Oriali: "Sono preoccupato, non c'è un programma definito. Conte? Dobbiamo capire i piani"

Conte e Oriali
Conte e Oriali / Soccrates Images/Getty Images
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"Quando Marotta mi chiamò per riportarmi all'Inter, fui chiaro. Pretesi la gestione completa della parte sportiva in Pinetina. Se necessario, avrei riferito solo a Zhang e allo stesso Marotta". È uno dei passaggi dell'intervista concessa oggi da Lele Oriali a La Gazzetta dello Sport.

Gabriele Oriali
Lele Oriali / Alessandro Sabattini/Getty Images

Dall’esterno si può pensare che lei sia solo quello che frena Conte quando sbrocca...
"Non faccio parte del gruppo squadra, sono il dirigente che rappresenta la società ad Appiano. Mi occupo dei codici di comportamento, trasmetto il senso di appartenenza, parlo con i giocatori. La Pinetina ormai è casa mia. Nei rari momenti liberi raccolgo le idee passeggiando nei boschi qui intorno. Se non ci sono i giocatori mi alleno con Antonio. Anche lui si diverte con lo spinning".

Come e quando è nato il suo rapporto con Conte?
"Nell’estate del 2014 mi chiama Tavecchio, mi dice che ha scelto Conte come c.t. e mi chiede se voglio fare il team manager della Nazionale. Gli rispondo che forse bisogna prima chiedere il parere di Conte, con cui non avevo mai parlato in vita mia. Ci incontriamo a Milano e in 5’ capiamo che vediamo le cose allo stesso modo. Siamo uomini di fatica. La nostra carriera si è basata su sudore e sacrificio. Lui ha una preparazione tecnico-tattica incredibile. Senza pubblico, anche dalla tv si è sentito e capito che l’Inter è super organizzata. Un’orchestra che Antonio dirige alla perfezione. Valorizzando tutti".

Come avete trasformato la lite Conte-Lautaro in una grigliata con ring goliardico?
"A fine partita era già tutto risolto, Lautaro ha chiesto scusa a mister e compagni. L’idea del ring è venuta a Lukaku e Ranocchia. La conferma che questo gruppo è sano ed unito: è stato costruito qualcosa di importante che può durare nel tempo".

Quanto è preoccupato per la prossima stagione?
"Sono preoccupato perché non c’è ancora un programma definito. Date e sede del ritiro, non ci è stato comunicato nulla".

Conte resterà?
"Tutti dobbiamo prima capire i piani della proprietà".

Antonio Conte, Gabriele Oriali
Esultanza nerazzurra / BSR Agency/Getty Images

Quanto è stato pesante lavorare in questi mesi particolari?
"Non è stato un anno facile per nessuno. Specialmente per noi. Ma siamo riusciti a cementarci. Sapesse quante notti insonni, io e Antonio ad Appiano...".

Anche a voi hanno chiesto di rinunciare a due mensilità?
"Quando il presidente ha parlato alla squadra, io e Conte non c’eravamo...".

Quando ha capito che era fatta per lo scudetto?
"Con la certezza aritmetica. Io e Conte siamo dei martelli, pensiamo sempre a quello che succede dopo, non a quello che è stato fatto. E i giocatori hanno assimilato questa mentalità".

Nell’estate del 2019, appena arrivato, si è trovato la patata bollente Icardi.
"Abbiamo gestito anche quella. Credo che sia stato fondamentale il discorso che ho fatto a tutti, staff tecnico, medico, magazzinieri e squadra, prima del ritiro di Lugano. Lì hanno capito che ogni dubbio, fastidio o problema doveva passare da me".

A febbraio, in Coppa Italia contro la Juve, ha dovuto alzare la voce.
"Se qualcuno offende i miei fuori dal campo, intervengo".

Cosa ci dice di Calvarese?
"Mi spiace perché sta finendo una buona carriera e tutti si ricorderanno di questa direzione infelice. Però è anche vero che a volte noi dirigenti non aiutiamo gli arbitri".


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