Quando la luce della Roma si spegne, la riaccende sempre Francesco Totti
È un pomeriggio del 9 settembre 2016. Roma e Sampdoria sono ancora negli spogliatoi. Verso la fine del primo tempo, un nubifragio si è infatti abbattuto sulla Capitale e il campo inagibile impedisce la ripresa della partita. Il prato dell'Olimpico è deserto, perché l'acquazzone è così incessante che rende superfluo ogni tentativo di drenaggio: per ricominciare a giocare bisogna solo aspettare che spiova.
I tifosi sono tutti intenti a ripararsi dall'acqua che scroscia, quando a un certo punto c'è qualcosa che cattura la loro attenzione. Qualcuno si è appena alzato dalla panchina giallorossa e sta iniziando il riscaldamento. Dalle tribune non si capisce subito quale sia il giocatore disposto a sfidare la pioggia, ma il modo in cui tratta il pallone è inequivocabile: è Francesco Totti.
La Roma è infatti in svantaggio per 1-2 e Luciano Spalletti lo ha scelto per provare a ribaltare il risultato nella ripresa. Il tecnico non ha un buon rapporto con lui, però sa che solo Totti può riuscire nell'impresa. Le immagini del capitano giallorosso che, ormai 40enne, corre nella desolazione dell'Olimpico allagato sono il suo ennesimo atto d'amore verso quei colori che difende ormai da 25 anni.
La pioggia cessa, arriva perfino il sole e la partita può ricominciare. Passano 10' e Totti entra in campo. Sa che la Roma ha di nuovo bisogno del suo capitano e ad ogni azione si fa passare palla, lotta e corre come da ragazzino. Non passano nemmeno 5 minuti e inventa un assist no-look di prima per Dzeko; una palla senza senso che il bosniaco non può non depositare in rete: è 2-2.
Il match sembra ormai destinato al pareggio, ma Totti continua a crederci. Al terzo di recupero, l'arbitro assegna un rigore per la squadra di casa e dal dischetto non può che andarci lui. Viviano spiazzato e gol, la Roma vince. Il merito è ancora una volta del suo capitano.
Oggi Francesco Totti compie 45 anni e ci sarebbero una miriade di modi per fargli gli auguri. Potremmo celebrare quel rigore ai Mondiali del 2006 contro l'Australia, elogiare il cucchiaio a van der Sar o ancora gli splendidi gol contro Sampdoria e Inter. Invece vogliamo ricordare l'ultimo periodo della sua immensa carriera, quello che per i giocatori comuni è buio e triste, ma che lui ha reso il suo "Canto del cigno".
Il secondo momento significativo è addirittura più epico del primo. Certo, in quel Roma-Torino del 2016 non c'era la pioggia a rendere tutto più avvincente, ma a quattro giornate dal termine del campionato, la squadra di Spalletti cerca punti importanti per qualificarsi in Champions League. I giallorossi sono sotto di un gol e mancano appena 10 minuti al termine. Il tecnico pensa che il capitano non sia più fondamentale, quindi, pensando che in così poco tempo non avrebbe combinato un granché, avrebbe avvalorato la propria idea. Niente di più sbagliato.
Calcio di punizione dalla destra, Pjanic mette in mezzo e la palla finisce sul piede di Totti che fa gol al primo pallone toccato. La gara torna sulla parità. La Roma non si accontenta, serve la vittoria ma il tempo a disposizione è poco. È l'89' e dopo un cross di Perotti l'arbitro assegna il rigore per un tocco di mano. Il VAR non esiste ancora, quindi la sua decisione è irrevocabile. Dagli 11 metri va proprio il n°10 che tira forte alla destra del portiere. Padelli intuisce ma la conclusione è troppo precisa: è 3-2 per i giallorossi. L'Olimpico è in preda al delirio, gente che urla, canta, si sbraccia, c'è addirittura un ragazzo che viene ripreso mentre piange. Totti ha fatto il suo ennesimo miracolo.
Il terzo e ultimo episodio che vogliamo ricordare risale al 28 maggio 2017. Sì, quello dell'addio di Totti alla Roma. In quell'occasione, Totti non ha né segnato né fornito assist, ma ha comunque rubato la scena a una squadra intera capace di centrare la Champions League all'ultimo respiro.
Chissà cosa avrà pensato alla vigilia della sua ultima partita in giallorosso. Chissà cosa si prova a dire addio a quella che è stata la tua casa per più di 20 anni, a salutare la gente per la quale sei stato importante quanto il Papa. Siamo certi che Francesco non voleva tutto questo, sognava solo di difendere i colori per cui ha sempre fatto il tifo sin da bambino. Per lui il pallone non è mai stato un lavoro, ma un semplice divertimento. Per questo è stato difficile chiudere col calcio.
L'Olimpico è un fiume di lacrime, nessuno riesce a credere che quel giorno sia arrivato. C'è addirittura chi "Sperava di morire prima". Nella lettera con cui si congeda dai suoi tifosi, Totti maledice il tempo, per colpa del quale non potrà più fare ciò che più ama: giocare a calcio.