutare la cessione, visto che è partito in prestito a gennaio”.
Zappacosta?
“È stato molto sfortunato, a Roma praticamente non l’ha visto nessuno. Ora ha recuperato, ci siamo presi del tempo per valutare in questi mesi. Credo troverà il suo spazio: se dimostrerà di stare bene, visto che ha tanta voglia di dimostrare le sue qualità, valuteremo come si svilupperanno le cose”.
Le tante voci sulla cessione vi hanno disturbati?
“Il nostro amministrato Fienga, che è sempre stato un punto di riferimento, non mi ha fatto accusare questo tipo di problematiche, così come alla squadra. Non ci è mai mancato nulla. Anzi, ho chiesto che fossero rifatti i campi: ne abbiamo tre rifatti e il quarto in rifacimento. Bisognerà vedere quali saranno le situazioni, questa vicenda ha rallentato un po’ tutto. Oggi è inutile pensare di avere a disposizione X o Y se non sai quando i giocatori potranno partire, cosa avrai a disposizione”.
Quindi non sta valutando operazioni in entrata, per esempio Pedro?
“È naturale che il mio lavoro mi porta a valutare, soprattutto i parametri zero, anche di grande spessore. Però bisogna stare molto attenti: parliamo di un campionato monco, senza risposte definitive. Faccio un esempio: a gennaio dicevo che Kalinic stava entrando in forma e infatti ha iniziato a fare prestazioni. Oggi è in prestito dall’Atletico Madrid: se dovesse fare altri 7-8 gol, le valutazioni cambierebbero. E a quel punto cosa faccio, mi vado a prendere un altro attaccante? Poi, se arrivasse un’opportunità per un colpo da cogliere a prescindere, non ci faremo trovare impreparati”.
Quando è arrivato a Roma ha detto che doveva essere un punto di approdo, non di passaggio.
“Sono arrivati giocatori giovani, ho cercato di svecchiare e di dare una dimensione di squadra di prospettiva. Mi piacerebbe costruire una Roma ancora più solida, più forte. Credo ci sia un telaio giusto. Penso a Dzeko, che è il nostro punto di riferimento: è uno di quelli che, se ci parli, capisci quanto è stato fatto e quanto sia contento della scelta fatta quest’estate. Tutto quello che gli è stato promesso, anche a livello tecnico, lo abbiamo fatto. Mi piacerebbe continuare il lavoro fatto in questa estate, penso che sia stata fatta una grande semina. Poi, in una semina, non tutto fiorisce”.
Si parla tanto di un suo addio. Queste voci sono vere o meno?
“Dispiace sempre quando, strumentalmente, escono fuori notizie. Io sono una persona scomoda nel calcio, non regalo niente a nessuno a livello mediatico. Sono riservato e cerco di fare il mio lavoro con onestà e trasparenza. Roma non è un ambiente semplice: ci sono tante insidie. Se non prendi un caffè con un giornalista o non rispondi al telefono, vieni attaccato perché qualcuno è stato trattato male. Il fatto che mi abbiano attaccato dopo una mia conferenza stampa mi ha permesso di essere ancora più intransigente con me stesso. Vado avanti per la mia strada. Se Pallotta o Fienga mi diranno che ho fatto il mio tempo, vedremo. Ma per ora sento la fiducia della società. A Roma sapete che hanno spappolato tante persone: se per anni non ha vinto tanto, lo si deve anche a questi problemi. E non parlo di tifoseria, che per me è un valore aggiunto. Le sfide mi piacciono: a Torino, ogni anno si diceva che l’anno dopo sarebbe arrivato questo o quello e poi rimanevo io. Alla fine sono rimasto nove anni e ho scelto io di andare via. I compromessi non mi sono mai piaciuti, vedremo: io sono pronto alla sfida”.
Il rapporto con la squadra e con Fonseca com’è? Sono circolate tante voci su frizioni.
“Anche lì, è tutto un sistema strumentale. Mi spiace, ma è la realtà. Penso a chi, ribadisco strumentalmente, dice che Petrachi ha un cattivo rapporto con Fonseca perché in Sassuolo-Roma, quando dopo venti minuti perdevamo 3-0, mi sono sentito nella condizione di dire qualcosa alla squadra. Mi sono comportato come ho sempre fatto e farò sempre, visto che ho fatto il calciatore. Dovevano tirare fuori gli attributi e salvare la faccia. Poi è normale che sia uno spazio dell’allenatore, ma io non ho parlato di tecnica. Lui poi ha preso la parola e ha detto quello che doveva dire. Io penso che Fonseca sia preparato e capace, sia una persona di spessore e di rara intelligenza. Però è arrivato in Italia e io devo aiutarlo a capire determinate dinamiche. Se la crescita arriva grazie a confronti forti, io devo dire quello che penso”.
Come ha rivisto i suoi calciatori?
“Io, soprattutto nei primi giorni, ho visto voglia, cattiveria, concentrazione. In quest’ultima settimana li ho visti un pochino così: devo fargli capire che ci stiamo avvicinando al campionato. All’inizio è stato molto bello rivedersi: siamo una famiglia, è normale”.
Dovrà strigliare qualcuno?
“Mio padre diceva sempre: ama chi ti fa piangere, non chi ti fa ridere. E questo motto me lo porto dietro. Se do un consiglio, lo faccio anche in virtù degli errori che ho fatto io da calciatore. Cerco di rispettare il mio ruolo di direttore sportivo attento. Se c’è qualcosa da rimproverare a un calciatore, sugli atteggiamenti, sono il primo che interviene. Questo è il mio modo di essere”.
A gennaio avete avuto tante richieste per Under.
“Rappresenta un talento di quelli di cui parlavo prima. Molto forte, per quanto mi riguarda. Vedremo: certamente rompe gli equilibri, fa la differenza. A me piace: lo volevo al Torino prima che lo prendesse la Roma. Ci sono delle squadre molto interessate, perché è appetitoso. Ma è prematuro parlarne oggi: dobbiamo vedere come si sviluppa tutta la situazione”.
Dalla Premier si parla tanto di Kean.
“Non è un giocatore che abbiamo mai puntato, come si dice in gergo. Reputo sia un ottimo giocatore, però non è mai entrato nelle idee della Roma”.
Pensate a una seconda squadra?
“Non è che non sono d’accordo, perché poi qualsiasi formula può essere importante. Però penso che serva relativamente. Noi siamo cresciuti facendoci le ossa in B e C. Erano campionati competitivi, che ti formavano. Un calciatore deve prendere qualche schiaffo, penso a tanti che sono usciti dalla Roma”.
Parliamo del mercato che sarà: ci saranno formule particolari o meno operazioni?
“Penso che ci saranno tanti affari, ma tanti scambi. Come un cambio di figurine. Mi viene da ridere perché se ne parla a volte: io credo che l’abilità sia quella di individuare gli scambi intelligenti. Magari anche aspettando e cercando di capire cosa accadrà. Io penso che chi sbaglierà meno potrà fare ottime cose”.
A proposito di scambi: state parlando con la Juventus?
“Fabio (Paratici, ndr) non lo sento dal mercato di gennaio. Non ho mai parlato né di Mandragora né di Rugani: anzi, posso dire che non entreranno nel progetto tecnico della Roma. Sono voci infondate”.
Segui 90min su Facebook, Instagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo della Roma e della Serie A!