L'uomo della 23ª giornata di Serie A: dal Tripete col Bayern al nuovo ruolo, la rinascita di Ivan Perisic

Ivan Perisic
Ivan Perisic / Soccrates Images/Getty Images
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Lo scarso feeling con Conte è ormai un ricordo. Era l’estate del 2019 quando l’esterno croato fu uno dei nomi illustri bocciato dal tecnico salentino appena insidiatosi sulla panchina dell’Inter, insieme a Mauro Icardi e a Radja Nainggolan. Pur reduce da quattro stagioni positive con la maglia nerazzurra, eccetto l’ultima parzialmente sottotono, a livello di gol e di prestazioni, non sembrava più esserci spazio per la sua classe e la sua inventiva e se vogliamo anche per l’unicità di un jolly offensivo con numeri da bomber di razza.

Tutta colpa dell’integralismo tattico di Conte che pur dopo varie notti insonni tra fogli, numeri e appunti non era proprio riuscito a trovare uno spazio per Ivan nel suo 3-5-2. Fu però chiaro a tutti fin dall’inizio che rispetto a Nainggolan e Icardi si trattava di una situazione diversa e non solo perché Conte provò a utilizzare Perisic da esterno a tutta fascia prima che si concretizzasse l’interessamento del Bayern Monaco.

Sì, perché il vice campione del Mondo a Russia 2018 aveva buoni margini per intraprendere il nuovo percorso tattico. Fisicità e atletismo innanzitutto, oltre che attitudine in fase offensiva al cross e nei tagli. Restava da lavorare “solo”, si fa per dire, in fase difensiva, perché è noto quanto sia importante per un quinto chiudere e scalare con i tempi giusti. A tutto questo ha provveduto la stagione in prestito proprio in Germania, perché dopo le difficoltà nella gestione Kovac, con Hans-Peter Flick Perisic ha svoltato.

Perisic con la maglia della Croazia
Perisic con la maglia della Croazia / Michael Campanella/Getty Images

Non certo come quinto di centrocampo, bensì in una posizione più offensiva e congeniale alle sue caratteristiche, ma imparando, in un contesto storicamente applicato e disciplinato come quello tedesco, a sacrificarsi anche in fase di non possesso in una squadra che ha vinto tutto. Per questo in tanti tra gli osservatori nerazzurri hanno capito che il ritorno a Milano di Perisic non sarebbe stato solo temporaneo.

È bastato meno di un girone per capirlo, perché già nella brevissima fase prestagionale tra Ivan e Perisic è scattata una buona empatia a livello umano e tattico. Il resto l’ha fatto la professionalità, il carattere e l’orgoglio di un campione vero. I dati non ammettono repliche: 21 presenze su 23 partite, 13 delle quali da titolare e in particolare le ultime quattro partite giocate dal primo minuto, con altrettante vittorie.

Perisic in azione contro il Milan
Perisic in azione contro il Milan / Soccrates Images/Getty Images

I due assist del derby, partita da protagonista assoluto nelle due fasi, che hanno portato a cinque il computo totale dei passaggi vincenti del croato in stagione, hanno confermato che Perisic è ormai calato nei meccanismi tattici del nuovo ruolo e hanno svelato la bontà del lavoro di Conte e del suo coraggio, visto che con Eriksen al posto di Vidal e Perisic al posto di Young la squadra ha cambiato volto a livello tecnico, di fantasia e di pericolosità, non solo potenziale. È ancora presto per capire se sarà questa l’ultima evoluzione della carriera di Perisic, ma non per immaginare che questa svolta possa decidere il campionato. Perché anche in Italia, adesso, vince chi rischia di più.


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