Perché in Italia si tende a non dare fiducia fin da subito ai giovani come invece accade in gran parte d'Europa?
In Premier League, Bundesliga, Liga, Ligue 1 ma anche e soprattutto in Olanda, Belgio, Scozia, nei paesi scandinavi e/o in quelli est europei i club puntano da sempre nei settori giovanili sfornando di anno in anno tantissimi talenti i quali vengono poi lanciati fin da subito nel calcio dei grandi a prescindere dall'età e dall'esperienza. Perché in Serie A non accade lo stesso?
Dare una risposta certa è difficile ma esistono indubbiamente delle teorie. La più fondata si basa sul fatto che in Italia si dà troppa importanza ai numeri e alle sentenze del campo: per un allenatore così per l'appunto per un giovane calciatore, il campo è il principale elemento di valutazione mentre altri fattori come per esempio la poca esperienza, la crescita potenziale e, cosa ancora più importante la pazienza, non vengono minimamente considerati.
Nei campionati esteri c'è una maggiore tendenza ad aspettare la crescita dei giovani calciatori, cosa che in Serie A manca completamente: fuori dall'Italia i giovani hanno più fiducia e libertà di sbagliare (d'altronde è solo sbagliando che si impara) mentre da noi non appena un giovane talento commette una serie di errori e non si dimostra all'altezza delle aspettative viene "crocifisso" e lasciato in panchina a marcire.
Alla luce di questa tendenza tantissimi giocatori tra i 24 e i 26 anni d'età sono ancora da formare dal punto di vista dell'esperienza e questo fatto pesa non poco soprattutto a livello internazionale sia che si tratti di match tra club che tra nazionali: le differenze con gli altri campionati e con le altre nazionali sono evidenti e nella maggior parte delle volte imbarazzanti.
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