Restare al Milan o crescere altrove: il dubbio che divide Daniel Maldini

La vittoria dello scudetto, il ritorno al successo dopo anni del Milan, è il ritorno al trionfo anche della dinastia Maldini in casa rossonera. Daniel, come prima di lui Paolo e Cesare, ha vissuto in prima linea le emozioni che solo un rapporto di amore così profondo può suscitare. La famiglia Maldini si è rivelata nuovamente simbolo di grandi traguardi per la piazza milanese, che ha dovuto lottare fino all'ultimo secondo prima di far esplodere la grande gioia in tutta Italia - e non solo.
Nonostante le passioni siano enormemente accese, il conto stagionale per Daniel Maldini racconta un'altra storia: il giovane trequartista ha giocato quest'anno solamente 143' complessivi in campionato, suddivisi in 8 presenze di cui solo 2 da titolare. Non manca all'attivo anche una rete pesantissima nel confronto dello scorso 25 settembre in casa dello Spezia, superato 2-1 grazie anche al colpo conclusivo di Brahim Diaz. Meno incoraggianti sono i numeri delle altre competizioni: in Champions, Maldini ha raccolto tre presenze ma solo 20' totali giocati; due i gettoni, invece, in Coppa Italia, dove ha avuto la possibilità di partire dal 1' agli ottavi contro il Genoa.
Il ritorno allo Scudetto non nasconde, quindi, un impiego centellinato di Daniel Maldini. Una sostanziale bocciatura per il figlio d'arte, non in grado di scalzare dalla trequarti un Brahim Diaz lontanamente convincente e terminando al di sotto nelle gerarchie anche di Krunic e Kessie - di quest'ultimo non si mettono in dubbio le caratteristiche, ma si nota come sia stato preferito a Maldini nonostante fosse leggermente fuori ruolo rispetto alle indicazioni principali (per permettere a Tonali e Bennacer di giocare assieme) e oramai un separato in caso. Ma quale sarà il futuro di Daniel nel prossimo futuro?
L'arrivo della sessione estiva di calciomercato e l'inizio anticipato - quantomeno rispetto alle date tradizionali - della Serie A 22/23 giocheranno un ruolo importante nello scacchiere decisionale del trequartista italiano. Maldini dovrà, infatti, valutare attentamente la sua prossima destinazione, soprattutto se nella sua testa c'è l'idea di diventare un nuovo simbolo della famiglia Milan.
Le insidie non mancheranno sia in caso di permanenza che di addio. Restare in rossonero potrebbe regalare a Maldini una buona chance per apprendere nuovi aspetti caratteriali e sportivi da giocatori di grandi qualità ed esperienza come Giroud, Ibrahimovic e Leao, soprattutto ora che potranno vivere un'annata da difensori del titolo - che porta con sé una pressione maggiore rispetto a chi lo Scudetto lo deve strappare agli avversari. Per ogni lato positivo c'è sempre, però, almeno una controparte negativa. La permanenza al Milan non garantirebbe, infatti, al giovane trequartista classe 2001 la possibilità di avere maggiore minutaggio in campo, soprattutto se a centrocampo dovesse effettivamente concretizzarsi la pista che porta a Charles De Ketelaere. Il trequartista belga classe 2001 arriverebbe a Milano per contendersi dall'inizio una maglia da titolare con Brahim Diaz (ancora in prestito dal Real) e ciò spingerebbe Maldini a ricoprire il ruolo di terzo trequartista. Le diverse competizioni a cui i Diavoli prenderanno parte obbligheranno Pioli a fare delle rotazioni ovviamente, ma il rischio per Maldini è quello di vivere un'altra stagione come quella appena conclusa.
Dinanzi a questa circostanza sembrerebbe più ragionevole e valida, per il futuro del centrocampista, l'idea di lasciare il Milan in prestito. Maldini ha bisogno di confrontarsi con avversari sempre diversi per completare il suo percorso di crescita, che a a 21 anni da compiere lo vede attualmente ad un trequartista spagnolo classe 1999 e possibilmente ad un trequartista belga più vecchio solo di qualche mese. Vivere un'avventura in Serie B o, perché no, in una neopromossa in Serie A - Monza (per l'attaccamento ai colori di Berlusconi e Galliani) e Cremonese (per il sistema di gioco) potrebbe far al caso suo - permetterebbe al giocatore di affrontare la sua prima vera esperienza in prima linea da protagonista. Anche in questo caso bisogna considerare dei contro all'ipotesi. Floppare nella propria parentesi in prestito potrebbe convincere il Milan a non puntare sin da subito su Daniel Maldini, il quale potrebbe entrare così in un turbinio di prestiti senza uscita. Questo anche in virtù della politica giovanile abbracciata dalla società rossonera, che non avrebbe problemi a trovargli un sostituto nel frattempo.
Prendere una scelta, dinanzi a questo bivio, sembra nascondere un alto tasso di difficoltà. L'ipotesi più corretta potrebbe essere quella di giocarsi le proprie chance nel corso della prossima preparazione estiva al Milan e decidere di lasciare anche in base alle sensazioni emerse nel dialogo con mister Pioli - ciò non risolverebbe il problema della destinazione, ma quantomeno permetterebbe al giocatore di avere una visione più completa prima di prendere una decisione. L'unica certezza è che il discorso non dovrà essere influenzato dal fattore "dinastia". Un possibile trasferimento in prestito non porrebbe difatti fine al percorso della famiglia Maldini al Milan, ma rappresenterebbe un momento di pausa necessario. Già in passato è avvenuta una "separazione del genere", quando Cesare Maldini chiuse la sua carriera al Torino e non in rossonero - dove poi crebbe Paolo. Quell'anno in granata non ha impedito la nascita della celebre dinastia ed un anno in prestito di Daniel non vi porrebbe fine. Bisognerà, dunque, pensare solo al bene dell'atleta e della sua carriera, allontanando eccessive pressioni determinate dallo storico cognome.
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