Perché non è da escludere il nome di Mourinho come prossimo tecnico del Barcellona?

Indiscrezioni su un possibile ritorno dello Special One a Barcellona: perché - nonostante la sua mentalità e il passato al Madrid - non è da escludere come ipotesi.

José Mourinho
José Mourinho / Ivan Romano/GettyImages
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È ufficialmente partito il toto-allenatore in casa Barcellona. Solo sabato scorso Xavi annunciava il suo addio ai catalani a fine stagione, parlando di una scelta ponderata a lungo e che non sarebbe stata frutto della frustrazione per l'incredibile rimonta subita contro il Villarreal nell'ultima giornata di Liga. Tra domenica e lunedì c'è stato poi un continuo susseguirsi di nomi, da Thiago Motta ad Hansi Flick, passando per Thomas Tuchel, Roberto De Zerbi, Michel, tutti profili sondati per la stagione 2024/25, quella che dovrebbe segnare la rinascita del Barça.

Ma veniamo ad oggi, perché evidentemente i candidati non devono essere sufficienti, visto che, secondo il quotidiano ABC, a essersi offerto ai blaugrana sarebbe stato niente meno che José Mourinho. Una notizia che, se confermata, darebbe senso alla partenza dello Special One verso la Spagna nelle ore immediatamente successive al suo esonero dalla Roma, nonché al gran rifiuto di fronte alla faraonica offerta dei sauditi dell'Al-Shabab.

Ritrovare casa e riabbracciare un vecchio amico

"O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo": a primo impatto questa frase, presa da uno dei film di Batman diretti da Nolan, potrebbe calzare a pennello su José Mourinho che, dopo aver guidato il Real Madrid in una parentesi della sua trionfante carriera, passerebbe dall'altro lato della barricata per allenare gli acerrimi rivali - non solo dal punto sportivo, ma anche da quelli politici ed ideoligici - del Barça. Tuttavia, si tratterebbe in un certo senso di un ritorno a casa, visto che lo Special One ha mosso i primi passi nel calcio che conta proprio in Catalogna come collaboratore di Louis van Gaal, per poi tornare in patria e consacrarsi sulla panchina del Porto.

A proposito dei Dragões, ad avvalorare la notizia di un suo possibile approdo al Barcellona sarebbe la presenza nell'asset dirigenziale blaugrana di Deco, ex centrocampista che proprio Mou ha reso grande con la mitica Champions League vinta nella stagione 2002-03.

Alla fine c'entra sempre Mendes

Secondo ABC, non sarebbe stato il Barcellona a fare la prima mossa, ma tutto sarebbe partito da una candidatura spontanea dello stesso Mourinho. Naturalmente non dobbiamo immaginarci uno Special One che bussa alla porta degli uffici blaugrana per consegnare il proprio curriculum di persona, ma anche stavolta a muovere i fili della trattativa è Jorge Mendes, ossia uno dei procuratori più potenti e influenti al mondo che nell'ultimo periodo sta lavorando a stretto giro con il club catalano.

Oltre a curare gli interessi del giovane Baldé, c'è infatti la sua firma sui prestiti di Joao Felix e Joao Cancelo, e si deve a lui l'acquisto di Raphinha dell'anno scorso in un periodo economicamente tragico per il Barça (non che adesso le cose siano migliorate). Pertanto, a Mendes basterebbero un paio di telefonate per organizzare l'ingaggio del tecnico portoghese da parte del Barça.

Quale sarebbe il compito di Mourinho al Barça?

Per ora siamo ancora nella sfera delle indiscrezioni, e siamo certi che di qui a fine stagione di nomi per la panchina del Barcellona ne salteranno fuori a decine. Ma immaginiamo che l'affare vada effettivamente in porto e proviamo a chiederci quali sarebbero gli obiettivi di Mourinho come nuovo allenatore blaugrana.

Ovviamente dovrebbe vincere, sembra quasi pleonastico dirlo, visto che lo Special One non ha fatto altro che portare trofei in ogni piazza che l'abbia accolto (Tottenham a parte). Ma c'è un altro aspetto sul quale Mou dovrebbe lavorare e riguarda una dimensione più di appartenenza, di entusiasmo. Dovrebbe replicare quanto fatto già alla Roma, ossia far riappassionare i tifosi e far leva su un senso di partecipazione che al Barcellona sembra essersi un po' assopito.