Platini: "Non sono un corruttore. Juve? Un bel ricordo. VAR? Sono contrario"

Michel Platini
Michel Platini / Stefania D'Alessandro/Getty Images
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Gli ultimi non stati tempi facili per Michel Platini, dopo l'arresto per corruzione nell'estate 2019 nell'ambito dell'assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar per corruzione. Adesso l'ex Juve (e presidente FIFA) sta continuando la sua battaglia, e a margine del Festival dello Sport ha rilasciato alcune dichiarazioni che toccano tanti temi. Dalla "sua" Juve al Var, dal Fair play finanziario fino a Pirlo e Messi.

"Var? Sono negativo perché non fa parte della nostra filosofia del gioco e dello sbaglio - le sue dichiarazioni riportate da calcionews24.com -. Ha regolato qualche errore ma ne procura altri. Non risolve tutti i problemi. Se fai la sintesi di quello che è il VAR per le linee, gol e fuorigioco, va bene. Due cose complicatissime per gli arbitri da vedere. Per il resto, per i falli di mano, non ne ha bisogno. E’ il lavoro dell’arbitro vederli. Intanto però non si tornerà indietro. La mia squalifica? Facciamo in una frase: sto facendo il combattimento più giusto della vita. È una grande ingiustizia e vincerò. Se non mi vogliono non votano per me ma non dicono che sono un corruttore. È una cosa che non perdonerò"

Atalanta v Paris Saint-Germain - UEFA Champions League Quarter Final
Atalanta v Paris Saint-Germain - UEFA Champions League Quarter Final / David Ramos/Getty Images

Sul Fair Play finanziario: "La storia del Manchester City non era una cosa di Fair Play ma dire cose non giuste. Era una cosa disciplinare. Il FFP lo abbiamo fatto per ridurre i debiti dei club. Dopo si sono aggiunte cose non obbligatorie che si possono togliere facilmente. I debiti dei club sono scesi e meno male perché con il Covid-19 sarebbero falliti". Sull'ex compagno Boniek: "Era fantastico. La differenza è che facevo gol. A lui dicevo che lui davanti alla porta era così, così. Gli passavo la palla e quando arrivava davanti alla porta gli dicevo: ‘Aspettami, e ripassami la palla. Champions all'Inter? Quando ero presidente c’erano tre squadre italiane semifinaliste. Il campionato italiano lo vedo in tv ma una partita di coppa è una partita di coppa. Guarda l’Atalanta: poteva vincere contro il PSG in una partita ma al 91′ è cambiato tutto. La Coppa di Francia per esempio è una competizione aperta a tutti, tutti hanno il diritto di partecipare e tutti di vincere. Questa è la mia filosofia, è un po’ complicato nel 2020 ma deve essere la forza di tutti i presidenti di calcio".

AS Roma v Juventus - Serie A
AS Roma v Juventus - Serie A / DeFodi Images/Getty Images

Sulla Juventus e Andrea Pirlo: "Non erano solo grandi calciatori ma belle persone. Abbiamo vissuto bei ricordi. Sono persone piacevoli che provano ad aiutarti e siamo rimasti in contatto. Ho il numero telefonico di tutti. La Juventus è tanto. Per i tifosi è una fiamma, per me è un bellissimo ricordo. È una squadra in cui hai giocato e quando vince la Juve sono contento. Io ero in un mondo di spettatori in Francia e sono arrivato in un modo di tifosi in Italia. Tutti ti conoscono. Sono arrivato in un mondo dove il calcio era un’altra cosa. Sono arrivato per volere dell’avvocato Agnelli. Sono arrivati in una squadra bellissima con giocatori fortissimi. Io ho detto che sono arrivato in ferie in Italia e mi hanno anche pagato. È stata una bellissima storia. Con i giocatori che avevamo era facile per vincere. Boniperti ha fatto una squadra per vincere, i giocatori erano fantastici. Negli anni ’80 era un grande campionato, c’era benessere. Era tutto bello in questo Paese. Pirlo? Io gli chiederei di vincere le gare. Lui era buono sul campo, Agnelli ha capito chi era buono in campo e gli si chiede di vincere le gare. E non ha bisogno di avere diplomi o 20 anni di professionalità di Coverciano per vincere la gara"

Power Sport Images/Getty Images

Su Cristiano Ronaldo: "Uno che ti fa 30 gol all’anno lascialo giocare come vuole lui. Per quello che dico che l’allenatore è uno psicologo. Messi? Rappresenta il Barcellona ma dopo un certo momento voler partire può essere che abbia voglia di vedere qualcos’altro. Penso sia una questione di denaro. Capisco che dopo un tot vuoi partire ma allora firmi un anno di meno di contratto. In Francia nel 1972 abbiamo fatto sciopero per la libertà del contratto. In Francia c’era già la legge Bosman, in Italia no. La Nazionale francese? Sono andato. Mi hanno chiesto di passare i diplomi perché dovevo essere come gli altri allenatori. Ho passato il primo diploma ma poi ho smesso di allenare. Agli allenatori chiediamo di vincere le partite. Io non volevo essere allenatore. Sono stato selezionatore, ct". Su Ibrahimovic: "Non ha mai sofferto di tutti quegli infortuni. Poi magari sono molto più preparati fisicamente. Noi arrivavamo a 17, 18 o 20 anni in un club venendo dalla strada. Tutto è fatto nel club affinché durino"


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