Pezzi di Roma nell'Euroderby nerazzurro: hanno senso i rimpianti?
Lo 0-2 con cui l'Inter si è aggiudicata il primo atto del doppio EurDerby di Champions League non le permette di affrontare il ritorno a cuor leggero, ma un pizzico di ottimismo in vista della resa dei conti di martedì prossimo gli uomini di Inzaghi possono averlo. A trascinare i nerazzurri verso il successo sui cugini ci hanno pensato Edin Dzeko ed Henrikh Mkhitaryan, due giocatori che, nonostante una carta d'identità pesante, riescono ancora a dire la loro ad alti livelli.
Ad accomunarli c'è il loro trascorso recente alla Roma, club in cui - seppur in maniera diversa - entrambi hanno scritto la storia. Il bosniaco ha giocato con i giallorossi dal 2015 al 2021 e, dopo un primo anno d'ambientamento segnato da errori sotto porta imbarazzanti, ha segnato valanghe di gol, tanto da diventare il terzo miglior marcatore della storia del club con 119 reti (davanti a lui solo due mostri sacri come Totti e Pruzzo). Più breve l'esperienza dell'armeno, che nella Capitale ci è rimasto solo tre stagioni tra il 2019 e il 2022, ma a rendere mitiche le sue gesta ci ha pensato la Conference League vinta la scorsa estate.
I loro addii sono arrivati in tempi e secondo modalità diverse ma le reazioni da parte dei tifosi sono state grosso modo simili. La dirigenza della Roma provò a rinnovare il contratto in scadenza di Mkhitaryan, considerato un pezzo fondamentale della rosa per via della sua duttilità, ma lui decise di rifiutare l'offerta e, a caccia di nuove sfide, accettò la corte dell'Inter. I romanisti, ancora inebriati per il successo europeo, si misero il cuore in pace e presero atto della scelta del centrocampista.
Ben altra era la situazione con Dzeko: il Cigno di Sarajevo era ai ferri corti con la società e stava facendo di tutto per andarsene, tanto che prima di firmare con i nerazzurri era stato vicinissimo alla Juventus. Trattandosi di un giocatore che aveva vestito la maglia giallorossa più a lungo e che ha inciso il proprio nome sulla storia del club, la notizia della sua cessione ha creato non poco dispiacere, ma - come si dice spesso - meglio lasciar partire un giocatore piuttosto che tenerlo scontento.
Due addii sofferti ma che comunque non hanno portato i tifosi romanisti a protestare per le strade. A smorzare la tristezza ha senz'altro contribuito il rapporto costi-benefici: per essere entrambi ultra-trentenni, Dzeko e Mkhitaryan percepivano degli stipendi molto alti e, pertanto, la loro cessione sembrava un sacrificio doloroso ma necessario per abbassare monte ingaggi ed età media della rosa.
C'è poi da dire che i loro sostituti non li avrebbero dovuti far rimpiangere. Al posto del bosniaco è arrivato Abraham, centravanti promettente che al Chelsea non trovava spazio, mentre per rimpiazzare l'armeno si è puntato un profilo internazionale come quello di Wijnaldum, con quest'ultimo colpo che incendiò la piazza romanista.
A conti fatti, quindi, ogni discorso relativo ai rimpianti che i tifosi giallorossi dovrebbero provare per aver lasciato partire Dzeko e Mkhitaryan non è altro che il frutto di una serie di incastri recenti: la stagione negativa di Abraham sul piano realizzativo e i gol importanti sia in campionato sia in Champions del bosniaco, l'infortunio di Wijnaldum e la continuità fisica dell'armeno, giusto per riassumerli brevemente.
Se l'attaccante inglese e il centrocampista olandese avessero rispettato le aspettative, una questione simile non sarebbe stata nemmeno sollevata. I tifosi romanisti sono senz'altro felici di averli avuti in rosa, i loro nomi saranno per sempre legati a doppio nodo alla storia del club, ma le loro partenze erano all'epoca inevitabili.