Quanto conta la continuità? Addio ribaltoni in panchina, l'effetto di un'estate irripetibile

Paolo Rattini/Getty Images
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Il ruolo dell'allenatore è da sempre legato ai risultati, specialmente in Italia. Non c'è da meravigliarsi, dunque, se l'estate 2020 ha annullato il tradizionale valzer delle panchine e garantito maggiore stabilità ai tecnici, il cui lavoro ha dovuto fronteggiare anche la pericolosità del lockdown per l'emergenza Coronavirus.

Mai come quest'anno ci sono state tante riconferme. Fatta eccezione per le squadre che lottano al vertice della classifica o per un posto in Europa League, a preoccupare sono state le situazioni di alcuni club di media classifica. Su tutti Sassuolo (De Zerbi ha rinnovato il contratto), Fiorentina (Iachini è stato confermato dopo voci di esonero) e Sampdoria (Ranieri è stato convinto dalla società a restare per almeno un altro anno).

DeFodi Images/Getty Images

Ci sono altresì situazioni complicate, come quelle riguardanti Torino e Cagliari, oppure Brescia e Spal. Un poker di società che si stanno guardando intorno per dare nuova linfa ai propri progetti, chi per pochezza nelle prestazioni e chi per fallimenti costati la retrocessione in Serie B.

Oltre alla bravura degli allenatori e alla saggezza dei club, va attribuito un ruolo importante anche alla sospensione forzata del campionato. Come accennato in precedenza, lo slittamento della fine di questa stagione e l'inizio ravvicinato della prossima hanno spinto i vari presidenti a mantenere equilibrio all'interno della squadra, senza dover stravolgere i propri piani e costringere i nuovi tecnici a realizzare la preparazione (da zero) in un solo mese.


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