Roma, l'era Pallotta si chiude in chiaroscuro tra (tanti) errori evitabili e (alcune) intuizioni

AS Roma v Juventus FC - Serie A
AS Roma v Juventus FC - Serie A / Giuseppe Bellini/Getty Images
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Il 6 agosto resterà una data indimenticabile per i tifosi della Roma che hanno visto arrivare l'ufficialità della cessione del club giallorosso da James Pallotta a Dan Friedkin. Si chiude così l'avventura, durata 8 anni, del tycoon di Boston arrivato da socio con Di Benedetto, D'Amore e Ruane fino a lasciare da presidente.

Gli errori di Pallotta

Everton v Tottenham Hotspur - Premier League
Everton v Tottenham Hotspur - Premier League / Chris Brunskill/Getty Images

La gestione di James Pallotta, cominciata con un cambio del logo che i tifosi giallorossi ancora maledicono, stata molto controversa, soprattutto nelle ultime 3 stagioni. Dal suo arrivo nella Capitale la Roma non ha quasi mai potuto beneficiare di un progetto stabile. O meglio, i progetti tecnici, così come gli uomini che ne facevano parte dentro e fuori dal campo, cambiavano un po' come la biancheria intima: spesso. L'errore principale di Pallotta non è stato di tipo economico, visto che i soldi immessi nel club sono stati tanti: ma il modo in cui sono stati spesi, quello sì, è stato troppe volte discutibile.

Maurizio Lagana/Getty Images

Una squadra smantellata una volta ogni due anni (particolarmente sanguinosa la campagna acquisti, o meglio cessioni, portata avanti - o indietro - da Monchi). Con il sevillista, all'epoca miglior ds del mondo, la Roma ha dovuto salutare Alisson, Rudiger, Salah e Strootman, tra gli altri. Ci sono poi gli uomini a cui si è affidato per la gestione del club. Un consulente esterno che era in pratica un presidente in esilio a Londra (Franco Baldini) che ha alimentato le faide e le lotte intestine in quel di Trigoria muovendo tutto con fili invisibili quasi fosse un burattinaio. La poca chiarezza con bandiere come Francesco Totti e Daniele De Rossi hanno reso Pallotta più che inviso alla piazza, azzerando la credibilità che il bostoniano si era potuto guadagnare nei primi anni. Ultimo, ma non meno importante, i trofei: zero quelli vinti in questi 8 anni. A questo si aggiunge la sua assenza costante da Roma, dove l'abbiamo visto per l'ultima volta più di due anni fa.

"Ha fatto anche cose buone"

Ma alla gestione James Pallotta va dato atto di aver fatto alcune cose apprezzabili. L'istituzione della Hall of Fame del club, l'intitolazione di uno dei campi di Trigoria all'indimenticabile Agostino Di Bartolomei, così come la crescita esponenziale del brand in Italia e all'estero. C'è anche la questione della costruzione del nuovo stadio di proprietà che può regalare alla Roma un futuro all'altezza delle big europee: e questo, se andrà in porto, sarà merito di Pallotta. Grazie a lui è anche aumentato di molto il fatturato (e con esso il debito che verrà ripianato da Dan Friedkin) e l'attenzione all'estero per la squadra giallorossa. Quando si acquista una società di calcio a 75 milioni di euro e poi si rivende a poco più di 500, vuol dire che si è fatto un buon lavoro. Ma solo per lui, perchè il fine ultimo di una squadra è quello di vincere: e questo, a Pallotta, non è mai riuscito. E si spera che a Friedkin vada nettamente meglio.

Telluride Film Festival 2019
Telluride Film Festival 2019 / Vivien Killilea/Getty Images

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