Rivoluzione Roma, tutti contro tutti: cambiare è un rischio o una necessità?
Una settimana incredibile quella vissuta dalla Roma, catapultata da una situazione in cui era in corsa su tre fronti ad una stagione praticamente già buttata via a gennaio. L'eliminazione dalla Coppa Italia ha sancito anche la rottura totale, e insanabile, tra Paulo Fonseca e Edin Dzeko, che non è stato convocato per la gara di oggi con lo Spezia ufficialmente per una contusione. Infortunio di facciata, perchè lo sanno anche i sassi che il rapporto tra portoghese e bosniaco, incrinato già dopo il ko col Siviglia in estate, stava vivendo una tregua tutto sommato sopportabile.
Il pesante litigio tra i due negli spogliatoi ha ormai messo la parola fine al loro rapporto, con Trigoria che è tornata di nuovo una polveriera e la voglia di Dan e Ryan Friedkin di cambiare tutto, delusi dal comportamento di due figure che dovrebbero essere esempio e traino di tutta la squadra. Si va quindi verso un'altra rivoluzione, dove si metterà da parte quanto di buono fatto fino ad una decina di giorni fa, quando la Roma era saldamente terza (e teoricamente lo è ancora, in linea con l'obiettivo del piazzamento Champions). La scelta più ovvia, perchè i tifosi ne hanno giustamente piene le scatole di una rosa piena zeppa di calciatori che si comportano da prime donne, con un lauto ingaggio e zero trofei vinti (e obiettivi raggiunti).
Si parla di Max Allegri per avviare il nuovo ciclo della Roma. Al momento sono solo voci, ma servirebbe assolutamente un allenatore carismatico come lui, prima ancora che calciatori forti. Un po' come accadde con l'arrivo di Fabio Capello. E speriamo che la storia si ripeta.
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