Perché la Serie A ha accantonato Di Francesco?
La scalata di Eusebio Di Francesco ai vertici della Serie A si è trasformato in una caduta libera senza fine che l'ha portato a cambiare tre panchine nelle ultime tre stagioni. In ognuno dei casi il rapporto si è interrotto prima del tempo: in meno di 10 giornate nel caso di Sampdoria e Verona, prima della conclusione del campionato in quello del Cagliari.
Cosa sia successo al tecnico che aveva incantato sulla panchina del Sassuolo e portato la Roma in Semifinale di Champions League è difficile dirlo. Una reputazione ingiustamente sporcata da qualche esperienza negativa, o una serie di situazioni che hanno reso incompatibile il lavoro con i nuovi club.
Ad oggi Eusebio Di Francesco è svincolato. Non è facile trovare una panchina con così tanti tecnici nuovi ed emergenti in Serie A (Thiago Motta, Luca Gotti, Andrea Sottil, Alessio Dionisi, Gabriele Cioffi, Vincenzo Italiano); non lo è dopo 4 esoneri consecutivi e una stagione di stop (Roma, Sampdoria, Cagliari, Verona).
Il tecnico pescarese, con un passato da calciatore proprio nella Roma, è tornato a parlare in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport e si è soffermato sia su determinate questioni del passato che sul futuro.
4 anni dopo la Semifinale di Champions League è arrivato lo stop: "Il calcio è senza memoria? Sì, ma fa parte del gioco. Comunque quando, come nel mio caso, un allenatore non fa bene per poco più di trenta partite – fra Sampdoria, Cagliari e Verona – è anche perché non ha avuto modo di dare continuità a un lavoro. Comunque non sfuggo dalle mie responsabilità. Tra l’altro, è stato detto che io ero legato al denaro, invece le dico che alla Samp – dove volevo andare via già alla 2a giornata perché non ero d’accordo con le scelte – si è parlato di esonero, mentre ho rescisso, lasciando quasi due anni. Stessa cosa ho fatto a Cagliari, perché i progetti non erano stati rispettati: ho fatto togliere una clausola rescissoria da 3 milioni. A me piace allenare con le persone giuste".
Soltanto 4 le vittorie di Esubeio Di Francesco nelle ultime 33 panchine in Serie A con Sampdoria, Cagliari e Verona. Il record negativo di 19 gare consecutive senza conquistare i tre punti e un totale di 91 vittorie, 64 pareggi e 102 sconfitte nel massimo campionato italiano. Statistica peggiorata quasi esclusivamente dal 2018 in poi.
Sulla Roma dimenticata: "Diciamo che c’è un po’ di rammarico. Non ho rancore, ma solo voglia di rimettermi in gioco. In fondo ho anche portato il Sassuolo in Europa League. Tornando alla Champions coi giallorossi, la remuntada col Barcellona nacque in una settimana, non da un percorso. La mentalità europea è quella che mi piace".
Una mentalità e un felling che si è interrotto nell'anno successivo in cui il tecnico racconta di un rapporto ormai logoro con Monchi e recrimina a sè stesso di aver accettato la situazione senza arrivare a uno scontro di idee. Dal lancio di Zaniolo, "che nessuno voleva in società" al rifiuto di Berardi di firmare con la Roma perché non voleva essere una seconda scelta. Si è alla fine anche espresso sulla nuova gestione giallorossa di Dan e Ryan Friedkin.
Sui Friedkin: "Molto. Ho gioito per la Conference e mi è piaciuto il mercato. È stato fatto con criterio. La Roma è costruita bene come identità tattica. Per me può togliersi soddisfazioni. Con l’Atalanta non meritava di perdere. La cosa più bella è l’entusiasmo che si è ricreato. L’Olimpico pieno spinge tanto. Anche nell’errore c’è un applauso in più. Prima se si perdeva era una tragedia, ora se ne parla con positività, che fa bene alla squadra. Ma prima c’era del malumore verso i vertici del club, per il poco legame che si era creato".
Le differenze tra i Friedkin e l'ultima gestione Pallotta sono evidenti. Le scelte societarie della nuova dirigenza, da Mourinho a un mercato che punta a tenere i giocatori più forti e ad aumentare la qualità della rosa, hanno cambiato il clima intorno allo stadio Olimpico creando un legame stretto tra squadra in campo e tifosi.
Vuole cambiare sul mercato e in questo, afferma sempre Di Francesco, "Mourinho è un grande". Come rimpianto, sull'esperienza alla Roma, ha solo quello di aver accettato il mercato successivo alla cavalacata in Champions League. Sul passato racconta che l'ha cercato il Siviglia, mentre per il futuro vorrebbe un'altra chance "In Italia o in Spagna, dove si gioca con il 4-3-3 e con il 4-2-3-1, che piace a me, anche nella mentalità".
Nelle esperienze con Roma e Sampdoria è stato in entrambi casi sostituito da Claudio Ranieri, al Cagliari da Leonardo Semplici e al Verona da Igor Tudor. Se la Serie A ha momentaneamente accantonato Eusebio Di Francesco puntando su altri profili (diversi dei quali giocano con la difesa a 3), non significa certo che la carriera del tecnico pescarese nel nostro paese sia già terminata.
Se il calcio è senza memoria, ben presto verranno dimenticate anche le esperienze negative di Di Francesco, o proabilmente messe da parte per concedergli un'altra occasione in quella che diventerebbe la sua sesta squadra in Serie A.