Dalle polemiche alla caduta di un regno storico: perché lo Scudetto dell'Inter ha un sapore speciale

Uno scatto di Piazza Duomo
Uno scatto di Piazza Duomo / Mattia Pistoia/Getty Images
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L'Inter è Campione d'Italia per la 19° volta nella sua storia, a distanza di undici lunghi anni dall'ultimo tricolore. Una lunga astinenza interrotta da uno Scudetto che ha il sapore di impresa per come è arrivato e per quello che rappresenta.

Lo Scudetto conquistato dall'Inter non è meritato: è strameritato. E arriva ufficialmente con ben quattro giornate d'anticipo sulla fine di un campionato che vedeva inevitabilmente la Juventus come favorita principale: per uno storico regno (ora caduto) fatto di nove titoli consecutivi, per il monte ingaggio più alto della Serie A e tra i più alti d'Europa, per la presenza in rosa di un Cristiano Ronaldo arrivato a Torino per interrompere la maledizione Champions League e che invece si ritrova quest'anno con un titolo in meno in bacheca che può essere racchiuso nell'ampio distacco dalla capolista, volata a +13 (82 punti contro 69) sul terzetto di seconde che ora lotta per un posto in Europa.

L'Inter ha portato a casa un titolo inaspettato, dominando il campionato al momento del bisogno. Si era parlato di Scudetto anche per il Milan, con l'Inter brava a rimanere sempre attaccata nonostante le difficoltà interne ed esterne di una travagliata stagione inevitabilmente condizionata dalla pandemia e dalle scomode voci messe in giro ad hoc da certi giornali: perché a leggere certe cose l'Inter sembrava essere l'unico club in Italia e nel mondo con dei problemi finanziari ed obbligata a cambiare proprietà o l'unico che concordava con lo spogliatoio il rinvio degli stipendi; poi è stato il momento dell'Inter che era favorita per l'uscita dalla Champions (ma la Juve di turno, ad esempio, alla fine dei conti ha fatto solo due partite in più dei nerazzurri) o dell'Inter favorita per la cinque sostituzioni; poi le polemiche sul 'gioco difensivo', portate avanti da chi non analizza la tattica e smentite dai numeri. Poi però è arrivato lo Scudetto, e con lui l'ora di fare silenzio.

Conte ha isolato la squadra e l'ha compattata a dovere dopo la bruciante e precoce uscita dalla Champions, ha creato un bunker ad Appiano Gentile, è rimasto attaccato alla vetta e poi ha premuto il piede sull'acceleratore quando serviva. Ovvero nel girone di ritorno, quando sono arrivate undici vittorie consecutive dopo il giro di boa (record), il sorpasso sul Milan e l'allungo decisivo davanti a tutti. Fino a quando anche la matematica si è inchinata al Biscione, consegnandogli il 19° tricolore comodamente dal divano di casa e davanti alla tv. Un dominio racchiuso nei numeri (a quattro giornate dalla fine si contano 82 punti, frutto di 25 vittorie, 7 pareggi e due sole 2 sconfitte con 74 gol fatti e 29 subiti) e che deve essere solo un punto di partenza. Nella speranza dell'apertura di un nuovo ciclo.


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