Perché bisogna guardare il documentario su Totti?

Francesco Totti il giorno dell'addio al calcio
Francesco Totti il giorno dell'addio al calcio / Paolo Bruno/Getty Images
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"Mi chiamo Francesco Totti" era già uscito nei cinema in "edizione limitata", cioè solo per tre giorni, ma lo scorso lunedì è sbarcato su Sky e su Prime Video a disposizione di chi, causa impegni o pandemia, non è riuscito ad andare nelle sale. E se anche non foste tifosi della Roma dovreste vedere questo biopic che ripercorre la carriera del giocatore più forte della storia giallorossa, tra i più grandi di quella calcistica italiana.

Perchè dovreste vederlo? Perché di storie d'amore applicate al calcio e ad una squadra, come questa, non ne vedrete da nessun'altra parte. Ripercorrere cosa (e anche come) ha fatto Francesco Totti, secondo il suo sguardo, e non quello di giornalisti, opinionisti e quant'altro, è tutta un'altra cosa. Il rapporto con i vari allenatori, quelli che per lui sono stati come padri, Carlo Mazzone e Zdenek Zeman, e chi invece lo aveva praticamente messo alla porta (Carlos Bianchi), fino alla duplicità del rapporto con Luciano Spalletti, ora diventato "solo" colui che lo ha fatto smettere di giocare a calcio.

Carlo Mazzone e Francesco Totti
Carlo Mazzone e Francesco Totti / Claudio Villa/Getty Images

La sua rivalità con la Lazio, la vittoria dei Mondiali dopo il grave infortunio e la folle rincorsa di Totti alla Germania. Il rapporto con i tifosi, anche avversari, la spensieratezza negata della gioventù fino alla notorietà e alla famiglia con figli annessi. Per arrivare all'epilogo che, siamo sicuri, farebbe piangere anche una pietra. Per questi, e per molti altri motivi, dovreste vedere "Mi chiamo Francesco Totti".


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