Perché Sebastian Giovinco è soprannominato La Formica Atomica?
La Formica Atomica è un cartone animato nato in America ma che è stato trasmesso anche in Italia. Non ha avuto una vita lunga: i suoi 26 episodi sono andati tutti in onda nel 1965 e di lì in poi nessuno li ha più rivisti.
Il protagonista della serie è Atom, una formica dotata di superpoteri. Non si spiega come se li sia procurati, ma usa la superforza, la supervelocità e l'invulnerabilità per aiutare la polizia ad arrestare i cattivi.
Quale sarebbe la parte interessante di questo cartone? Che Atom è piccolo, ma che questo non gli preclude la possibilità di diventare un eroe. In altri termini: non è importante l'altezza, ma l'essere all'altezza.
Quando Sebastian Giovinco ha lasciato la Juventus per trasferirsi al Toronto, forse non si sentiva all'altezza della Serie A. Sperava che una meta calcisticamente così esotica potesse permettergli di esprimere a pieno tutto il suo talento. In effetti, in Canada si è rivista quella classe che gli aveva permesso di brillare al Torneo di Viareggio e con le maglie di Empoli e Parma.
È proprio in quelle esperienze che Giovinco ha dimostrato di meritarsi il soprannome di "Formica Atomica", perché esattamente come Atom ci ha fatto vedere che da un piccoletto possono arrivare gesta impressionanti. Certo, Sebastian non ha la superforza ma qualche gran gol su punizione ce l'ha mostrato.
Nei suoi anni migliori, Giovinco era capace di saltare l'avversario con una facilità impressionante, il suo baricentro basso gli permetteva di sgusciare via tra le gambe dei difensori che si chiedevano dove fosse finito. Tuttavia, in un calcio in cui bisogna essere sempre più prestanti sotto l'aspetto fisico e atletico, un giocatore di un metro e sessanta va in difficoltà e finisce di conseguenza per essere emarginato.
La scelta di sbarcare in MLS all'apice della sua carriera è anche un modo di protestare contro un gioco in cui non c'è più spazio per gli attaccanti piccoletti. Così, il giocatore che porta il nome di una formica supereroe si è trasferito nel campionato del paese in cui i supereroi sono nati.
Certo, il Canada non è l'America. Ma il suo calcio è a tutti gli effetti a "stelle e strisce" e proprio come ogni prodotto made in USA è circondato da un'assurda aura di spettacolarità. Per questo Giovinco è riuscito ad ambientarsi con facilità.
Il calcio americano è meno competitivo di quello del Vecchio Continente, ma è accompagnato da tanti riflettori e se riesci a splenderci vivi praticamente come un eroe. Da giocatore forte ma con degli evidenti limiti sul piano della mentalità, in MLS l'ex Juve è riuscito a diventare un fenomeno.
Nei quattro anni a Toronto, Giovinco è riuscito a diventare "il giocatore più forte della storia del club". A dichiararlo è stato il presidente Bill Manning (sì, lo stesso che ha "scoperto" Insigne su Wikipedia) che al momento dell'addio ha speso parole al miele per la Formica Atomica.
Stanco delle lusinghe del campionato americano, Giovinco ha infatti deciso di cambiare aria e di trasferirsi in Arabia Saudita. Lì è stata una mera questione economica - va detto - eppure anche a Riyad ha mantenuto una media da ottimo attaccante: 12 gol in 57 partite. Alla quale si aggiunge anche la partecipazione alla Champions League asiatica che l'ha fatto entrare nella ristretta cerchia di giocatori che hanno preso parte alla "Champions" in tre diversi continenti.
Se all'estero veniva trattato alla stregua di un dio, allora perché ha deciso di trasferirsi alla Sampdoria?
I motivi sono diversi: era rimasto svincolato e nessuno lo voleva; prima o poi l'Italia ti fa sempre sentire la nostalgia di casa; voleva dimostrare che anche a 35 anni può fare la differenza.
Tutte ragioni validissime. Eppure a noi piace immaginarla diversamente: ogni supereroe prima o poi ha bisogno di "andare in pensione", di sparire dai flash e dalle prime pagine dei giornali. Con i blucerchiati, difficilmente Giovinco riuscirà a ripetere le gesta fatte negli altri paesi; tuttavia, sicuramente farà vedere i suoi sprazzi da Formica Atomica.
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