Perché la Roma non dovrebbe rinunciare a Bryan Cristante

Bryan Cristante
Bryan Cristante / Silvia Lore/GettyImages
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L'estate prossima Bryan Cristante e la Roma potrebbero prendere strade differenti. Stando a diverse testate cartacee e online, la dirigenza giallorossa non solo non ha intenzione di rinnovare il contratto del centrocampista della Nazionale (in scadenza nel 2023), ma avrebbero addirittura invitato il suo agente a trovargli una nuova sistemazione il prima possibile.

La notizia è stata accolta con un notevole entusiasmo da parte della tifoseria romanista, una felicità incontenibile che a tratti può essere considerata perfino sproporzionata. È come se Cristante fosse il principale responsabile delle annate sottotono dei giallorossi e, di conseguenza, un suo addio non può che far bene alla squadra. Ma come si spiega tutto quest'astio nei suoi confronti?

Bryan Cristante
Bryan Cristante / Alessandro Sabattini/GettyImages

Eppure, quando Bryan Cristante è sbarcato nella Capitale era parere diffuso che un giocatore con quel talento avrebbe senz'altro alzato il tasso tecnico dei giallorossi, che nelle due stagioni seguenti avevano perso pedine fondamentali come Nainggolan, Strootman e Paredes.

Il suo doveva essere il volto della rifondazione del centrocampo della Roma, ma vuoi per difficoltà di ambientamento, vuoi per uno schieramento tattico non sempre congeniale alle sue caratteristiche, le cose si sono messe subito male.

Dopo l'incredibile semifinale di Champions League, la squadra di Di Francesco fatica a trovare continuità di risultati e per garantire maggior equilibrio in mezzo al campo il tecnico decide di schierare Cristante in mediana.

Il n°4 veniva da una stagione impressionante con l'Atalanta, in cui aveva messo a segno 12 gol in circa 40 partite, ma soprattutto dove aveva dimostrato di poter esprimere al meglio il proprio potenziale come trequartista. Non come mediano. Grazie alla sua enorme duttilità, Cristante è tornato in mezzo al campo, nella posizione che l'aveva lanciato a inizio carriera, ma che ne offusca le ottime doti balistiche.

Morale della favola: ha iniziato a picchiare di più e a segnare di meno, generando un senso di spiazzamento nei tifosi della Roma che si aspettavano di vedere un centrocampista da 10 gol a stagione, non un mediano di rottura.

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Cristante nel suo primo anno a Roma / VINCENZO PINTO/GettyImages

Nemmeno l'addio di Di Francesco e l'arrivo di Paulo Fonseca sono serviti a ridargli il lustro dei giorni migliori. Nel frattempo, a causa di qualche errore di troppo in fase difensiva, la sua considerazione da parte della comunità calcistica italiana si è nettamente deteriorata.

Cristante non è più la nuova speranza della Roma, ma è uno dei principali artefici del suo fallimento. Di chi è la colpa? Ovviamente il calciatore ha le sue responsabilità, ma la maniera in cui è stato impiegato ha senz'altro influito.

Nonostante un matrimonio che poteva proseguire meglio, l'ex Milan è ancora un titolare inamovibile nella formazione giallorossa. Il tecnico José Mourinho, pur riconoscendone i limiti, ne apprezza però l'immensa duttilità. Basti pensare che in un periodo di piena emergenza difensiva, l'ha schierato come centrale nella linea a tre.

L'importanza di Cristante per la Roma è stata espressa da Daniele De Rossi che, durante la sua conferenza d'addio, ha evidenziato il concetto secondo il quale non è importante essere nati e cresciuti nella Capitale per essere leader di questa squadra, ma che servono impegno, costanza e abnegazione: tutte qualità del 4 giallorosso.

Con tutta probabilità, il divorzio da Bryan Cristante servirà per riscattare Sergio Oliveira, pupillo dello Special One arrivato lo scorso gennaio. Certo, dire che senza di lui la Roma non riuscirebbe a vincere nemmeno una partita sarebbe sbagliato, ma onestamente fatico a credere come si possa cedere così a cuor leggero un giocatore capace di ricoprire bene così tanti ruoli.


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