Perché Edson Arantes do Nascimento era detto Pelé?
Edson Arantes do Nascimento è morto a 82 anni nell'ospedale di San Paolo Albert Einstein, dove era ricoverato da un mese. Una storia incredibile con il Santos e soprattutto con il Brasile. Tre Mondiali e un Pallone d'oro mai ricevuto perché dal 1956 al 1994 era riservato soltanto ai calciatori europei. Nella classifica alternativa stilata da France Football, il campione brasiliano ne avrebbe vinti ben sette, 4 consecutivi dal 1958 al 1961, 2 nel 1963-64 e l'ultimo del 1970.
"Spero che un giorno giocheremo a calcio insieme nel cielo". Così Pelé concludeva la descrizione del post su Twitter in onore dell'amico Diego Armando Maradona poco più di due anni fa in occasione della sua morte.
Nel mese di dicembre, seguendo i Mondiali in Qatar, commentava su Instagram le dichiarazioni di Neymar sul dubbio se lasciare la Nazionale o meno, complimentandosi con lui per aver eguagliato il suo record durato più di 50 anni e invitandolo a non lasciare: "Continua a ispirarci. Continuerò a colpire l'aria di felicità ad ogni tuo gol, come ho fatto in tutte le partite che ti ho visto in campo".
Poi i complimenti al caro amico Kylian Mbappé dopo la Finale più bella di sempre, a Lionel Messi per aver raggiunto un traguardo tanto sognato e all'Argentina, con un conclusivo "Sicuramente Diego ora sta sorridendo" che ha fatto subito il giro del mondo.
Se ne è andato anche Pelé. Un nome, una leggenda. Cosa significa però proprio quel nome di quattro lettere legato in modo indissolubile alla storia del calcio? Come riportato in un articolo del 2006 sul Guardian e recentemente da Gino Cervi sul Foglio, Pelé non significa assolutamente nulla in portoghese.
È lontano dalle teorie che volevano derivasse dalla linguistica gaelica o dagli immigrati turchi a Bauru (dove si trasferì Pelé a 5 anni); si tratta si un soprannome puramente brasiliano originato da una serie di storpiature e da un bambino muto "guarito" grazie alle "benzedeiras, le donne-sciamane che sapevano risolvere malattie e sventure entrando in contatto con gli spiriti".
Il cognome do Nascimento era di suo padre, Joao Ramos, ex calciatore conosciuto come Dondinho; Arantes quello di sua madre Maria Celeste. Il suo nome, Edson, era quello con cui avrebbe voluto essere chiamato all'inizio e ricordato per sempre, in onore di Thomas Edison, l'inventore della lampadina. Il nomignolo Pelé, a confronto, perde sicuramente valore e al futuro campione brasiliano non piaceva molto. La storia però è leggermente più articolata.
In un'intervista alla Bild am Sonntag del 2006 Arantes do Nascimento rivelava che: "Il nome Pelé non lo ho inventato io. Non volevo essere chiamato così. [...] Pelé non è il mio vero nome, io mi chiamo Edson. Non sono stato io a escogitare un simile nome. Pelé infatti in portoghese è un termine infantile, mentre Edson si rifà a Edison, l' inventore della lampadina. Un compagno di classe volle farmi arrabbiare affibbiandomi il nomignolo Pelé. Fu così che persi la pazienza, lo guardai prima male, dandogli poi uno schiaffo. Per questo fui anche sospeso da scuola per due giorni..."
"Col tempo - ha spiegato il 65enne brasiliano - imparai a vivere come se nel mio cuore ci fossero due persone: una di nome Edson, che si divertiva con la sua famiglia e i suoi amici, l' altra che era invece il calciatore Pelé. La cosa buona è che Pelé è una parola che può essere facilmente pronunciata in tutto il mondo, mentre con Edson gli asiatici avrebbero avuto problemi. Tutto sommato devo essere grato a questo nome..."
Come riportato anche da Paolo Tomaselli su Repubblica ben 16 anni fa, ciò che Pelé non spiega è l'origine di quella parola accentata alla fine, formata da quattro lettere, la cui sequenza in portoghese non ha alcun significato. È la storia di un portiere che giocava con il padre Dondinho nel Gama de Sao Lourenço, diventato l'idolo del piccolo Edson. A ogni parata dell'estremo difensore, i tifosi gridavano esultanti "Boa Bilé!", "Bravo Bilé" o "Bella Bilé".
Pelé, Edson o anche "Dico", soprannome con cui i parenti lo chiamavano da bambino, aveva interiorizzato quel Bilé al punto di ripeterlo spesso anche con i suoi amici. È così che i compagni, forse per un gioco tra bambini o per differenze d'accento trasformarono quel Bilé prima in Pilé e successivamente in Pelé, la parola da 4 lettere destinata a cambiare il calcio .
La curiosità principale riguarda proprio la storia di quel portiere: il Bilé che ha ispirato Edson. Il suo vero nome era José Lino ed era figlio della vedova Dona Maria Rosalina. A due anni dalla nascita non aveva ancora proferito alcuna parola e sua madre decise di rivolgersi alle donne-sciamane di cui sopra. Uno dei riti per provare a guarire il piccolo era la sequenza di parole "Bili, bilu, tetéia!", alla quale dopo diverse sedute, finalmente un giorno José Lino rispose: "Bilé", inconsapevole che la sua prima parola, leggermente modificata, sarebbe stata destinata al ricordo eterno.