Roma, è una crisi nera: quali appigli per salvare la stagione?
La sconfitta di ieri sera con l'Udinese, contro una squadra che lotta per salvarsi e non vinceva da gennaio, può risultare inaspettata solo per chi non ha capito lo stato in cui versa la Roma dalla scorsa stagione. Una specie di coma indotto, da cui ci risveglia "così, de botto, senza senso" (citiamo Boris per regalare una piccola risata) per vincere qualche gara e tornare a stendersi sul lettino.
L'ultima gara del 2019 aveva visto la più bella Roma della stagione, per gioco e risultato, con il poker rifilato alla Fiorentina in trasferta. Il 2020, virus a parte, sembrava poter essere l'anno del rilancio giallorosso, ma si è rivelato un vero e proprio incubo.
Una media da retrocessione quella della squadra allenata da Paulo Fonseca, che con le scellerate scelte di formazioni di ieri ha iniziato a perdere quel credito che si era guadagnato durante il periodo in cui la squadra è stata falcidiata dagli infortuni, ancor prima dal crac Zaniolo,presso la tifoseria. Sette le sconfitte in campionato: peggio hanno fatto solo le ultime della classifica Brescia, Spal e Lecce. L'obiettivo era il quarto posto Champions, fallito miseramente: l'Atalanta, ora, viaggia a +12 sui giallorossi quinti (+13 considerando gli scontri "diretti" vinti entrambi dai nerazzurri). Grazie al "ruolino di marcia" della squadra di Fonseca, però, ora si rischia di perdere anche l'Europa League, che da obiettivo minimo diventa l'unico stagionale, con il Napoli a -3 (e la gara del San Paolo domenica...) e il Milan a -5 che ormai si avvicinano sempre di più. Esistono appigli per salvare una stagione che, a conti fatti, sta andando peggio della scorsa? Sì, ma possono essere due.
Il primo, forse il più importante: la cessione del club. James Pallotta ha speso soldi, malissimo, non portando un solo straccio di trofeo. Trigoria sembra un parco giochi, ognuno fa il comodo suo e i giocatori sguazzano come bimbi in un negozio di caramelle. Serve una nuova società, con ruoli ben definiti e senza faide interne (vedi il caso Petrachi, a questo punto sfiduciato dai giocatori non più abituati ad avere qualcuno che si fa sentire quando le cose non vanno). Il secondo, una vera e propria utopia: vincere l'Europa League non solo per portare un trofeo (pesante) in bacheca, ma anche per centrare la qualificazione Champions e gli introiti tv-Uefa, ormai l'unico chiodo fisso di questa dirigenza a scapito dei risultati sportivi. Perchè, è brutto dirlo, ma tristemente vero. Il pezze puzza sempre dalla testa.
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