Pioli: "Mai sentito fuori dal Milan. Scudetto? Non bastano 18 mesi eccellenti"

Stefano Pioli
Stefano Pioli / Stefano Guidi/GettyImages
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Stefano Pioli ha approfittato delle pagine de Il Giornale per raccontare la crescita del suo Milan. Ecco le dichiarazioni del tecnico rossonero.

CAMBIAMENTO - "Già a gennaio del 2020 ho colto il cambiamento, coinciso con l’arrivo di Ibra e Kjaer. Durante il lockdown, può sembrare curioso, abbiamo avuto tutto il tempo per entrare in sintonia da remoto. Quando siamo tornati a Milanello la sensazione che abbiamo ricavato è che ci conoscevamo meglio. Siamo tutti sotto esame, diamo tutto e alla fine si deciderà, non date retta ai media perché nessuna scelta è stata fatta. Perciò non mi sono mai sentito fuori dal Milan, nemmeno quando leggevo i titoloni su Rangnick. Nella mia testa il contratto non ha scadenza. Ho un rapporto simbiotico con Maldini, Massara e Gazidis. Sto bene a Milanello e abbiamo tutti le stesse ambizioni".

Ante Rebic, Franck Kessie, Davide Calabria, Brahim Diaz, Theo Hernandez, Rafael Leao
Milan / Nicolò Campo/GettyImages

OBIETTIVO SCUDETTO - "Il Milan è molto cresciuto e ha ancora margini di miglioramento ma il panorama dei pretendenti allo Scudetto non è cambiato: i candidati sono sempre gli stessi, cinque o sei, con la Juve che tornerà presto sotto, l’Atalanta che è abituata a partenze lente. Sarà fondamentale, per il Milan, dimostrare la qualità decisiva: continuità nei risultati. Per vincere non bastano 18 mesi di eccellenti prestazioni".

MIX GIOVANI ED ESPERTI - "I giovani calciatori, per sfondare, hanno bisogno di due elementi: il talento - e qui c’è in abbondanza - e il tempo. Non sai mai quando matureranno. Io ho trovato l’8 luglio, giorno del raduno, Leao, Diaz e Tonali, molto diversi da quelli che avevo lasciato il 23 maggio. In estate hanno metabolizzato il lavoro fatto e il salto da fare. Abbiamo tirato il collo a Leao e Rebic in queste ultime partite, impensabile che possano giocare 50 partite in 10 mesi di fila. Perciò Ibra e Giroud torneranno utilissimi. E qui entra il mio lavoro, la gestione delle risorse: capire quando fermare uno e far entrare l’altro, specie al ritorno dalle nazionali. Non vedo l’ora che recuperino Messias e Bakayoko".


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