Platini: "Juve programmata per vincere ma occhio al Lione. Ronaldo? Il ritiro lo decide il destino"

Michel Platini ha concesso un'intervista al Corriere della Sera, parlando della sua Juventus ma anche della Juve di Maurizio Sarri. Da Ronaldo a Buffon fino a Dybala, tanti i discorsi fatti da Le Roi, ex campione bianconero. Ecco le sue dichiarazioni.
Il suo primo scudetto con la Juventus, Michel Platini lo vince il 6 maggio 1984.
"Ah, ma certamente che me lo ricordo. Ci bastava un punto, giocavamo in casa contro l’Avellino: pareggiammo 1-1, tanto per dire com’era fatto l’Avellino".
Un altro calcio, la Juve non vinceva sempre e l’anno prima era arrivata dietro la Roma. A 65 anni, Platini non ricorda il passato con malinconia, come i bei tempi andati, però ha in mente la fotografia di quel momento.
"Fu una gran soddisfazione personale. Un francese che arriva alla Juve e vince: non lo dimenticherò mai. Nello spogliatoio c’erano compagni che di scudetti ne avevano già vinti. C’era una bella festa, per loro però non tanto importante: erano abituati. Ero io a sentirmi importante, ma noi eravamo programmati per vincere. Avevamo perso l’anno prima con la Roma, pure se li avevamo sempre battuti. In realtà avevamo la sindrome della Coppa dei Campioni: non si riusciva a portarla a casa".
La malattia non è passata, la Juve ce l’ha ancora.
"Avevamo perso ad Atene nel 1983, sapevamo di dover rivincere il campionato per tornare a giocare in Coppa dei Campioni: allora ci andavano solo i campioni, oggi vanno in quattro, è più facile. Il campionato lo giochi su 38 partite, se sei più forte vinci, in Champions non trionfa sempre il migliore. L’avvocato Agnelli il mio primo giorno a Torino mi disse: 'Dobbiamo vincere la Coppa dei Campioni'. Già a quei tempi aveva una visione più europea".
Poi la Coppa dei Campioni l’avete vinta, anche se la finale dell’Heysel con il Liverpool è uno dei più tragici momenti della storia del calcio.
"Non è un bel ricordo, anzi è terribile. Però sul campo l’abbiamo vinta, il Liverpool non ci ha regalato nulla".
Quest’anno con la Champions tutta in partite secche la Juve ce la può fare?
"La competizione è molto più aperta. Sono tre finali: quarti, semifinale e finale. La Juve deve ancora giocare l’ottavo e con il Lione sarà tosta".
Il Lione non ha giocato in campionato: parte sfavorito?
"Non credo. Il calcio non è matematica, la Juve deve vincere sul campo, non nelle chiacchiere. Il Lione arriverà preparato alla partita".
C’è anche l’Atalanta, con il Psg: chi è avvantaggiato?
"Una bella sorpresa, ma il Psg è favorito. Per la vittoria sono in tanti Real, Psg, Manchester City, Barcellona".
Perché quest’anno la Juve ha avuto più difficoltà?
"Quando sta fisicamente bene è fortissima, se cala un po’ va in difficoltà".
"Io mi sono ritirato a 32 anni, non deve pensare alla fine della sua carriera perché decide il destino. Avrà delle proposte, vedrà: io non volevo fare l'allenatore e mi è capitato. Zidane allena il Real Madrid dopo dieci anni che si annoiava".
"Beh, i portieri non vogliono smettere mai. Scherzo ovviamente, alla Juve serve. Penso a Zoff, che aveva 13 anni più di me e con Scirea era la coscienza della squadra".
Dybala è un po’ Platini?
"Come stile ricorda Sivori, ma somiglia più a Maradona che a me. Non è che ha il talento di Maradona, per quello ha il suo ed è già tanto".
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