Pioli: "Rangnick? Elliott di parola. Ibrahimovic e Donnarumma devono restare al Milan"

UC Sampdoria v AC Milan - Serie A
UC Sampdoria v AC Milan - Serie A / Paolo Rattini/Getty Images
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"I miei genitori mi hanno insegnato a dare il massimo a testa alta, senza guardare troppo avanti. L’ad Gazidis e il fondo Elliott sono stati di parola: mi avevano detto che sarei stato giudicato alla fine. Non aveva senso, né era il mio obiettivo, perdere energie in cose che non potevo controllare". Comincia con queste parole la lunga intervista rilasciata da Stefano Pioli, tecnico del Milan sulle pagine di Repubblica.

RANGNICK - "Io non sono proprio andato a vedere come giocavano le squadre di Rangnick, mai. Mi sono concentrato sul mio lavoro con i giocatori, con lo staff, con Maldini, con Massara, con i medici, con i fisioterapisti: unità e coesione, nella fase delicatissima del coronavirus. E il club ci ha sempre fatto sentire sicuri".

CAMPIONATO - "Scudetto post-Covid? È limitativo. Nel 2020 solo l’Atalanta ha fatto più punti. Abbiamo perso solo il derby, dopo un grande primo tempo, e col Genoa, dopo le cose successe in settimana. Poi vincere contro chi ci stava davanti ci ha dato più spinta".

BOBAN E MALDINI - "Mi chiesero di provarci: secondo loro la squadra poteva ottenere risultati migliori e un gioco convincente".

US Sassuolo v AC Milan - Serie A
US Sassuolo v AC Milan - Serie A / Alessandro Sabattini/Getty Images

IBRAHIMOVIC E IL RINNOVO - "In una stagione non tutto fila liscio. Ma lui rende tutto facile. È sbagliato riferirsi all’età, è un professionista al 100%. Ha insegnato ai giovani la serietà, la competitività in ogni singolo allenamento. È il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Sono segnali fortissimi. Zlatan ha un grande rispetto dei ruoli. Mi informavo delle sue condizioni atletiche dopo l’inattività. In uno dei quei confronti lui mi disse: tu decidi e io rispetterò sempre le tue scelte. Tutti abbiamo imparato da lui. È l’esempio quotidiano di come si resta ad alto livello. Insegna a non accontentarsi mai. Rinnovo? Io all’esterno posso sembrare misuratissimo, ma sono molto esigente: le motivazioni c’erano anche prima di Ibra. Però, quando c’è una presenza così carismatica, il compito è facilitato. Lui ha alzato la competitività: per un passaggio sbagliato nel torello si infuria. Paolo, Gazidis, Massara, io, tutti siamo convinti che debba continuare con noi. Dalla trattativa economica è giusto che io resti fuori, ma siamo tutti consapevoli di quello che ha dato. Confronto Ibra-Gazidis? Una delle tante dinamiche in una stagione, ma un confronto positivo. Chiarirsi è sempre meglio che fare finta di niente".

MALDINI E GAZIDIS - "Il clima è sempre stato di fiducia e di rispetto dei ruoli. C’era solo bisogno di conoscersi meglio e di mettere a disposizione le proprie competenze".

KESSIE - "Comunicare con la Costa d’Avorio era difficile, ma io e lui abbiamo sempre mantenuto i contatti: può essere scattato qualcosa di diverso. Mi piace che abbia detto, a 24 anni, di sentirsi un veterano che deve dare l’esempio".

CHAMPIONS - "Il Milan deve tornarci. Però il gap col quarto posto è di 12 punti, non facile da colmare. Bisogna consolidare e migliorare il livello attuale, col bel gioco. Nessun obiettivo va scartato, puntiamo anche all’Europa League: 3 settimane di vacanza e subito il massimo. La squadra giovane è un vantaggio, sappiamo già che cosa ci aspetta: abbiamo preparato bene 12 partite in 40 giorni".

I BIG - "Hernandez era al primo anno in Italia: si ritroverà il bagaglio che ha ampliato. Bennacer giocava per la prima volta in un grande club e Leao, col suo potenziale, dovrà dare per forza risultati superiori. E poi ci sono Rebic, Çalhanoglu, Romagnoli, Kjaer. Bastano pochi innesti mirati. Donnarumma a 21 anni, l’esperienza l’ha già fatta, nelle ultime partite era addirittura capitano. È già tra i primi 3-4 portieri al mondo e diventerà il migliore. Non immagino neanche il Milan senza di lui".


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