Roma, Fonseca traballa? 8 allenatori dal 2011 al 2020: Rudi Garcia il più "longevo", rimpianto Spalletti

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Anno del Signore 2011, quello dell'avvento della proprietà americana. Nessuno, credo, avrebbe pensato che anni dopo i tifosi avrebbero desiderato ardentemente, più che ai tempi con Rosella Sensi, un cambio al timone della Roma. In questi nove anni senza trofei, sono stati ben 8 gli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina giallorossa: proprio il modo "migliore" per portare avanti il famigerato progetto.

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Luis Enrique

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Il capostipite degli allenatori della proprietà USA è Luis Enrique. Prima esperienza su una panchina "vera" per lo spagnolo scelto da Franco Baldini e Walter Sabatini, che fino all'avvento in giallorosso aveva guidato solo il Barcellona B. Controverso il suo tempo nella Capitale, di lui si ricordano gli esperimenti, come il 2-3-5 con Cassetti e De Rossi difensori centrali, oltre a Perrotta terzino. Avventura iniziata male in un torrido 26 agosto 2011 con la clamorosa eliminazione dall'Europa League per mano dello Slovan Bratislava, con i famigerati cambi Totti-Okaka e Caprari-Verre. Ero all'Olimpico assieme ad altri 50mila tifosi e ricordo ancora la il caldo maledetto e l'incredulità (insieme all'eliminazione). In una Roma che chiuderà con un deludente 7° posto, resterà il ricordo di quella meravigliosa abitudine prepartita, con i giocatori in cerchio e il capitano al centro a caricare la squadra. Luis Enrique, sfiancato dalla pressione della piazza, si dimetterà per andare a vincere tutto il possibile sulla panchina del "suo" Barcellona.


Zdenek Zeman

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Il ritorno del boemo a Roma fu salutato dalla tifoseria come la chiusura di un cerchio e la prima vera occasione per Zdenek Zeman di poter battere lo strapotere del Nord e vincere finalmente qualcosa. Non andrà così, perchè tra "4-3-3 sbrocco pe te", De Rossi in panchina e Tachtsidis titolare, Goicoechea in porta - arrivato insieme al greco su espressa richiesta del tecnico - che firmerà la sua condanna grazie alle innumerevoli papere (leggendaria quella nel ko casalingo 4-2 subito dal Cagliari) ne causerà l'esonero dopo 23 giornate.


Aurelio Andreazzoli

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Collaboratore di Luciano Spalletti, è poi rimasto a Roma nei vari staff tecnici. Con l'esonero di Zeman gli venne affidata la panchina della prima squadra. Sotto la sua gestione la Roma tornerà a battere la Juve (grazie al missile terra-aria di Totti), e porterà i giallorossi a chiudere al sesto posto. Verrà, ricordato, purtroppo, per la sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio e le assurde panchine di Osvaldo e Pjanic, beccandosi gli insulti pubblici dall'attaccante argentino.


Rudi Garcia

Giuseppe Bellini/Getty Images

Dopo lo choc per la finale persa, a Trigoria c'è aria di rivoluzione. Sabatini vuole rompere gli schemi e chiama lo "sconosciuto" Rudi Garcia, che aveva vinto lo scudetto in Francia con il Lille. Per il francese l'avvio della stagione 2013-14 è assolutamente straordinario. 10 vittorie consecutive lanciano la Roma in testa alla classifica, poi 4 pareggi consecutivi permettono alla Juve di rimontare e prendere il largo nello scontro diretto, per andare a vincere poi lo scudetto con i giallorossi secondi. Garcia riporterà la Roma in Champions League e nella stagione successiva l'obiettivo dichiarato sarà quello di lottare per il titolo. Ci riuscirà in parte, arrivando ancora dietro ai bianconeri. Nella stagione 2015-16 la campagna acquisti è faraonica e sembra davvero l'anno giusto per poter vincere qualcosa: con Dzeko, Salah, Sczczesny ma soprattutto Iturbe, scippato alla Juventus. Le cose non andranno così, perchè la Roma verrà clamorosamente eliminata ai rigori in Coppa Italia dallo Spezia e Garcia verrà esonerato alla 23ª giornata. Di lui resta il bellissimo rapporto con i tifosi e la piazza, il fatto di aver "rimesso la chiesa al centro del villaggio" e soprattutto la sua capacità di essere uno psicologo per i calciatori. Tatticamente, però, lo schema "palla a Gervinho e vediamo che succede" regge poco, fin quando gli avversari non lo neutralizzano.


Luciano Spalletti

Valerio Pennicino/Getty Images

Al posto del francese arriva Luciano Spalletti, per il suo secondo capitolo in giallorosso (dopo il primo che finì nel 2009 con le sue dimissioni). La proprietà americana si affida all'ultimo allenatore capace di vincere un trofeo, e la scelta si rivela azzeccata: nell'ultima parte di stagione riuscirà a portare la Roma al terzo posto e centrare il record di punti societario. L'annata successiva, 2016-17, supererà ancora il record toccando quota 87, arrivando a 4 punti dalla Juventus, per l'ennesima volta campione d'Italia. Sarà la stagione della frattura con i tifosi giallorossi, che gli imputeranno la gestione e la scelta di far smettere con il calcio Francesco Totti. Nel giorno dell'addio del capitano giallorosso, il 28 maggio 2017, l'Olimpico gli "tributerà" una quantità infinita di fischi. Lascerà la Roma rifiutando il rinnovo e accordandosi con l'Inter già a febbraio. Oltre alla querelle Totti, del secondo ("tragico") Luciano Spalletti in giallorosso, restano due frasi: "Uomini forti-destini forti, uomini deboli-destini deboli. Non c'è altra strada" e il famoso "non escludo il ritorno, mi garba questa cosa qui" nella sua ultima conferenza stampa. E pensare che ora sempre più tifosi lo rivorrebbero indietro...


Eusebio Di Francesco

Gabriele Maltinti/Getty Images

Per l'ennesima rivoluzione, stagione 2017-18, viene scelto come ds Ramon Verdejo, detto Monchi. Direttore sportivo arrivato dal Siviglia e letteralmente scippato alle big d'Europa. Lo spagnolo, a sua volta, sceglierà il tecnico del Sassuolo Eusebio Di Francesco, campione d'Italia 2001 con la Roma da calciatore e ora titolare della panchina giallorossa. Il tecnico di Sambuceto centrerà il terzo posto, ma soprattutto sfiorerà la finale di Champions League (furto senza passamontagna quello del Liverpool) dopo la rimonta ai quarti di finale contro il Barcellona. L'anno successivo Monchi gli smantella la squadra e sbaglia totalmente la campagna acquisti. Di Francesco verrà esonerato a marzo dopo l'eliminazione in Champions ad opera del Porto. Di lui resterà la frase "il mio calcio" ripetuta fino allo sfinimento pure senza aver mai visto, appunto, il "suo calcio". Ma anche il merito di averci regalato l'esordio di Nicolò Zaniolo.


Claudio Ranieri

Paolo Bruno/Getty Images

Al capezzale della Roma torna (dopo aver sfiorato lo scudetto nel 2010) il tecnico, ma soprattutto tifoso, Claudio Ranieri. "The Normal One" che diventò special dopo la clamorosa Premier vinta con il neo promosso Leicester. Non riuscirà nell'impresa di riportare i giallorossi in Champions League e sarà suo malgrado testimone dell'addio alla Roma di Daniele De Rossi. Resterà il suo addio turbolento, ma anche il grande amore (ampiamente ricambiato dai tifosi) per i colori giallorossi.


Paulo Fonseca

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Per ricostruire ancora dalle macerie lasciate da Monchi arriva come ds Gianluca Petrachi, dopo un lungo contenzioso con il Torino. Viene scelto per la panchina Paulo Fonseca, tecnico portoghese che con lo Shakhtar, in Ucraina, ha vinto quasi tutto quello che poteva. Siamo ai giorni nostri, la stagione della Roma sta andando ancora peggio di quella scorsa (e non è ancora finita, ahinoi) e Petrachi è stato defenestrato da Pallotta, che vuole vendere il club (e con lui lo vogliono tutti, dai "suoi" azionisti ai tifosi). Fonseca è momentaneamente al quinto posto, ma rischia di veder scivolare via anche la qualificazione in Europa League, dopo l'obiettivo Champions fallito miseramente. (Amaramente) To be continued...


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