Paolo Maldini a 360°: "Non esiste un Milan fuori dalla Champions. Pioli? Pensavo fosse un debole"

Paolo Maldini
Paolo Maldini / John Berry/Getty Images
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A DAZN è intervenuto Paolo Maldini, con il direttore tecnico di un Milan primo in classifica che ha rilasciato una lunga intervista in cui, oltre ad aver raccontato i suoi (tanti) anni da calciatore, ha parlato delle prospettive della sua squadra, anche e soprattutto di mercato, senza tralasciare il figlio Daniel, ormai stabilmente presenza fissa della prima squadra rossonera.

Maldini e mister Pioli (di spalle)
Maldini e mister Pioli (di spalle) / Claudio Villa/Getty Images

"Mi sono preparato facendo nove anni lontano. Ho cercato di riprendere in mano la mia vita, prendendo in mano le cose che avevo 'tralasciato' come la famiglia e gli amici. Mi sono goduto questi anni come un ritorno alla normalità, staccandomi dalla realtà quotidiana del calcio, ma seguendo naturalmente le partite, il Milan e la Champions League - le parole di Maldini riportate da Calciomercato.com -. Al momento di rientrare non ero prontissimo, è stata una cosa improvvisa. Ero a Miami, mi chiamò Leonardo dicendo che da lì a dieci giorni sarei dovuto essere da lui, mi voleva. Nel recente passato c'è stata l'ipotesi di rientrare anche con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d'accordo su determinate cose. C'era stata la possibilità di rientrare anche con Barbara Berlusconi, ma successero varie cose. La mia scelta è stata legata ai colori rossoneri".

Massara e Maldini
Massara e Maldini / Alessandro Sabattini/Getty Images

Ormai cercare calciatori e fare mercato è totalmente diverso rispetto al passato: "Nessuno ha la possibilità di vedere tutte le partite. Nel club serve uno scouting che lavori nella direzione della proprietà e che comprende ciò che vuoi. Loro ti dicono statisticamente quello che ha funzionato negli ultimi 5 anni rispetto ai 5 anni precedenti.  Un difensore per me è abbastanza facile da leggere, però la richiesta che c'è in questo momento è: prima ti avrei chiesto un difensore di reparto, ora andrei a prendere uno forte in uno contro uno, poi gli insegni a stare bene nel reparto. In questo momento, per la maniera di giocare nostra e del calcio in generale, andrei a prendere uno forte in uno contro uno. La voce dell'allenatore sul mercato? Ha un ruolo importante, ha un'idea di gioco. Vede la squadra che ha e le sue necessità, a un allenatore chiediamo di darci dei profili. I nomi li deve scegliere il club, ma non devono essere avversi all'idea dell'allenatore. Il club deve incidere a livello economico, dell'età del giocatore e della visione che vada al di là del singolo anno. L'allenatore deve dare un profilo, poi è responsabilità del club scegliere i giocatori giusti".

Stefano Pioli
Stefano Pioli / Alessandro Sabattini/Getty Images

Su mister Pioli: "E' molto bravo nel trasmettere i suoi pensieri e lo fa con molto vigore. Da una persona così pacata e onesta non te lo aspetti, vedendo la sua carriera non sempre ha confermato quanto fatto vedere all'inizio. Ho detto 'magari è un po' debole con i giocatori', invece è il contrario. A volte dobbiamo fermarlo noi, dargli lo zuccherino. La mia giornata tipo? Dipende dal periodo. Nel periodo del mercato è difficile vedere gli allenamenti della squadra. In genere, sia io che Massara andiamo 3-4 volte a vedere gli allenamenti, mentre con il mister parliamo quotidianamente. A livello tattico ci confrontiamo, è normale. Ci sono aspetti che riesci a vedere solo se sei lì, piccole cose. Con i calciatori ci sono situazioni e situazioni: se un giocatore sta giocando male e devi dirglielo, usi comprensione e cerchi di aiutarlo, se si sta comportando male a livello di disciplina devi essere più duro. Cerco di avere un dialogo con tutti".

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic / Francesco Pecoraro/Getty Images

Su Ibrahimovic, il salvatore della Patria: "Era già un'idea del gennaio precedente, con Leonardo, prima di andare su Piatek. Avevamo parlato con lui, con Mino e lui aveva dato la parola ai Galaxy che se avessero raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Lui ci ha detto "mi spiace, ne riparliamo", lasciando la porta aperta. Secondo noi era l'uomo giusto per fare quel giusto mix di gioventù ed esperienza. Era un rischio, ne eravamo sicurissimi. Veniva da due anni di MLS, che con tutto il rispetto è una cosa diversa. Ma lui stesso, proposti i 18 mesi, voleva 6 mesi perché non sapeva cosa poteva darci. Lo giudichiamo per quello che fa in campo, ma per fare quelle cose devi essere campione anche fuori. Rompe le scatole in una maniera impressionante, c'era un gruppo già competitivo ma porsi dei traguardi che sono magari al di sopra delle tue possibilità è alzare il livello. Quando Ibra dice 'voi siete giovani le responsabilità me le prendo io', ha senso".  Sui leader: "L'ambiente determina il tuo umore, anche in campo. L'ambiente a Milanello non era niente male, il Milan ha avuto giocatori importanti. Penso a Reina e Biglia, che però non giocavano: Pepe aveva davanti Donnarumma, Lucas si è infortunato. La loro funzione, quindi, aveva un impatto magari minore di Ibra, che gioca tutte le partite".

Saelemaekers
Saelemaekers / DeFodi Images/Getty Images

Di nuovo lo scouting: "Difficile trovarne uno che mi ha deluso. Lo stesso Duarte ha passato di tutto, se pensiamo agli infortuni. Ci sono ragazzi straordinari: Leao ha talento, gli manca forse cattiveria davanti, ma può arrivare a livello straordinari. Lo stesso per Saelemaekers: non lo conoscevo sinceramente, è frutto del nostro scouting. Cercavamo un terzino destro, qualcuno che potesse in previsione un giorno giocare lì. Abbiamo visto questo ragazzo che giocava a destra, sinistra, da 10, con un'intensità tale che... lui c'è. Sempre. Sono tante le cose positive che abbiamo riscontrato. A livello di personalità, Bennacer ha un livello altissimo. Il Mercato? La mia figura è legata a un Milan vincente, io non devo pensare solo a salvaguardare i conti, i tifosi si aspettano tanto da me. E' lì che a volte spingo con la proprietà: a volte i risultati hanno dato ragione a noi, a volte a loro. In questo momento c'è un'idea comune, che aiuta il progetto. Il Milan che non entra in Champions da anni non si può sentire, due anni fa abbiamo intrapreso un percorso che ci porti non solo a entrare in Champions League, ma ad esserci stabilmente. Il FFP ha allargato la forbice con i grandi club. Non ti permette di investire quello che tu vorresti, è anche un freno. Però credo che sia la strada giusta: noi siamo partiti con un'idea che un giorno potrà diventare auto-sostenibile. In questo momento questo ha ancora più valore". 

Daniel Maldini
Daniel Maldini / Jonathan Moscrop/Getty Images

Sul figlio Daniel: "Al Mondiale ero capitano, con mio papà allenatore - ha spiegato Maldini -. Avere il papà tra le scatole non è piacevole, so che per mio figlio è così. So bene che tornare dalla partita con il papà è difficile, io odiavo quel momento. La stessa cosa succederà a mio figlio (ride,ndr). 


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