Quali sono i settori giovanili più floridi e perché è importante avere un buon vivaio

Atalanta
Atalanta / Nicolò Campo/GettyImages
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Non è facile definire i contorni del calciomercato dei giorni d'oggi. C'è chi crede che le decine (talvolta addirittura centinaia) di milioni di euro che un club spende per acquistare un singolo giocatore non siano altro che un ulteriore soffio d'aria nella gigantesca bolla in cui si è trasformato il calcio. Altri invece cercano di giustificare la cifra spiegando essa è semplicemente il risultato della spettacolarità che il calcio sta inseguendo negli ultimi anni.

Non ci importa di stabilire chi abbia ragione (ammesso che esista un'effettiva verità), quel che è certo è che fare mercato è diventata un'impresa ardua per i club di fascia media o per quelle società prestigiose che però hanno l'handicap di partecipare a campionati minori. Visto che non tutti ormai possono permettersi i vari Haaland, Mbappé e Vinicius, le squadre meno danarose stanno sempre più ragionando in prospettiva, crescendo i campioni del domani in casa propria.

Ci sono club che hanno costruito la propria identità su una politica improntata alla coltivazione dei giovani e questo appare evidente nella ricerca condotta dal CIES.

Lo studio e i dati raccolti dal CIES

Il celebre osservatorio calcistico ha infatti diretto uno studio sui reparti giovanili più redditizi d'Europa. Il suo scopo, infatti, era quello di indicare quali fossero le academy che prestano più giocatori alle serie maggiori.

Per farlo il CIES ha studiato 31 massimi campionati professionistici di federazioni affiliate alla UEFA, nonché nei cinque principali tornei d’Europa. Ha poi dato una definizione di "Training Club", ossia quelli in cui i calciatori hanno giocato per almeno tre stagioni negli anni di età che vanno dal 15esimo e 21esimo.

Date queste premesse, lo studio ha constatato che è l'Ajax a guardare tutti dall'alto in basso forte dei suoi 85 giocatori formati nel proprio vivaio. Alle spalle della squadra olandese che negli scorsi anni ha sfornato talenti del calibro di de Jong, de Ligt, Gravenberch e Mazraoui, c'è un altro club dalla forte tradizione giovanile, il Benfica, con 73 giocatori. Completano la top 5 Dinamo Kiev (72), Dinamo Zagabria (69) e Shakhtar Donetsk (64).

Frenkie De Jong, Matthijs De Ligt
Matthijs De Ligt e Frenkie De Jong ai tempi dell'Ajax / Soccrates Images/GettyImages

Restringendo il campo di analisi ai settori giovanili che hanno passato il maggior numero di giocatori ai soli top 5 campionati europei, si scopre che in testa alla classifica c'è il Real Madrid. I blancos hanno lanciato 43 giocatori che attualmente militano in Premier League, La Liga, Serie A, Ligue 1 o Bundesliga. Seguono Barcellona (38), Paris Saint-Germain e Lione (entrambi a quota 34) e Manchester United (28).

Non bene le academy italiane

E le italiane? Nella classifica generale, quella che tiene in conto di tutti i 31 campionati europei presi in analisi, solo l'Atalanta, con 32 giocatori, la Roma e l'Inter (entrambe a quota 25 calciatori) sembrano scommettere sui propri talenti.

La situazione è ancora più tragica quando si vanno a considerare i soli top 5 campionati. La Dea svetta ancora, con 18 giocatori, seguono ii Milan con 14 e l'Inter con 13. Per il resto si va dagli 11 giovani del vivaio della Fiorentina ai 9 dell'Hellas Verona. Numeri talmente esigui che è lecito pensare che siano frutti di una casualità piuttosto che di una politica giovanile ben chiara.

Perché bisogna investire sui vivai?

La ricerca del CIES ha evidenziato lo stato di arretratezza dei settori giovanili italiani, che preferiscono sempre più importare i talenti dall'estero piuttosto che coltivarne in casa a costo praticamente zero. Come detto prima, in un calcio in cui i milioni fioccano da tutte le parti, la Serie A ha bisogno di puntare sui propri ragazzi se vuole riprendersi un posto di rilievo nel panorama calcistico mondiale.

Acquistare giocatori dal nome altisonante ma ormai a fine carriera serve solo a nascondere sotto il tappeto i numerosi problemi del movimento nostrano.


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