Perché l'Empoli è la nuova isola felice della Serie A

Tommaso Baldanzi, Fabiano Parisi
Tommaso Baldanzi, Fabiano Parisi / Marco Luzzani/GettyImages
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Ci sono alcuni casi in cui diventa fin troppo facile puntare lo sguardo sulle realtà più solide e vincenti del panorama calcistico italiano, come Juventus, Milan o Inter, finendo immeritatamente per trascurare e non apprezzare il contributo di società diverse (mediaticamente più marginali) alla crescita della nostra Serie A. Una di queste è sicuramente l'Empoli allenato da Paolo Zanetti. Inutile negarlo: la compagine toscana è una delle realtà più floride a livello di giovani prospetti, anche se ancor oggi molti risultano essere un po' dubbiosi sulle prospettive del club a livello d'organico. Per quale motivo? Molte squadre riescono a "saccheggiare" questa realtà, che ha fatto della conduzione familiare il suo punto di forza oltre ovviamente al settore giovanile, meno noto rispetto a quello dell'Atalanta o della Fiorentina ma comunque sempre produttivo. Esempi nel corso di questi ultimi anni? Traorè, Ricci, Viti, Bajrami, Zurkovski, Parisi e Stojanovic oltre al Asllani, Cambiaghi e Baldanzi.

Eppure nel nostro calcio le nostre squadre faticano ancora a lanciare i giovani. Non è di quest'avviso ovviamente il presidente Corsi che - nel corso di un'intervista a TMW - ha spiegato perché tutti vanno lanciati e gestiti: "Bisogna avere coraggio di buttare nella mischia i giovani che se lo meritano. Questo sentimento dev’essere però interpretato e razionalizzato dall’allenatore. Deve ritenere i ragazzi all’altezza, credere in loro e saperli valorizzare nel tempo. Non tutti gli allenatori che sono passati da Empoli negli anni si sono adattati a questo nostro modello di gestione, a differenza di altri che lo hanno fatto magistralmente”.

Già, buttare nella mischia chi se lo merita oltre ovviamente alla gestione del tecnico che - in questo caso specifico - diventa fondamentale per l'upgrade di ogni giocatore. Come ha detto Corsi non tutti gli allenatori si sono adattati a questo metodo ma alcuni ci sono riusciti alla perfezione. Prima di Paolo Zanetti è stato Aurelio Andreazzoli a far entrare nel calcio che conta molte pedine con un ottimo potenziale, riuscendo anche a convincere in termini di gioco e di risultati. Zanetti, adesso, sta dando continuità a un progetto che - visto il piazzamento in classifica - riesce a dare i suoi frutti: dodicesimo posto e molti elementi ormai diventati imprescindibili. Nel corso dell'ultima sfida contro lo Spezia a segno anche Cambiaghi, terzo marcatore nato dopo il 2000 con almeno due gol segnati. Dimostrazione di come la "linea verde" continui a funzionare.

Perché nessun club di prima fascia "emula" l'Empoli? Perché nessuna società decide di puntare sul vivaio anziché sfruttare risorse create dal club toscano? La verità è che - almeno tra le big - è sempre regnata la predisposizione a cercare nell'orticello altrui i talenti già formati senza tener conto della formazione e della valorizzazione dei giovani. Adesso, forse, c'è soltanto la Juventus con Miretti, Fagioli, Gatti e Iling-Junior a puntare su questa linea, ancora però troppo lontana da quella empolese. In certi casi conta la programmazione, il metodo e anche lo scouting, cose che a un club come l'Empoli riescono alla perfezione.

Corsi non mette fretta: studia i giovani, capisce e apprezza gli allenatori, e li fa anche crescere. Un altro esempio? Maurizio Sarri, che ha mosso i primi passi nel nostro campionato maggiore (dopo una lunga gavetta) proprio al Castellani proponendo un calcio razionale e spettacolare beccandosi anche i complimenti di un certo Samuel Eto'o. Intelligenza, positività, voglia di fare calcio senza troppe e particolari pretese. Una filosofia degna dell'oranje, o meglio della nuova realtà del nostro calcio. Felice, proprio come i giovani che la rappresentano.