Da Pogba a de Ligt, dal mercato al futuro: Arrivabene spiega il progetto Juve

Maurizio Arrivabene
Maurizio Arrivabene / Jonathan Moscrop/GettyImages
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"Non c’è una nuova Juventus, c’è la Juventus che come obiettivo ha la continuità a mantenere una squadra ad altissimi livelli e mirare ad altissimi traguardi. Non starò a ripetere la famosa frase di Boniperti sul fatto che “vincere è l’unica cosa che conta”, ma l’obiettivo è sempre quello. Stiamo progettando una Juventus che parta dal calcio, perché rimane il nostro cuore pulsante, ma che si allarghi in altre dimensioni. Io credo che il marchio Juventus abbia enormi potenzialità e che possiamo andare oltre i confini italiani, facendoci scoprire altre aree di business da sfruttare. Ovviamente tutto parte da una squadra vincente o competitiva ad alti livelli, senza di quella fai molta fatica. Ma abbiamo la fortuna di partire da un posizionamento in Italia e in Europa che ci consente di andare oltre il concetto di club di calcio e diventare una global company". È uno dei tanti concetti espressi da Maurizio Arrivabene, ad della Juventus, nell'intervista concessa a Tuttosport di cui vi riportiamo i passaggi principali.

Maurizio Arrivabene
Maurizio Arrivabene / Maurizio Lagana/GettyImages

J-BRAND – "Chi ama la Juventus di solito ha anche altri interessi, il mondo dei giovani ha infiniti stimoli. E l’espansione di cui parlavo prima può avvenire anche fra persone che non sono appassionate di calcio, bisogna lavorarci. Il “J brand” ha enormi potenzialità. Noi dobbiamo progettare una squadra che in campo deve vincere e un’altra che lavora per espandere il marchio nel mondo".

PROGETTO – "No, calma, noi viviamo, non sopravviviamo. E possiamo vivere anche senza un aumento spasmodico dei ricavi. Questo progetto nasce per affacciarci sul mondo di oggi e sposare un modello di calcio che sia a 360 gradi e non si basi solamente sull’evento sportivo".

DIRIGENZA – "Innanzitutto c’è Andrea Agnelli che conosco da venticinque anni e con il quale c’è massima e reciproca fiducia. Poi c’è un amministratore delegato che prima non c’era e oggi c’è. Spesso mi si confonde con il direttore sportivo, ma chiariamo che non sono un direttore sportivo e nemmeno penso di avere le competenze per farlo, quello è Federico Cherubini. Faccio l’ad e il mio compito è di mettere a terra la strategia di cui parlavo prima. Il calcio è un sistema molto complesso. Sono sincero: pensavo che fosse più semplice da fuori. Qui alla Juventus hai tante attività diverse, hai lo stadio che ha un suo business, hai la prima squadra, hai il settore giovanile, hai le Women. E poi c’è il mondo del marketing. E infine i rapporti politici con le istituzioni, Lega, Figc, Uefa. È un sistema piuttosto complesso, anche perché a differenza dall’ultimo lavoro che ho fatto, in definitiva ho a che fare con esseri umani, “macchine” infidamente più complesse di un motore (ride). Più difficile? Beh, per quanto tu pianifichi e per quanto puoi essere bravo a mettere in pista una buona squadra, il fattore umano incide. Parli sempre di persone. E di un pallone che rotola. Il nostro lavoro parte sempre da un approccio molto tecnico e scientifico: noi cerchiamo di pianificare tutto, ma può sempre esserci la sorpresa inattesa che è molto legata al fatto che i calciatori sono uomini e non automobili".

MERCATO – "Lì comanda Federico Cherubini che con i suoi collaboratori – Tognozzi, Manna e Ottolini – si occupa del mercato. È lui l’uomo che fa il mercato della Juventus. Il mio ruolo è dargli un supporto su certe operazioni oppure aprire improvvisamente la porta del suo ufficio ed entrare con un’idea che al momento può sembrare folle e valutarla insieme. Ma poi servono Federico e la sua squadra per effettuare tutte le valutazioni necessarie e soprattutto attuare le idee. Loro sono bravissimi e fanno davvero bene il loro lavoro. Io stimolo e lancio sfide, ma i veri artefici sono loro. Senza un protocollo preciso, perché sono tutte un po’ differenti. Non c’è Maurizio, Federico, Pavel o Allegri che determinano una strategia. C’è un tavolo intorno al quale ci si mette e innanzitutto si valutano i numeri, perché oggi hanno una certa importanza, e da lì, insieme, si decide quale sarà la strategia. C’è chi vorrebbe comprarsi il mondo, chi è più prudente, però alla fine siamo molto uniti. Nel senso che si esce da quella stanza dopo ore di discussione condividendo assolutamente il nostro approccio sul mercato. Il silenzio sul mercato è frutto del nostro stile, ci muoviamo senza enfasi, ma a partire dal presidente sappiamo esattamente cosa vogliamo e come ottenerlo con una grande attenzione alla sostenibilità".

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Cherubini, Nedved, Arrivabene / MARCO BERTORELLO/GettyImages

POGBA – "Gli stiamo parlando e le cose si stanno evolvendo molto, molto bene. Esiste quella riunione di cui ho parlato. In quella riunione sono stati portati determinati nomi, alcuni dei quali arrivano come quello di Vlahovic. Apri una porta, lanci un nome, tutti ti guardano come se fossi matto e poi, piano piano, la macchina si avvia e costruisci l’operazione. Così è nato Pogba. Da una domanda: “Ma perché non prendiamo Pogba?”. Attenzione, l’idea non basta: l’idea è solo una provocazione, poi bisogna metterla in pratica. Devi sempre capire se quella provocazione ha i numeri per la messa a terra, la sostenibilità di cui si parlava prima. Se i numeri “quagliano”, devi portare l’operazione in Consiglio d’amministrazione e non puoi presentarti senza numeri che abbiano una logica, se parliamo di giocatori importanti, naturalmente".

RONALDO – "Ronaldo non è stato sfruttato fino in fondo per colpa del Covid. È un grande dispiacere, perché non abbiamo sfruttato appieno il potenziale, ma c’è un fatto di cui sono fermamente convinto: la Juventus va sopra qualsiasi giocatore. La Juventus è una squadra che ha regole precise e che ha 125 anni di storia, più di un secolo di storia non viene scritto da un solo giocatore, per cui la squadra è sempre più importante dei singoli. Esiste la Juventus e alla Juventus le regole le devono rispettare tutti, a partire da me".

INGAGGI – "Si tratta di amalgamare alti e bassi con un’idea in testa. Se un rinnovo può diventare un costo troppo oneroso per l’idea che ci siamo dati sugli stipendi, se il giocatore non ha un valore tecnico pazzesco, allora: arrivederci e grazie. È inutile fare un rinnovo al rialzo che carica di ulteriori costi quello zaino, solo per avere un nome piuttosto che un altro. Noi partiamo con l’idea che c’è solo un nome che conta: Juventus".

DYBALA – "Hanno influito anche questi discorsi. C’era stato un accordo, poi c’è stato l’aumento di capitale, ci siamo tutti presi una pausa, di cui i procuratori erano informati e d’accordo, per effettuare valutazioni all’interno del Consiglio di amministrazione. Ci siamo rincontrati e abbiamo detto che i termini erano cambiati, perché volevamo muoverci in maniera diversa. Per cui da un contratto quadriennale a certe cifre, che vorrei evitare di citare per evitare ulteriori polemiche, siamo passati a un’altra strategia. Anche perché tutti sanno chi è arrivato a gennaio, no? Ma questo non ha compromesso i rapporti, non c’è stata nessuna guerra fra noi e Dybala. Dopo la decisione ci siamo sempre salutati cordialmente al centro sportivo. Diciamo che c’è stata una decisione senza se e senza ma su questa vicenda e l’abbiamo messa in atto. Mi auguro che Dybala trovi la squadra e le soddisfazioni che merita. Dal nostro punto di vista le cose hanno un inizio e una fine. Ribadisco: la Juventus è sopra tutto. Ci sono giocatori che hanno lasciato un’impronta profonda, ma il marchio Juventus è sempre più importante".

DE LIGT – "Torniamo a parlare di giocatori che seguono i consigli dei procuratori o dei colleghi invece che della società. Oggi è impossibile trattenere un giocatore che se ne vuole andare. Ma è sempre una questione di numeri, non è che se uno vuole andare via gli rispondi: prego, accomodati. È difficile trattenere un giocatore, però dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti e tre soddisfatti. E vale sempre l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto".

VLAHOVIC – "Io li vedo, quando è in corso la stagione e ci mettono sempre un impegno enorme. Vedo il professionismo e la dedizione. Poi ognuno ha il suo carattere. Mi ha stupito Vlahovic: ha una voglia di vincere e dimostrare quello che è il suo valore che è pazzesca, è un guerriero. Altri magari esplicitano tutto in modo diverso".

ALLEGRI – "Noi lo coinvolgiamo in tutto e lui ci coinvolge nelle scelte. Lui ha preso molto a cuore la strategia del club e abbiamo iniziato questa operazione insieme. Non è stata facile per nessuno, noi avevamo l’aumento di capitale, i costi della società da controllare e le strategie future mentre lui doveva gestire una squadra che si è trovato e che non ha costruito. Ora, grazie a quelle riunioni di cui parlavo e ad un gruppo dirigente molto compatto, si sta iniziando a costruire qualcosa di più adatto a lui. Sarà la Juventus di Allegri? No, non è così. È la squadra che abbiamo condiviso e progettato insieme, perché siamo un gruppo molto compatto e in silenzio stiamo andando sul mercato ad attuare quello che è stato già deciso a tavolino. Noi agiamo secondo un piano. A sentire in giro, abbiamo comprato tutti e venduto tutti… Però, sono sincero, questo racconto del mercato mi affascina anche un po.’ Ogni tanto leggo o vedo in tv dei nomi che non avevo mai sentito nelle nostre riunioni, quindi chiamo Cherubini per chiedergli: ma davvero stiamo trattando quel giocatore?".


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