La parabola di Jack Wilshere: il mancato centrocampista più forte al mondo

Jack Wilshere
Jack Wilshere / Robbie Jay Barratt - AMA/Getty Images
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L'allenamento è finito e quasi tutti sono ormai rientrati nello spogliatoio per andarsi a fare la doccia. Sul campo è rimasto però un giocatore. Uno bassino e un po' tozzo. Ha la faccia da bambino ma si vede che dimostra meno degli anni che effettivamente ha. Glielo si legge negli occhi: ha infatti lo sguardo di chi ne ha passate tante nella vita.

Con lui c'è un giovane portiere, uno sbarbatello alto e mingherlino dalle movenze goffe e impacciate: uno alle prime armi. I due sono esteticamente diversi, eppure sono accomunati da una cosa: non giocheranno la partita del giorno seguente. Per questo hanno deciso di fermarsi un po' più a lungo.

A un certo punto, il giocatore più anziano prende una decina di palloni, li sistema al limite dell'area di rigore e inizia a calciare da fuori.

Primo tiro: gol

Secondo tiro: gol

Terzo tiro: gol

E avanti così fino a 10. Magari penserete che sia colpa del giovane portiere, ma in realtà ogni conclusione finisce all'incrocio dei pali, risultando imprendibile. Finiti i palloni, il tiratore si rivolge al compagno e gli dice:

"Ok man, we're done"

Le sue parole pongono così fine all'allenamento. Anche se non è riuscito a prenderne una, il giovanotto è felice di parlare col suo collega, anzi lo ringrazia per il tempo speso insieme. Poter parare i suoi tiri (o almeno provarci) dev'essere stato davvero un grande onore.

Rimasto solo, il protagonista della nostra storia si siede in panchina, beve un energizzante e guarda il campo con occhi di gioia. È felice perché, dopo un periodo di inattività, ha trovato finalmente una squadra con cui allenarsi, fa niente se non può giocare, a lui basta solo dare dei calci a quello stramaledetto pallone. Poi è contento anche perché non si fa male più da un po', ma guardandosi il ginocchio, il sorriso scompare dalla sua faccia.

Cosa sarebbe diventato Jack Wilshere senza gli infortuni?

Il campo d'allenamento è quello del Como, società che ha adottato l'inglese in attesa che trovi una nuova squadra disposta a metterlo sotto contratto. Infatti, dopo i 6 mesi al Bournemouth, Wilshere è rimasto svincolato e nessuno sembra disposto a dargli una possibilità.

Il Como ha provato in tutti i modi a tesserarlo, ma la Serie B non prevede la possibilità di acquistare extra-comunitari che provengono dall'estero. Quindi, dopo aver maledetto la Brexit, Wilshere si sta accontentando degli allenamenti con gli uomini di Giacomo Gattuso, sperando nella chiamata di qualche società. Qualora non dovesse arrivare, direbbe con tutta probabilità addio al calcio... a soli 29 anni.

Mentre è sotto la doccia, la mente di Wilshere vola al 16 febbraio 2011. A Londra va in scena l'attesissima sfida di Champions League tra Arsenal e Barcellona e il tecnico dei Gunners Arsene Wenger non esita a mettere nella mischia dal 1' il giocatore inglese.

L'allora 19enne Wilshere disputa la miglior partita della sua carriera: corre, recupera palla, la smista, ma soprattutto porta a spasso con nonchalance gente come Xavi, Iniesta e Sergio Busquets. Il match termina 2-1 per i londinesi e a distanza di anni è lui stesso a scherzare sulla sua super prestazione:

Qualche anno più tardi, il Barcellona ha detto addio a Xavi che lascia la squadra col centrocampo più forte al mondo priva del suo faro di centrocampo. Quando chiedono a Dani Alves chi avrebbe voluto vedere al suo posto, il giocatore più vincente della storia non ha dubbi: "per me il Barça dovrebbe prendere Wilshere".

Si passa poi al 2013, quando il classe '92 mostra il suo calcio migliore. Qualsiasi sia il ruolo che gli assegna Wenger, Wilshere riesce a farlo alla perfezione. Gioca come mediano e recupera una quantità infinita di palloni; gioca come mezzala e fa da ponte tra le azioni difensive e quelle offensive; gioca da trequartista e si inserisce in area con una frequenza, ma soprattutto con una letalità incredibili.

Il manifesto di Jack Wilshere è quel gol segnato al Norwich il 19 ottobre. Un'azione spettacolare che tutti noi abbiamo visto e rivisto milioni di volte perché non riusciamo ancora a capire come sia possibile solo pensare giocate del genere.

Finita la doccia, Wilshere si accomoda sulla panca dello spogliatoio ormai deserto. Chissà cosa pensa delle strutture del Como che, con tutto il rispetto, sono ben diverse da quelle dei grandi stadi in cui ha giocato. Poco importa, magari non ci sta facendo nemmeno caso. Adesso i suoi pensieri sono all'11 marzo 2013.

Quel giorno suscita in lui un ricordo molto più triste perché la caviglia che si era già operato due anni prima cede di nuovo e lo costringe a un lungo stop. Di lì inizia un calvario dal quale Wilshere non è mai uscito.

Nel frattempo, inizia a far parlare di sé soprattutto per le vicende extra campo. Capatine nei night club, guida in stato di ebbrezza, ritiro della patente, le solite cose da giocatori inglesi insomma. Wilshere inizia a crearsi la nomea di bad boy e i tifosi che l'avevano tanto esaltato pian piano lo ripudiano. Un pilastro del calcio di Sua Maestà come Paul Scholes attacca l'indolenza del centrocampista dei Gunners, reo di non lavorare abbastanza per migliorare.

Incassata anche questa botta, per Wilshere non è ancora finita. Dopo la caviglia, nel 2015 è il turno del perone: frattura, operazione e 247 giorni di stop. In tutto questo tempo, il calcio è cambiato e l'Arsenal non sembra disposto ad aspettare il giocatore cresciuto con lo stemma dei Gunners sul petto.

Pertanto, i londinesi lo cedono al Bournemouth, un club più modesto nel quale potrà giocare di più e recuperare la forma migliore. Le coste del Sud dell'Inghilterra sembrano giovargli, tant'è che in quella stagione Wilshere non si fa mai male e riesce a disputare ben 27 partite.

Jack Wilshere
Jack Wilshere con i Cherries / Catherine Ivill - AMA/Getty Images

Finito il prestito, il giocatore non vede l'ora di far ritorno alla base. Tuttavia, come una maledizione un ennesimo infortunio incombe, di nuovo il perone, di nuovo operazione e di nuovo 3 mesi di stop. Alla fine recupera, gioca qualche spezzone di partita, ma l'Arsenal gli annuncia che il suo contratto non sarà rinnovato: per Jack Wilshere è una batosta tremenda.

Il West Ham punta sulla sua esperienza offrendogli un triennale, ma nei primi due anni scende in campo poco più di dieci volte e nel 2020 gli Hammers rescindono il contratto con Wilshere. Nel gennaio 2021, il Bournemouth lo riprende per puntellare la rosa ma alla fine del campionato, l'ex enfant prodige del calcio inglese è - metaforicamente - in mezzo alla strada.

Arrivato a questo punto, Wilshere ha una specie di sussulto, non riesce più a reggere il peso del passato. Pur essendo infinitamente grato al Como per l'opportunità che gli ha dato, non si capacita di come abbia fatto a finire così in basso.

Wilshere ha finito di rivestirsi, entra in macchina e lascia il centro d'allenamento. Negli occhi la gratitudine di chi è tornato a fare ciò che ama, nel cuore l'amarezza di chi sa che sarebbe potuta andare diversamente.


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