Roma, davvero l'ambiente e i media incidono (tanto) sui risultati sportivi?
Le parole rilasciate ieri da Fabio Capello hanno riacceso nuovamente un dibattito che non ha ancora trovato una soluzione condivisa. Da più parti si è sempre parlato delle grandi difficoltà di vincere a Roma, un ambiente difficile e spesso indirizzato - in un verso o nell'altro - dai media capitolini (radio e tv), e in effetti il palmares giallorosso potrebbe suggerire la veridicità di questo assunto.
"Ho dovuto fare una rivoluzione, tutto quello che era consuetudine l’ho cancellato. Ho dovuto fare tutto completamente nuovo. Erano abituati a lavorare in una certa maniera, c’era pigrizia nello spogliatoio. Tanto per raccontare un fatto [...] c’era la pigrizia di fare 50 metri per andare negli spogliatoi, tanto per capire com’era la mentalità della squadra. Ho dovuto lavorare con questo e su quello che era stata la forza e il problema di Roma: le radio. Nella prima conferenza stampa dissi che avrei parlato solo con le radio nazionali, non quelle dentro al raccordo".
Fabio Capello ha definito le radio romane forza e problema. In effetti nessuna città ha un etere calcistico affollato come quello di Roma: ma per quanto possano far piacere o dar fastidio queste o quelle dichiarazioni di una radio, se le prestazioni in campo fossero davvero condizionate dalle parole di un conduttore/radioascoltatore, allora saremmo davanti ad un problema grave che non prevederebbe l'appellativo di atleta professionista.
Anche perchè, e Capello lo saprà bene visto che è stato l'ultimo tecnico a vincere uno scudetto con la Roma (nel 2001), tra Batistuta e Totti, Samuel ed Emerson, se non hai i campioni le vittorie non arrivano... anche a radio spente.
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