Pessina: "Ronaldo non aiutava la squadra. Inter e Juve non sono meno forti". Poi retroscena sull'Europeo

Matteo Pessina
Matteo Pessina / Marco Canoniero/Getty Images
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Matteo Pessina è uno dei volti nuovi del calcio italiano. Il centrocampista dell'Atalanta, protagonista anche in Nazionale, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, parlando del ritorno in Champions della Dea e non solo.

Champions?

"Il Villarreal ha uno stile di gioco completamento diverso da quello della Spagna, ma il tiki taka puro non lo fa più neppure la nazionale. Si è adattato anche il Villarreal, che è un connubio perfetto: qualità, e la forza atletica di una squadra potente. Young Boys? Freuler? Ci deve ancora fare lezione…Dovremo cercare di batterli due volte, ma come dice Gasperini: se sono arrivati in Champions, un motivo c’è. Il Manchester United è la più forte del girone, lo era anche prima che tornasse Cristiano Ronaldo. Solskjaer è riuscito a imporre le sue idee anche a una squadra fatta di tanti campioni tutti insieme"

Serie A?

"L'Inter non è meno forte dello scorso anno e forse neanche la Juve. Senza Ronaldo perde dei gol, ma anche un giocatore che a volte portava squilibri e non aiutava la fase difensiva: la Juve segnerà con molti più uomini".

L'Atalanta?

"Gasperini è il primo che si diverte quando il suo calcio codificato funziona come dice lui. E se funziona si divertono tutti: noi, lui, i tifosi".

Matteo Pessina
Matteo Pessina / Nicolò Campo/Getty Images

L'addio di Romero?

"A offerte così non puoi dire no. L’Atalanta, uno dei pochi club con il bilancio positivo nell’anno del Covid, sa che il castello si regge su questa filosofia: aver portato nel calcio l’idea imprenditoriale del presidente Percassi".

L'Europeo?

"Abbiamo rivissuto quella notte della mia esclusione (prima dell'infortuno di Sensi e il reintegro, ndr) io e Locatelli nei giorni scorsi. Era poco prima di mezzanotte, sono in camera con Toloi, squilla il telefono e risponde Rafa: 'Scendi, il mister ti vuole parlare'. C’erano anche Vialli e Oriali, Mancini mi spiega: 'Fosse per me vi porterei tutti, ma c’è posto solo per 26: devo escluderti, ma resti comunque ancora una settimana con noi?'. Era più dispiaciuto di me. La vittoria finale mi ha aumentato l’autostima e la consapevolezza dell’importanza di essere stato umile, di aver voluto migliorare sempre. E mi ha insegnato che quando capisci, e lo assapori, cosa vuol dire vincere, non ti vuoi fermare mai: vuoi solo vincere".


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