L'uomo della 38ª giornata di Serie A: Marco Davide Faraoni, l'eterna promessa è entrata nella storia

Marco Davide Faraoni
Marco Davide Faraoni / Francesco Pecoraro/Getty Images
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E adesso tutti a dire che era logico finisse così, perché la squadra della città del Museo Egizio non poteva che essere salvata da uno che si chiama Faraoni. Scherzi a parte, chissà cosa avrà pensato il prodotto del vivaio dell’Inter nell’aver dato un senso alla stagione della Juventus, perché questo ha fatto il vice capitano del Verona. Un gran gol peraltro in uno stadio intitolato a "Diego Armando Maradona", uno che proprio ai gialloblù segnò uno dei gol più famosi della propria carriera.

I corsi e ricorsi potrebbero essere infiniti e magari proseguire ricordando che di questo esterno classe 1991 si diceva un gran bene ai tempi degli esordi nel calcio professionistico, quando l’Inter, dopo averlo soffiato a parametro zero alla Lazio, gli fece respirare l’aria della prima squadra nella stagione 2011-2012, due anni dopo il Triplete. Sulla panchina nerazzurra c’era, anche se solo per qualche mese, un certo Gian Piero Gasperini, che non a caso lo avrebbe voluto quest’anno all’Atalanta, memore delle qualità nelle due fasi di questo ragazzo al quale, evidentemente, serviva solamente tempo per sbocciare. Tempo che l’Inter, nonostante buoni spezzoni e anche il primo gol in A, contro la Fiorentina, non gli diede, complice anche un virus contratto, sembra incredibile, ma è tutto vero, in Egitto durante una vacanza proprio nell’estate di quel 2011.

Yuto Nagatomo, Marco Davide Faraoni
Claudio Villa/Getty Images

Il girovagare successivo è stato quello tipico di una promessa che non sembra volerne sapere di esplodere, con l’approdo all’Udinese, i tanti prestiti più in Serie B che in A e pure un’esperienza in Championship con il Watford. Parentesi in cui complimenti dagli allenatori Davide ne ha sempre ricevuti tanti, in quantità tuttavia inversamente proporzionale alla fiducia accordatagli dagli allenatori, che non si fidavano della sua fase difensiva. Del resto, può essere una colpa avere buona tecnica individuale, un’ottima corsa e una notevole velocità di base, oltre a una propensione naturale alla spinta? Forse sì, almeno in un calcio prettamente difensivo come quello italiano.

Tutto sta a incontrare le persone giuste e a non perdere la fiducia nei propri mezzi, così la vita calcistica di Faraoni cambia con l’approdo al Crotone, dove gli allenatori incontrati, da Nicola a Zenga fino a Stroppa, iniziano ad apprezzarne le qualità. Già, Crotone, la stessa piazza nella quale qualche anno addietro esplose anche Ivan Juric, ovvero l’allenatore grazie al quale Faraoni è definitivamente e finalmente riuscito ad affermarsi a grandi livelli grazie a due campionati da protagonista assoluto in Serie A con l’Hellas dopo la rocambolesca promozione del 2019.

Marco Davide Faraoni
Francesco Pecoraro/Getty Images

Davide da Bracciano è allora riuscito ad affermarsi tra i migliori esterni del campionato per qualità e continuità di rendimento, decollando anche in zona gol con rispettivamente cinque e quattro reti realizzate proprio grazie alla capacità di Juric di esaltarne le qualità dalla metà campo avversaria in avanti da esterno alto con tre difensori alle spalle. Da leader del gruppo e capitano in assenza di Veloso, Faraoni ha allora trovato quella piena confidenza con se stesso che gli mancava dai tempi delle giovanili. Il gol al Napoli ne è la riprova, con quella corsa alle spalle di Hysaj conclusa da un tiro incrociato precisissimo. Un gol che non gli varrà la chiamata della Juventus e neppure di una grande squadra, ma che lo colloca nella storia del campionato italiano e ne fa la guida sicura dell’Hellas che verrà, con o senza Juric.