Plusvalenze fittizie: c'è un precedente che aiuterebbe la Juventus

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FBL-EUR-C3-JUVENTUS-SPORTING / MARCO BERTORELLO/GettyImages
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Si avvicina la data del 19 aprile 2023, segnata in rosso dalla dirigenza e dai tifosi della Juventus. Quel giorno (o al massimo entro due giorni) il Collegio di Garanzia del Coni dovrà prendere la decisione definitiva sulla penalizzazione in classifica di 15 punti inflitta alla squadra bianconera in relazione all'inchiesta sulle plusvalenze fittizie.

E in casa Juventus c'è grande ottimismo. Le chance di riacquisire i quindici punti sono sempre più alte, almeno secondo quanto trapela dagli ambienti vicini ai bianconeri. E una delle ultime tesi difensive porta non solo ad un problema di difetto temporale (che annullerebbe la penalizzazione), ma anche una scelta sbagliata dei capi d'accusa. Secondo quanto riportato da Tuttosport infatti, la società juventina sta pensando di puntare tutto sulla scelta di Chiné di accusare la Juventus secondo l'Articolo 4 (slealtà sportiva) anziché accusare il club tramite l'Articolo 31 (illeciti amministrativi). Secondo gli avvocati della Juventus se la contestazione è legata su questioni di illeciti sportivi, non ha alcun senso sanzionare il club seguendo l'iter di slealtà sportiva.

E ci sarebbe anche un precedente che potrebbe aiutare proprio la Juventus: non si può applicare il generale divieto di slealtà sportiva se c'è una norma specifica. In questo caso, se l'accusa è legata ad un illecito amministrativo (che si risolverebbe con una multa) perché utilizzare la carta della slealtà sportiva? Solamente per poter toccare la squadra e penalizzarla?

Sicuramente la sentenza del 19 aprile potrebbe portare la Juventus a difendersi allo stesso modo anche sulla questione relativa alla manovra stipendi. Anche per quell'inchiesta il magistrato Chiné ha optato per l'utilizzo dell'Articolo 4.