Perché Hirving Lozano viene soprannominato El Chucky?
Quel 17 giugno di tre anni fa sembrava una domenica come le altre. Sebbene l'estate non fosse ancora ufficialmente iniziata, faceva già un gran caldo e pur di trovare refrigerio le persone si riversavano nelle strade o si sistemavano sui balconi per guardare la televisione.
Il Covid non c'era ancora, quindi ogni occasione era buona per stare insieme e divertirsi. Quella sera poi c'era un altro motivo per riunirsi: su Rai 1 andava infatti in scena un Germania-Messico valido per i gironi del Mondiale che era iniziato solo qualche giorno prima. Tutti gli italiani volevano gufare contro gli odiati tedeschi che, antagonismi a parte, erano davvero una corazzata e vederli giocare era sempre una gioia per gli occhi.
E invece quel 17 giugno del 2018 è avvenuto qualcosa che ha del paranormale. Al 35' Thomas Muller perde palla (e già questa è una notizia), dando la possibilità ad Javier Hernandez di ripartire il contropiede. Dopo aver puntato Jerome Boateng, il Chicharito serve un compagno che arriva a tutta velocità sulla sinistra. Il 22 entra in area di rigore e sterza improvvisamente, mandando al bar un Mesut Ozil che si trovava lì per caso. Con un tiro di destro sul primo palo batte l'imponente figura di Manuel Neuer che all'epoca era senza dubbio il portiere più forte del mondo. Grazie a quel gol, il Messico ha battuto la Germania campione del mondo in carica.
Se in Sudamerica quella rete ha generato letteralmente un terremoto, negli uffici di Castel Volturno c'è un uomo che è rimasto impassibile. L'unica sua reazione visibile è stato un sopracciglio inarcato.
È in quel momento che Carlo Ancelotti si è innamorato di Hirving Lozano e lo voleva a tutti i costi per il suo Napoli. Poco importa se sugli esterni vigeva ancora il monopolio di Insigne da una parte e Callejon dall'altra, un giocatore così talentuoso non si vede spesso e Re Carlo di talenti se ne intende.
Finito il Mondiale, Lozano si trasferisce in Campania per la cifra monstre di 38 milioni di euro, diventando l'acquisto più oneroso della società azzurra. La tifoseria lo accoglie col solito entusiasmo del sud e da lui si aspetta davvero tanto.
Invece, nella stagione 2018/19 succede di tutto e tra sconfitte, delusioni varie e perfino un ammutinamento, c'è da chiedersi se Lozano sia un giocatore da Napoli. La sua tecnica è indiscutibile, ma deve mettere su un po' di muscoli per riuscire l'uomo anche in Serie A. E poi con un Insigne così come pretende di trovare spazio?
Fatto sta che il messicano trascorre la maggior parte del suo tempo in panchina, chiedendosi se aver lasciato quel PSV in cui era considerato una stella fosse stata la scelta giusta. A rincuorarlo però ci pensa il nuovo allenatore, un calabrese che con i suoi modi rozzi e diretti lo sprona a dare il massimo. È proprio a Gennaro Gattuso e alle sue continue rotazioni in avanti se Lozano riesce infatti a prendere confidenza con l'ambiente partenopeo.
Alla fine anche il suo mentore verrà esonerato, ma adesso sotto la guida di Luciano Spalletti, Hirving Lozano è diventato un giocatore completo, capace di incidere in zona gol e soprattutto di capire i momenti della partita. Non è ancora riuscito a togliere il posto a capitan Insigne (probabilmente lo farà l'anno prossimo), però ha saputo adattarsi anche alla fascia destra dove può essere pericoloso con i suoi strappi e i suoi cross.
Già, perché vedendo giocare il messicano si ha quasi la sensazione che non voglia mai starsi fermo, che sia in continua agitazione. Sembra quasi assatanato. Quando era solo un promettente ragazzino delle giovanili del Pachuca, Lozano era solito fare degli scherzetti ai coetanei, con i quali non condivideva solo il campo da gioco, ma anche la tristezza di vivere a centinaia di chilometri da casa nonostante la giovane età. Chi camminava tra i corridoi dell'academy aveva costantemente paura di vederselo sbucare fuori da un momento all'altro. Era come trovarsi in un film dell'orrore.
Ed è proprio al Pachuca, lì dove tutto è cominciato, che Hirving Lozano si è procurato il soprannome El Chucky, in onore della bambola assassina dell'omonimo film diretto da Tom Holland. In effetti, tra lui e "Chucky" (che in Messico pronunciano "Ciuchi") c'è una somiglianza incredibile. Ancora oggi quell'attaccante messicano che salta l'uomo sulla fascia come un indemoniato viene chiamato come uno dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema horror.
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