Perché in Serie A non si potrà più indossare la maglia numero 88?

Mario Pasalic
Mario Pasalic / Emilio Andreoli/GettyImages
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"I calciatori non potranno più giocare con il numero 88 sulle maglie": lo ha annunciato il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, dopo che il Governo ha approvato questo provvedimento mirato a combattere l'antisemitismo. Essendo l'H l'ottava lettera dell'alfabeto, l'88 viene infatti usato dai gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler. Pertanto, a partire dalla prossima stagione, Mario Pasalic (Atalanta), Toma Basic (Lazio) e Mateusz Praszelik (Hellas Verona), che - sembra scontato dirlo - non indossavano ovviamente l'88 per fini antisemiti, saranno costretti a cambiare numero.

Lo stesso Piantedosi ha poi aggiunto: "Nello stesso codice etico viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo. C'è quindi il divieto dell'uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo; la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche; la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l'atteggiamento proattivo delle società in questo campo".

Non si è fatto attendere il commento del ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi: "Questa è una tappa di transito di un percorso operativo. Credo che i contenuti che abbiamo inserito in questa dichiarazione di intenti, nella loro semplicità, siano esaustivi. La cose più importanti poi sono la responsabilità nei fatti e la bassa frequenza nelle parole. Figc, Leghe, calciatori, allenatori, tutti sono allineati sul messaggio che vogliamo mandare, lo stesso vale per i presidenti Malagò e Pancalli. Oggi abbiamo iniziato con il calcio per l'impatto che ha, ma lo faremo anche con il resto dello sport".

"Grazie per averci coinvolto fin dall'inizio in questo percorso. L'impegno che assumiamo è a nome di tutto il mondo del calcio. Un impegno solenne che vogliamo rispettare, fatto di tante cose concrete. Il nostro mondo è composto di società e tesserati che raggiungono ogni parte del territorio: riuscire a coinvolgerli, responsabilizzarli è una sfida ambiziosa ma a portata di mano", ha concluso invece il segretario generale della Figc, Marco Brunelli.