Perché quella della Juve è una crisi di identità più che di risultati
Un avvio di stagione decisamente complicato con 2 vittore e 4 pareggi in campionato e 2 sconfitte in Champions League, sembra aver già spazzato via l'entusiasmo che si respirava quando il calciomercato regalava colpi come Di Maria, Bremer e l'ancora non pervenuto Paul Pogba.
I problemi in casa Juventus sembrano ormai essere cronici e non più acuti, visto che da anni ormai, nonostante cambino i protagonisti sia in campo che fuori, le cause alla base sembrano rimanere invariate. Più che la mancanza di risultati, a preoccupare sembra essere un'identità e un'organizzazione di gioco non ancora riconoscibili, che vanno senza dubbio al alimentare una situazione di fragilità mentale ormai ben nota.
Spostandoci sui singoli, non passano inosservate le involuzioni di molti calciatori, su tutti Locatelli, Bremer e soprattutto Vlahovic, i quali sembrano le brutte copie dei giocatori visti nelle loro precedenti squadre. Inoltre, molti giocatori che hanno recentemente lasciato la Continassa - come Demiral, Kulusevski e Bentancur - sembrano aver ritrovato brillantezza ma soprattutto continuità nelle loro prestazioni, mentre in bianconero faticavano e non poco. Per non dimenticare Dybala, relegato ai margini dal progetto tecnico bianconero e che adesso alla Roma sembra stia ritrovando l'antico smalto perduto.
Mettendo insieme questi tanti piccoli tasselli, si può notare come il problema alla base in casa bianconera sembra poter essere di natura mentale piuttosto che di natura fisica o tecnico-tattica. Perché al netto degli infortuni di Chiesa e Pogba i recenti risultati messi in bacheca dai bianconeri non sono comunque giustificabili vista la rosa a disposizione di Allegri.
Allegri-Juve: le buone ragioni per confermarlo e quelle per esonerarlo
Partendo dal presupposto che all'interno di qualsiasi azienda, special modo in quelle calcistiche, i problemi partono sempre da chi ne detiene le redini, anche a farne le spese è chi ci mette la faccia pubblicamente, ovvero gli allenatori. In questo caso, però, quello bianconero non è del tutto esente da colpe, e tra le tante accuse imputategli, quella più grande sarebbe quella di non essere riuscito a dare un'identità forte e riconoscibile alla sua squadra, a più di un anno dal suo ritorno.
Però prima di un eventuale cambio in panchina in casa Juve dovranno farsi più di qualche conto, in quanto il tecnico livornese "pesa" nelle casse bianconere ancora per 36 milioni, per via dei 2 anni e 9 mesi di contratto ancora rimanenti a 6,5 milioni di euro netti a stagione. Inoltre a questi soldi andrebbe aggiunto anche lo stipendio di un eventuale sostituto che, nel caso di Zidane, Pochettino o Tuchel, sarebbe più alto di quello percepito da Allegri in questo momento.
Al contrario dell'aspetto economico, che certamente frena un'eventuale uscita anticipata del tecnico, a preoccupare però è l'aspetto che riguarda l'aspetto tecnico e di credibilità nello spogliatoio. Molti giocatori sembrano non seguirlo più, andando spesso in disaccordo con quelle che sono le scelte tecniche all'interno della partita (come testimoniato dal labiale di Di Maria rivolto a Milik al termine della gara contro il Benfica, il quale non si capacitava di come Allegri avesse sostituito il polacco, autore di una grande partita).
Allegri, dal canto suo, sente la fiducia della società e non si sente a rischio, ma si sa, nel calcio tutto può accadere. Quel che è certo è che tutto il mondo bianconero si aspetta un repentino cambio di rotta, sia in campionato, sia in Champions League, e ulteriori passi falsi difficilmente saranno accettati.