Rinnovo Ibrahimovic: reale utilità o riconoscenza verso un campione senza tempo?

Zlatan Ibrahimovic nella premiazione dell'ultimo Scudetto
Zlatan Ibrahimovic nella premiazione dell'ultimo Scudetto / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Il rinnovo di Zlatan Ibrahimovic ha tenuto banco negli uffici di Casa Milan per molto tempo. Alla fine del campionato lo svedese classe '81 ha deciso di sottoporsi ad un intevento chirurgico al ginocchio, preludio quindi di come la sua volontà di proseguire nella sua carriera da calciatore fosse ancora molto alta. Sarà la paura di smettere e di non provare più quell'"adrenalina" che da 20-25 anni lo accompagna tutti i giorni, o magari perché si sente realmente ancora utile alla causa, fatto sta che il Milan e Zlatan andranno avanti insieme per un altro anno: contratto da base fissa molto bassa (si parla di circa 1 milione) più tanti bonus dal suo effettivo rientro in campo.

Ma sarà davvero utile alla causa oppure quest'ulteriore rinnovo, che lo porterà sui campi da calcio fino a quasi 42 anni oppure è un gesto di riconoscenza per tutto quello che ha dato alla causa soprattutto dalla sua seconda avventura in rossonero, cominciata nel gennaio 2020?


Zlatan Ibrahimovic
Ibrahimovic / Chris Ricco/GettyImages

In tutta la sua carriera Zlatan ha sempre deciso da solo cosa fare del proprio destino, andando anche contro il parere di tutto e tutti se necessario, e anche questa volta non si è smentito. "Se tutti sono importanti nessuno è indispensabile", recita un vecchio detto. Vale per tutti tranne che per lui, che ha sempre aiutato, anzi, inciso e deciso le sorti delle squadre e dei campionati in cui ha giocato.

Se la sua sempre crescente voglia di migliorare gli ha permesso di diventare un giocatore infinito, la sua personalità e il suo ego fuori dal comune lo hanno reso eterno, come le divinità. Ma se le divinità sono formate solo dallo spirito, che le rende appunto eterne, Zlatan ha anche un corpo che lo rende umano e gli ricorda che in questo mondo tutto inizia e tutto finisce. Un corpo con il quale deve fare i conti tutti i giorni e che gli mostra i segni indelebili di un cammino tanto lungo quanto indimenticabile, ma che come tutte le cose umane, e non divine, prima o poi dovrà finire.


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