Quanto vale il calcio in Italia?
Di Milo Zatti
Come sappiamo tutti bene, al giorno d'oggi, il calcio è diventato più che mai un business. Questo si può riscontrare, per esempio, nei prezzi sempre più alti pagati per acquistare i calciatori, nei loro mirabolanti stipendi o nei giganteschi contratti di sponsorizzazione tra i grandi club europei ed i brand più famosi. Insomma, il mondo del calcio è un business in continua crescita che non sembra volersi fermare. In questo, la Serie A è un esempio lampante di come il calcio sia cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni con una squadra come la Juventus che è stata in grado di acquistare un campione del calibro di Cristiano Ronaldo per la somma di 100 milioni di euro e che ad oggi gli paga uno stipendio di circa 31 milioni di euro all'anno. Questa crescita non è stata però solamente sperimentata dalla Juve, ma da molti altri club ed anche dal Sistema Calcio in senso generale. In termini concreti però, quanto vale il calcio in Italia? Il portale Calcio&Finanza ha analizzato la situazione.
Partiamo dai numeri, secondo il Report Calcio della Figc sarebbero i seguenti: Ventotto milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, quasi 1,4 milioni di tesserati e circa 568.000 partite ufficiali disputate ogni anno (di cui il 64% di livello giovanile).
Il Sistema Calcio (calcio professionistico+Figc+Leghe+campionati dilsttantistici e giovanili) continua ad accrescere il suo peso economico a livello professionistico: nella stagione 2017-2018 per la prima volta la produzione dei primi tre campionati professionistici ha superato i 3,5 miliardi di euro con una crescita del 6% rispetto all'anno precedente. In aumento anche l’incidenza del valore della produzione sul PIL nazionale, che passa dallo 0,17% del 2013 allo 0,19% del 2017. Questa crescita è stata sostenuta specialmente da un incremento delle componenti dei ricavi da stadio (+22,4%) e dei ricavi da sponsor e attività commerciali (+9,5%). Il fatturato complessivo del Sistema Calcio è di 4,7 miliardi di euro, cosa che lo rende, secondo il Report Calcio, una delle prime 10 industrie italiane. A livello globale, ha un impatto pari al 12% relativamente al PIL del calcio mondiale. Il calcio la fa poi da padrone per quanto riguarda il settore dello spettacolo: il volume generato è pari al 35% rispetto al totale generato dallo spettacolo, contro il 10% del cinema e il 7% del teatro, con un impatto pari all’81% considerando solo il mondo dello sport.
Secondo l’algoritmo Social Return On Investment Model, l’impatto socio-economico del calcio italiano risulta pari a 3,01 miliardi di euro nella stagione 2017-2018. I settori coinvolti sono quello economico (742,1 milioni di contributo diretto all’economia nazionale), sociale (1.051,4 milioni di risparmio economico generato dai benefici prodotti dall’attività calcistica) e sanitario (1.215,5 milioni in termini di risparmio della spesa sanitaria), insieme a quello delle performance sportive.
Per quanto riguarda il livello fiscale, nel 2016 la contribuzione fiscale e previdenziale aggregata del calcio professionistico ha sfiorato gli 1,2 miliardi di euro, confermando l’importante trend di crescita registrato negli ultimi anni; solo tra il 2006 e il 2016 il dato risulta in aumento del 37% in termini assoluti e del 3,2% su base media annua. La voce con la più alta incidenza riguarda le ritenute Irpef (50% del totale), seguite dall’Iva (21%), dalla contribuzione previdenziale Inps (12%), dalle scommesse sul calcio (11%) e dall’Irap (5%), mentre l’incidenza dell’Ires non supera l’1%. L'ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale nel calcio professionistico negli ultimi anni è stata pari a 11,4 miliardi, nello stesso periodo, i contributi erogati dal CONI alla FIGC sono stati pari a 749 milioni: questo significa che per ogni euro “investito” dal governo italiano nel calcio, lo Stato ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 15,2 euro.
La Serie A vale da sola il 72% della contribuzione complessiva, con circa 856,5 milioni di euro (la crescita media annua dal 2006 al 2016 è stata pari al +6,3%). Considerando il solo calcio professionistico, aumenta in termini significativi il reddito da lavoro dipendente del settore rispetto al 2015 (+7,5%, per un totale nel 2016 pari a 1.452,7 milioni di euro) e torna a crescere il numero di contribuenti (dai 9.371 del 2015 ai 9.899 del 2016). Raggiunge le 993 unità il numero di lavoratori dipendenti con redditi superiori a 200.000 euro, dato record tra quelli registrati negli ultimi 11 anni, mentre a livello di volontari si parla, ad oggi, di 235mila volontari con oltre 40mila risorse distribuite.
Il calcio professionistico continua a rappresentare il contribuente numero uno dell'intero sistema sportivo nazionale con un incidenza intorno al 70% rispetto al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano e del 36% nell’ambito del macro settore economico relativo alle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento (il secondo settore, relativo a lotterie, scommesse e case da gioco non supera il 17,2%). Anche per quanto riguarda il mondo delle scommesse, analizzando in maniera approfondita il contributo fiscale derivante da esse, si scopre che il calcio, ancora una volta, occupa una posizione di rilievo: solo tra il 2006 e il 2018 la raccolta delle scommesse sul calcio è aumentata di oltre 4 volte, passando da 2,1 a 9,1 miliardi di euro, mentre nel medesimo periodo il relativo gettito erariale è passato da 171,7 a 211,0 milioni di euro (il secondo sport, ovvero il tennis, non supera i 50,6 milioni, mentre il basket si ferma a 18,6).
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