Papa Bouba Diop: il Senegal ed il calcio mondiale piangono il Leone del Mondiale nipponico
Papa Bouba Diop nasce a Dakar il 28 Gennaio 1978, crescendo nel proprio Paese tanto come uomo quanto come giocatore. Centrocampista "box to box" dall'elevata forza fisica e dotato di grande balistica, Bouba Diop compie il suo primo viaggio fuori dal continente africano nel 1996, quando, all'età di soli 18 anni, si trasferisce e firma il suo primo contratto professionistico con il Neuchtael Xamax. Passa poi nel 2000 al Grasshoppers, altra squadra svizzera, dove si toglie la prima soddisfazione personale: grazie, infatti, ad una sua conclusione dalla distanza, permette ai suoi di conquistare la Coppa Svizzera ed essere premiato col titolo di migliore in campo durante la finale. Vincerà anche il Golden Ball svizzero.
Dopo le due esperienze elvetiche, Diop rimane in Europa, accasandosi prima con il Lens in Francia (2002-04, 66 partite e 7 gol), poi con Fulham (divenendone anche capitano) e Portsmouth in Inghilterra. Si trasferisce nel 2010 ad Atene, dove gioca per i giallo-neri dell' AEK (2010-11, segnando quattro reti), salvo poi fare ritorno e chiudere la carriera in Inghilterra, prima con la maglia Hammers del West Ham (2011-12) e poi nel Birmingham (2012-13). In tutte queste esperienze Papa Bouba Diop si contraddistingue sempre per la sua grande umiltà, per essere centrocampista onesto, battagliero, mai domo e sempre utile tanto nella manovra di impostazione quanto nella fase di interdizione. Giocatore, come testimoniano titoli vinti e gol segnati, dalla carriera semplice, normale, ma il cui hype crebbe a dismisura nell'ormai lontana estate di 18 anni fa, durante i Mondiali di Giappone-Corea del Sud.
L'allora CT del Senegal, Bruno Metsu, convoca Papa Bouba Diop a disputare la Coppa del Mondo ed il centrocampista non delude le aspettative. Diventa eroe nazionale, e non solo, sin da subito, il 31 Maggio 2002, segnando nella gara inaugurale del torneo contro la quotatissima Francia (allora la gara d'esordio veniva disputata dai campioni mondiali in carica); un gol rocambolesco, su traversone dell'attaccante Diouf, praticamente da terra, da seduto, dopo la corta respinta della difesa francese. Ed è subito esultanza, particolare, simpatica, quasi a testimoniare un rito, una danza popolare, ballando assieme al resto dei compagni attorno alla maglietta sfilata dopo la marcatura. Il Senegal, non solo diventa da questo momento squadra simpatia, amata ed apprezzata dal pubblico di quell'edizione mondiale, ma anche vera e propria outsider del girone A che racchiude, oltre ai Lions, Francia, Danimarca ed Uruguay. Proprio contro la Celeste di Forlan, Recoba ed Abreu, l'eroe Papa Bouba Diop sigla una doppietta storica, in appena dodici minuti, che consente al Senegal di raggiungere per la prima volta nella sua storia gli ottavi e poi, grazie ad un'altra doppietta, questa volta di Camara, i quarti di finale della fase ad eliminazione dei Mondiali. Soltanto il Golden Gol di Mansiz costringerà un'intera Nazione ad abbandonare i propri sogni di gloria, fermandosi sul più bello, senza però dimenticare quanto di positivo mostrato e trasmesso fino a quel momento.
Il centrocampista senegalese, durante quei Mondiali, si impone in tutto: impossibile non notarlo nei suoi due metri di altezza, grazie ai quali in mezzo al campo vince praticamente tutti i contrasti, domina nei duelli aerei e sovrasta fisicamente chiunque. Sempre pericoloso negli inserimenti, perennemente oscillante tra centrocampo e trequarti, a legare gioco nel 4-1-4-1 disegnato da Metsu.
L'uscita dalla competizione della nazionale senegalese rappresenta una sconfitta per chiunque, perchè grazie alle gesta, i gol, le esultanze de Les Lions de la Teranga, l'intero panorama calcistico ha potuto simpatizzare e tifare per il Senegal, ma non significa necessariamente sconfitta per Papa Bouba Diop, ricordato ancora oggi e sicuramente anche in futuro da quella generazione che ne ha potuto apprezzare le qualità umane, la disciplina, l'amore per il calcio e, soprattutto, per la bandiera nazionale. Nel 2002 venne inserito anche all'interno della lista per i candidati vincitori al Pallone d'Oro; stravinse Ronaldo il Fenomeno, con alle spalle Roberto Carlos, Kahn e Zizou Zidane. E Bouba Diop? Ventunesimo. Due voti, simbolici, di due giornalisti che hanno rivisto nel centrocampista senegalese e, probabilmente, in tutto il team nazionale, un eroe, magari minore, ma pur sempre un eroe, capace di trascinare, attirare simpatie ed essere amato per la sua umiltà, la sua passione, la sua umanità. Due voti che, oggi più che mai, dopo la sua scomparsa in seguito alla lotta contro il morbo di Charcot, alla giovane età di 42 anni, riecheggiano e rimbombano, dentro quello stadio vuoto, il Seoul World Cup Stadium, dove Papa Bouba Diop ha lasciato definitivamente il segno dentro coloro che ne han potuto apprezzare le doti. Ieri, a poco meno di due mesi dal compimento dei 43 anni, chiunque ne ha ammirato le qualità, ha perso un pezzo del proprio cuore e del proprio romanticismo.
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