Rinviare l'inizio della Serie A per aspettare i tifosi: boutade o idea sensata?
"Iniziare un nuovo anno con le limitazioni del COVID sarebbe davvero stupido. I politici non capiscono quanto siano stupidi a non considerarlo. Oltre all'apertura ai vaccinati, la seconda possibilità è posticipare l'inizio dei campionati in tutta Europa. Si può iniziare a fine settembre, metà ottobre o novembre, a patto che la vaccinazione sia già fatta per tutti coloro che vogliono andare allo stadio". Così si è espresso Aurelio De Laurentiis, nel corso di un'intervista rilasciata all'agenzia Reuters, in merito all'inizio della prossima Serie A che vedrà la luce il 22 agosto con la prima giornata. La proposta del presidente del Napoli appare ovviamente azzardata a primo impatto, ma nasconde alcuni dettagli che non andrebbero trascurati in periodo di Covid.
Rinviare l'inizio del campionato italiano per aspettare i tifosi significherebbe garantire maggiori introiti da botteghini e sponsor per le venti società, che negli ultimi mesi hanno sofferto la mancanza di ricavi da stadio. Di conseguenza, aumenterebbe anche lo spettacolo durante ciascuna partita. Tuttavia, soltanto con una graduale riapertura degli impianti sportivi si potrà testare l'efficacia del meccanismo: prima il 25% e via via sempre più. Un po' come sta accadendo adesso a Euro 2020.
Altro fattore da non sottovalutare è la condizione fisica dei calciatori, che iniziando la stagione due mesi più tardi avrebbero l'opportunità di smaltire le scorie lasciate dall'annata precedente e - per alcuni - dalla partecipazione a Europei, Copa America e Olimpiadi di Tokyo. Probabilmente le parole di De Laurentiis passeranno inascoltate in quanto poco attuabili, ma occorre riflettere sul futuro del calcio per limitare i danni e assicurare a ogni attore protagonista un determinato equilibrio. Preservando gli incassi, certo, ma anche tutelando lo spettatore.
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