Ricordi del miglior Eden Hazard

Il dominio al Chelsea di un fenomeno.

Chelsea v Manchester United - The Emirates FA Cup Final
Chelsea v Manchester United - The Emirates FA Cup Final / Matthew Ashton - AMA/GettyImages
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È martedì 10 ottobre 2023 e Eden Hazard si è ufficialmente ritirato. L'ha comunicato lui sui profili social.

"Devi ascoltare te stesso e dire basta quando è il momento giusto. Dopo 16 anni e più di 700 partite ho deciso di porre fine alla mia carriera da calciatore professionista. Ho realizzato il mio sogno, ho giocato e mi sono divertito su campi di tutto il mondo. Nella mia carriera ho incontrato grandi allenatori e compagni di squadra, ringrazio tutti, mi mancherete. Voglio ringraziare anche le società in cui ho giocato, il Lille, il Chelsea e il Real Madrid, oltre alla Nazionale belga e alla Federazione. Ringrazio in modo speciale la mia famiglia e i miei amici, chi mi ha dato consigli e chi mi è stato vicino nei momenti belli e in quelli brutti. Alla fine un ringraziamento per voi, per i miei tifosi, che mi avete seguito in tutti questi anni e che mi avete sostenuto ovunque abbia giocato. Adesso è tempo per godermi le persone che amo e per fare nuove esperienze, ci vediamo fuori dal campo".

Per me, adesso, è invece tempo di ricordare le sue giocate, i dribbling, i filtranti geniali, la sua magia in campo. Ci sono ritiri per cui non si è veramente pronti fino alla comunicazione ufficiale. Che Hazard fosse finito, per dirlo in maniera brutale, era una realtà che anche i più accaniti sostenitori del belga avevano rimandato al futuro, cosparsa di dubbi e ipotesi. Mancare così tanto dai campi da calcio dilania anche chi gioca in maniera amatoriale, figurarsi chi ha bisogno di essere costantemente al top della forma, chi ha bisogno di prestazioni oltre il limite ogni giorno della sua vita.

Eden Hazard
Real Madrid CF v Getafe CF - LaLiga Santander / Florencia Tan Jun/GettyImages

Tuttavia accettare che la sua carriera sia finita così, a 32 anni, con 33 presenze nelle ultime due stagioni per il Real Madrid e poco più di 10 in Nazionale, risulta complicato. Come accettare che il suo ultimo gol sia questo qui, un banale tap-in a porta vuota su assist di Carvajal. Risale a un Celtic-Real Madrid di Champions League, partita che rappresenta anche l'ultima speranza che Eden Hazard potesse imporsi nelle gerarchie di Carlo Ancelotti, significare qualcosa, incidere nel suo anno finale di contratto al Real.

Nel primo tempo della trasferta scozzese, prima giornata di un'avventura terminata in Semifinale, Karim Benzema si fa male, Ancelotti in panchina ha Rodrygo, Asensio e Mariano Diaz, ma sceglie il belga per agire da falso nueve. Sponde, tacchi e libertà. Un assist per Modric e una prestazione positiva che resterà inconsistente se guardata da più lontano. Un piccolo punto nel grande foglio bianco lasciato vuoto al Real Madrid.

La scelta di Eden Hazard, spiegata con la giusta sintesi nel box di instagram riservato alle descrizioni, è molto chiara ed è estremamente condivisibile. Dopo anni professionalmente complicati il campione belga vuole godersi le persone che ama e fare nuove esperienze. Non c'è una data perfetta per salutare, una data limite o giusta per terminare tutte le carriere. Quando ha sentito che è arrivato il momento ha detto basta. Non avere più calcio o più un determinato tipo di calcio nelle proprie vene è forse uno degli aspetti più determinanti; e ricordiamo che per calcio non si intendono soltanto i 90 minuti durante il weekend. È lo stress del fisico a livelli fuori dal normale, lo stress mentale, il controllo delle emozioni, la gogna mediatica e ancora i voli, gli hotel, la privacy e tanti altri aspetti che spesso vengono slegati dal calciatore con la volontà inconscia di spersonalizzazione dei protagonisti.

Chiarito questo, avrei sicuramente goduto nel vedere qualche altra stagione di Eden Hazard in un calcio più atletico, in cui molti calciatori raggiungono a 35 anni la maturità che lui aveva già a 25. Immaginare un trequartista più fermo, capace di conservare la sua genialità e barattare le sue ubriacanti serpentine con giocate diverse. Non sarà così, ma sono i suoi già indelebili ricordi a muovere queste parole.

Meno di 5 anni fa Eden Hazard ha segnato 22 gol e offerto 17 assist ai tifosi del Chelsea, ha vinto l'Europa League con una semplicità disarmante, senza nemmeno dover essere la miglior versione di se stesso.

5 anni fa realizzava questa meraviglia.

La sinuosità dei movimenti e la fluidità della sua potenza. Accelerazioni brucianti e cambi di direzione improvvisi in un uomo di un 1.75m difficile sia da rincorrere che da spostare. Il baricentro basso di chi pianta bene i piedi e quell'esplosività propria dei brevilinei, di coloro che solitamente hanno meno muscoli di Eden Hazard.

Due settimane fa la Premier League ha pubblicato questo video come se avesse già intuito qualcosa (o magari avevano semplicemente nostalgia del talento belga). In 6 minuti potete apprezzare una sintesi abbastanza completa dei suoi dribbling, delle sue giocate irriverenti, degli assist e dei gol nel massimo campionato inglese (anche se la prestazione individuale migliore è forse in questa partita).

C'è il pareggio con un interno a giro di prima intenzione che regala la Premier League al Leicester di Claudio Ranieri e c'è soprattutto questa cosa qui. Di difficile definizione.

La corsa in avanti inizia sul passaggio di David Luiz, il primo tocco Eden Hazard lo esegue prima nella sua metà campo. Sono oltre 50 i metri che lo separano dalla porta avversaria, ma l'Arsenal è messo male e lui decide di sfidare tutti coloro che avrebbero accettato il confronto (in pochi capiscono le sue intenzioni prima che sia troppo tardi). Tocca la palla altre 11 volte e poi Cech in uscita con il classico tiro strozzato che diventa letale. È un gol che non esiste nella mente dei comuni, per il quale servono troppe qualità, un altissimo livello di consapevolezza dei propri mezzi e un po' di follia.

Di reti così, precedute da percorsi simili, anche se più brevi, ne ha segnate diverse. Vi lascio questa contro il West Ham per provare a essere più chiaro.

L'artista del dubbio negli avversari. Al suo prime Eden Hazard è stato tra i migliori dribblatori del pianeta, forse il più completo considerando anche le caratteristiche fisiche, la potenza del suo calcio e dei suoi scatti. Contro gli hammers sembra superare i suoi marcatori più per demeriti degli stessi che per meriti propri. Meriti che invece, se contestualizzati, emergono in maniera forte. La capacità di spostare la palla a quella velocità senza perdere equilibrio era cosa ben nota agli avversari di Eden Hazard, costretti spesso a una scelta che li avrebbe tagliati fuori. È per questo che attendono un segnale, un micromovimento del belga il quale, occhio sulla palla e coda su tutto il resto, disegna il percorso più breve per arrivare in buca.

Nel calcio contemporaneo non manca né talento né giocatori artisti del dribbling. Eden Hazard, con il ritiro, accelera i tempi della fine di un ciclo storico che ha vinto troppo poco, quello della generazione belga, e lascia la certezza che il suo dominio in Premier League è comunque stato qualcosa di storico.