Quanto guadagnano le calciatrici in Serie A e come funziona un contratto nel calcio femminile?
Di Marco Deiana
La strada verso il professionismo sembra lunga e non priva di ostacoli, anche se negli ultimi anni (soprattutto negli ultimi dodici mesi) i passi avanti sono stati alla luce del sole. Il calcio femminile in Italia vive un periodo di crescita esponenziale, grazie anche alla scelta di diverse società professionistiche di investire anche sulle squadre femminili. E se club del calibro di Juventus, Milan e Fiorentina - senza dimenticare l'Inter - partita però con qualche difficoltà in più - decidono di entrare in questo mondo, è facile aspettarsi grossi cambiamenti.
Ad oggi, in Italia, le calciatrici si ritrovano ad avere - ancora - lo status di dilettanti, nonostante si allenino cinque, sei giorni alla settimana e facciano parte a tempo pieno dei rispettivi club (soprattutto in Serie A). D'altronde con l'ingresso delle più importanti società italiane, le atlete abitualmente si allenano tutti i giorni in centri d'allenamento all'avanguardia, esattamente come i colleghi maschili.
Primi passi verso il professionismo
I segnali verso il professionismo del calcio femminile ci sono. Piccoli, ma ci sono. Basti pensare ad un emendamento alla Legge di Bilancio 2018, approvato al Senato, che affida allo Stato gli oneri previdenziali delle atlete professioniste (che in genere ricadono sulle società sportive) per un massimo di ottomila euro all'anno a persona per gli anni 2020, 2021 e 2022.
La FIGC a fine giugno 2020 ha dato l'ok per avviare il riconoscimento del professionismo al calcio femminile, però a partire dal 2022-23, di fatto rinunciando a due anni di aiuti statali però dando il via al percorso definitivo verso il giusto riconoscimento per le calciatrici.
Stipendio massimo nel calcio femminile e tipo di contratto
Dimenticatevi i contratti milionari dei colleghi maschili. Qui si naviga su qualche decina di migliaia di euro all'anno, lordi naturalmente. Infatti i club di calcio femminili possono far firmare contratti di massimo tre anni (fino al 2018 si poteva sottoscrivere solamente contratti annuali) per un rispettivo non superiore ai 30mila euro (30658 euro, per la precisione). Lordi.
A queste cifre, grazie alle Norme Organizzative Interne della FIGC, si possono aggiungere dei bonus. Ma anche in questo caso si parla di cifre irrisorie (per il mondo del calcio, si intende). Le calciatrici possono ricevere al massimo 61,98 euro (sempre lordi) al giorno per un massimo di cinque giorni alla settimana come bonus trasferta (che si intende, per farla breve, come rimborso spese per gli allenamenti). Si aggiungono anche dei premi legati alle partite, per un massimo di 77,47 euro lordi per ogni partita giocata.
Il comma 2 dell’art 94 (del 2018) della Norme Organizzative Interne della FIGC
“Le calciatrici e gli allenatori tesserati per società che disputano i Campionati Nazionali di Serie A e di Serie B della Divisione Calcio Femminile devono tuttavia sottoscrivere, su apposito modulo fornito dalla F.I.G.C., accordi economici, annuali o pluriennali, per un periodo massimo di tre stagioni, che prevedano per le loro prestazioni sportive l’erogazione di una somma lorda non superiore a Euro 30.658,00 per ciascuna annualità, da corrispondersi in rate mensili di uguale importo entro la stagione sportiva di riferimento, nel rispetto della legislazione fiscale vigente. Oltre all’importo annuale lordo di cui sopra, tali accordi possono anche prevedere la corresponsione di somme a titolo di indennità di trasferta, rimborsi spese forfettari, voci premiali e rimborsi spese documentate relative al vitto, all’alloggio, al viaggio e al trasporto, sostenute in occasione di prestazioni effettuate fuori dal territorio comunale, nel rispetto della legislazione fiscale vigente”