Quella volta che il Milan si innamorò di Andriy Shevchenko

Andrei Shevchenko
Andrei Shevchenko / Ben Radford/Getty Images
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"Giocatore fortissimo fisicamente, veloce, rapido nel dribbling. È in possesso di fantasia, calcia bene con entrambi i piedi, fa gol, forte nel gioco di testa. Gioca su tutto il fronte d'attacco, sa chiamare la profondità come pochi giocatori. Considerando la sua giovane età sono rimasto impressionato per la sua facilità di gioco. È un giocatore emergente. Superfluo aggiungere altro: È DA MILAN."

Italo Galbiati, 5 novembre 1997
Rapporto Italo Galbiati su Shevchenko
Rapporto Italo Galbiati su Shevchenko /

Questo il rapporto girato al Milan da Italo Galbiati presente al Camp Nou il 5 novembre 1997 in occasione del match di Champions League tra il Barcellona e la Dinamo Kiev. Il protagonista del rapporto un certo Andriy Shevchenko, numero 10 degli ospiti e stella nascente del calcio ucraino, protagonista del sonoro 4-0 rifilato ai blaugrana. Ah, dimenticavo: chiuse l'incontro con una tripletta. Dettagli.

E proprio da quel 5 novembre 1997 il Milan si innamorò follemente di Andriy Shevchenko. Quasi due anni più tardi Berlusconi diede il via libera a Galliani per strappare l'ucraino alla Dinamo Kiev investendo circa 25 milioni di dollari.

La nascita della stella

Una tripletta in appena un tempo, due di testa e uno su calcio di rigore, per consacrarsi nel calcio europeo. Shevchenko ha scelto uno stadio iconico e un avversario di altissimo livello per mettersi definitivamente in mostra. E lo ha fatto nella più importante competizione europea per club, la Champions League. Il Barcellona, al Camp Nou, si è dovuto arrendere davanti alla giornata di grazia dell'ucraino.

Sheva prima ha beffato l'intera difesa blaugrana sugli sviluppi di un calcio di punizione, anticipando Fernando Couto e Victor Baia con un grandissimo stacco di testa, poco dopo si è ripetuto beffando - sempre di testa e in anticipo - il portiere del Barça su un cross arrivato dalla corsia destra. La ciliegina sulla torta a pochi minuti dal termine del primo tempo su calcio di rigore, che si è conquistato lo stesso numero 10 della Dinamo Kiev.

A tratti imprendibile. E il rapporto di Italo Galbiati testimonia la prestazione di altissimo livello, consigliando caldamente l'acquisto al Milan. Dopo quella prestazione maiuscola al Camp Nou, l'attaccante ucraino ha difeso i colori della Dinamo Kiev per altri 18 mesi. Ma quel 5 novembre ha cambiato il futuro del giocatore, il destino di Shevchenko era ormai segnato: presto o tardi avrebbe vestito la maglia rossonera.

Dopo cinque stagioni alla Dinamo Kiev, un titolo da capocannoniere di Champions League (1998-99) e 106 reti realizzate in tutte le competizioni (con due anni da oltre 30 gol stagionali), Andriy Shevchenko saluta il club ucraino, il tecnico/sergente Lobanovski e il suo amico e partner d'attacco Rebrov per cercare fortuna nell'Europa occidentale. Il Milan lo accoglie nell'estate 1999.

La consacrazione definitiva a Milano

Dal numero 10 alla Dinamo Kiev al numero 7 al Milan. Cambia il numero ma non la sostanza. Anzi, a Milano il bomber ucraino si adatta subito al calcio italiano e diventa in breve tempo una delle colonne della formazione rossonera.

Dopo gli otto titoli a livello nazionale conquistati con la maglia della Dinamo Kiev (tra campionati, coppe e supercoppe nazionali), in rossonero Andriy Shevchenko corona il sogno di vincere la Champions League, trofeo che si aggiunge ai trofei nazionali vinti con il Milan e al Pallone d'Oro sollevato nel 2004. Sette anni dopo quella notte indimenticabile del Camp Nou.


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