Pitch Moments - Intervista a Junior Messias

Junior Messias, attaccante del Milan
Junior Messias, attaccante del Milan / 90min Italia
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24 novembre 2021. È il minuto 87 di Atletico Madrid - Milan e il risultato è fermo sullo 0 a 0. I rossoneri sono alla disperata ricerca di un gol che significherebbe tornare alla vittoria in Champions League dopo 8 anni e soprattutto continuare a sognare.

Theo Hernandez avanza sulla corsia sinistra, vede l’inserimento di Kessie e serve l’ivoriano, che grazie a un primo controllo perfetto riesce a guadagnarsi lo spazio per il cross, mantenendo a distanza il difensore colchonero Stefan Savic. Dopo aver alzato la testa fa partire una parabola dolcissima verso il limite dell’area piccola. Lì, ad aspettare il pallone per l’impatto vincente di testa, c’è Junior Messias, che al suo esordio nella massima competizione segna il gol della vittoria, esulta portando le braccia al cielo per poi crollare sul manto erboso del Wanda Metropolitano prima di essere sommerso dall’abbraccio collettivo dei suoi compagni.

“Un esordio da sogno”, titoleranno i quotidiani il giorno dopo. Un sogno che Junior si è conquistato centimetro dopo centimetro, categoria dopo categoria, scalando le gerarchie del calcio italiano fino a dimostrare a tutti di poter indossare la maglia di uno dei club più titolati al mondo.

Da Gozzano a San Siro passando per Crotone. Una storia unica, fatta di momenti speciali che il brasiliano del Milan ha condiviso con noi in questo episodio di Pitch Moments.

I Pitch Moments di Junior Messias

L'intervista

Cosa hai pensato la prima volta che hai messo piede sul campo centrale di Milanello?

“Quando ho visto lo stemma del Milan, mi sono reso conto veramente di essere arrivato nel calcio che conta, perché ho visto il grande Milan giocare e mi sono innamorato del Milan con quei giocatori lì e tra quei giocatori c’erano anche alcuni tra i miei idoli. Poi quando sono arrivato qui, ho incontrato subito una grande leggenda del calcio come Ibra e lì ho capito subito che le cose erano cambiate”.

Cosa ti ha detto la prima volta che vi siete visti?

“Mi ricordo che eravamo a tavola e mangiavamo insieme e mi ha detto: “Ma tu parli poco”, perché io sono un tipo che parla poco, mi disse: “Bravo!” e che dovevo parlare di meno e lavorare di più”.

Ti sono tornate in mente le parole di tua zia che quando eri in Brasile ti disse che un giorno avresti giocato per un grande club europeo?

“Sì, quello me lo ricordo sempre. Dico sempre che la mia storia è stata scritta dalle mani di Dio. In alcuni periodi non ci credevo più, perché per arrivare dove sono arrivato a 25 anni dovevo essere come minimo in Serie C. Invece sono partito dall’Eccellenza e sono arrivato lo stesso”. 

Junior Messias
Pitch Moments: Junior Messias /

Se ripensi alla tua infanzia, qual è il primo ricordo che ti viene in mente in un campo da calcio?

“Sono tanti, perché in Brasile si impara a giocare per strada con gli amici. Avevamo una squadra di bambini dove mi allenavo con i ragazzi più grandi e a un certo punto vedevo che non trovavo spazio. Mi sono chiesto se il calcio facesse per me e per un anno ho anche smesso. Poi ho ricominciato e mi sono ritagliato il mio spazio anche con i più grandi. Il momento più bello è sicuramente quando giochi liberamente per strada con gli amici”.

E invece quando è che durante la tua storia hai trovato la forza per andare a riprenderti il sogno che avevi da bambino?

“C’è stato un momento in cui andavo in chiesa e dissi al pastore che non avrei voluto più giocare a calcio e che avrei preferito dedicarmi solamente alla fede. Da quel momento in poi si sono aperte tutte le porte, perché non avevo documenti, non avevo il permesso di soggiorno e non avevo prospettive concrete di giocare a calcio. Due giorni dopo ho ottenuto il permesso di soggiorno e quattro giorni dopo mi ha chiamato Ezio Rossi per andare a fare un provino nella squadra in cui era andato ad allenare. Da lì in poi è ripartito tutto, quando avevo praticamente perso la speranza di poter diventare un calciatore”.

Mentre dimostravi il tuo valore scalando le categorie del calcio italiano, ti rendevi conto di ciò che stava succedendo, oppure continuavi a vivere giorno per giorno?

“Ancora oggi cerco di vivere giorno per giorno pensando sempre a come sarà domani e a come affrontare la prossima partita. Non penso mai a cosa succederà tra un anno o due e non ho cambiato il mio modo di pensare. Quando ero in Eccellenza pensavo a fare il giocatore di Eccellenza, quando ero in Serie D a fare quello di Serie D, non ho mai cercato di guardare troppo avanti”.

Cosa hai pensato quando i tuoi agenti di hanno parlato dell’offerta del Crotone e che saresti dovuto andare a giocare in Serie B?

“Lì, non è stato facile, perché io ero a Gozzano e la mia famiglia viveva a Torino. La chiamata è arrivata l’ultimo giorno di mercato e furono ore molto intense. Ne parlai con mia moglie perché non sapevamo cosa andavamo a trovare a Crotone. Era un cambiamento grande perché vivevo a Torino da 8 anni e la gente spesso non parla bene del sud, quindi non volevo accettare la proposta perché avremmo dovuto fare tutto di fretta e non sapevamo cosa avremmo trovato. All’epoca il mio allenatore al Gozzano era Antonio Soda che era di Crotone e lui un po’ mi ha spiegato com’era la situazione e com’era Crotone, tranquillizzandomi, quindi accettai la proposta ed è stata un’esperienza bellissima”.

Le dinamiche di spogliatoio invece cambiano di categoria in categoria, con le dovute proporzioni o sono sempre le stesse?

“Cambia tanto, sia a seconda della categoria che a seconda delle ambizioni perché quando giochi per salvarti o quando giochi per rimanere nella categoria è diverso da quando giochi per vincere. Quando giochi per vincere lo spogliatoio lo vive intensamente e devi essere sempre concentrato e focalizzato sul lavoro”.

Junior Messias
Pitch Moments: Junior Messias /

A livello di campo invece, quando hai sentito il salto più grande?

“Dal Crotone al Milan, perché comunque si passa a fare un campionato di vertice e a giocare la Champions che è il sogno di ogni bambino, quindi le ambizioni sono completamente differenti”.

Quanto è stata importante la forza mentale lungo il percorso?

“In questo le categorie inferiori mi hanno aiutato molto. Il mio percorso dall’Eccellenza alla Serie A e poi al Milan è stato molto rapido. Perché un conto è arrivare in Serie A e un conto è arrivare al Milan che è uno dei top club del mondo. Devi essere sempre tranquillo e lavorare cercando di dare sempre il massimo, perché quando lavori al massimo qualcosa viene sempre fuori”.

Ti ricordi quali erano le sensazioni alla vigilia dell’esordio in Serie A?

“Come in tutte le partite cerchi di essere concentrato ed è un qualcosa su cui punto molto prima delle partite. Ognuno ha il suo modo di fare, c’è a chi piace sentire la musica e a chi piace scherzare. Io a volte ascolto la musica però per me è importante pensare a quello che abbiamo provato in allenamento durante la settimana”.

Il 3 gennaio 2021 entri per la prima volta a San Siro, che è stato lo stadio del tuo idolo Ronaldo quando eri piccolo. Che effetto ti ha fatto? In quel momento hai pensato che qualche mese dopo sarebbe diventato potuto diventare la tua casa?

“Quello è un momento che per me è stato segnato. Nel telefono ho anche una foto in cui sono fermo a centrocampo a guardare le tribune. Lì mi è passato un film nella testa e mi è venuto in mente proprio lui. Mi sono detto guarda, qui ha giocato Ronaldo il Fenomeno e adesso ci sono io, però non avrei mai pensato che potesse diventare casa mia”.

È stato quello il momento in cui ti sei fermato un attimo e ti è passata davanti tutta la tua storia?

“Sì, perché comunque San Siro è uno degli stadi con più storia e con un’atmosfera che secondo me è differente dagli altri, quindi quando giochi lì, anche se era durante la pandemia e quindi non c’erano tifosi si sente che è un posto diverso, in cui sono successe tante cose ed è stata scritta la storia del calcio mondiale”.

Invece subito dopo il primo gol in Serie A cosa hai pensato?

“Anche lì ho pensato di essere riuscito a raggiungere anche quell’obiettivo (ride, n.d.r) e meno male che questo è arrivato nelle prime giornate e non dopo 6 mesi come in Serie B. Ero tranquillo e mi sono liberato subito. È stato un gol piacevole perché quando il primo gol in Serie B non arrivava ho sofferto tanto”.

Il 22 maggio 2022 vinci lo Scudetto con il Milan. Quali sono state le emozioni che hai vissuto?

“Ho festeggiato talmente tanto il giorno in cui abbiamo vinto lo Scudetto, che il giorno dopo non sono neanche riuscito a salire sul pullman. La prima cosa che ho pensato è che la mia storia fosse scritta e che quella era una delle pagine più importanti. Vincere la Serie A, uno dei campionati più importanti del mondo e soprattutto con la maglia del Milan ti fa pensare che avrai qualcosa da raccontare a figli e nipoti”.

Junior Messias
Pitch Moments: Junior Messias /

Se dovessi scrivere il finale di questa storia, che cosa ti piacerebbe scrivere?

"Mi piacerebbe giocare il Mondiale con la Nazionale, con la Selecao. Quello sarebbe il sogno completo. So che sono già un po' grande, perché la Selecao ha bisogno di rinnovare e di ragazzi giovani, però così il mio sogno sarebbe al completo".

Come Ronaldo, quando smettevi di giocare per guardarlo in TV?

"Sì, mi ricordo l’ultima volta che il Brasile ha vinto il mondiale, in Brasile erano le cinque di mattina e fu una festa incredibile. Ogni volta che lo vedevo, cioè fermavo tutto. Potevo fare quello che mi piaceva di più anche essere al campetto che c'era sopra casa. Ma se c'era partita in cui giocava lui, io fermavo tutto e andavo a vederlo".

Qual è il consiglio che daresti ad un ragazzo che gioca nelle giovanili o nelle serie inferiori e sogna di arrivare a San Siro?

“Ti direi essere consapevoli che non tutto nella vita è una favola. Adesso è tutto bello, ma nella vita ho dovuto affrontare tante difficoltà. Devi fare passo per passo. Io mi sono pentito di non aver studiato e di non aver ascoltato i miei genitori. Per arrivare qui ho dovuto fare tanti sacrifici e ho dovuto persistere. Non bisogna mai mollare, i sogni sono belli e devi cercare di realizzarli, però durante il percorso si deve imparare tanto e c’è da crescere mentalmente e poi ci vuole il dono di Dio che io per fortuna ho ricevuto”.