Mourinho e i suoi "bambini": vivaio come risorsa o segnale d'emergenza?
Alla fine ci ha pensato Cristian Volpato a salvare la Roma da quella che sarebbe stata una brutta figura. Un 1-1 contro l'Hellas Verona in inferiorità numerica dal primo tempo sarebbe stato una grossa mazzata per il morale dei giallorossi, che avrebbero anche mancato l'occasione di superare in classifica la Lazio a una settimana dall'attesissimo derby. Con un gol e un assist negli ultimi minuti di gioco il classe 2003 non ha solo permesso alla Roma di rispettare i pronostici della vigilia, ma ha anche alimentato la voce che vede José Mourinho come un mecenate dei giovani.
Nella sua lunga e vincente carriera, lo Special One ha sempre prediletto giocatori pronti e maturi, e anche quando è sbarcato nella Capitale ha chiesto e ottenuto acquisti d'esperienza, tutta gente che si era già fatta un certo nome nel mondo del calcio. Gli arrivi di Rui Patricio, Wijnaldum, Dybala e Belotti viaggiano in questo senso, ma paradossalmente in questi due anni a tinte giallorosse sono i ragazzi dell'academy a essersi distinti.
L'annata 2021/22 verrà ricordata dai tifosi per la vittoria della Conference League, ma quella cavalcata trionfale non sarebbe stata possibile senza Nicola Zalewski, classe 2002 che, con l'abnegazione tipica di un giovane che vuole farsi strada, ha iniziato a giocare da quarto a sinistra, una posizione che nella sua breve carriera non ha mai ricoperto ma che l'ha reso una spina nel fianco per squadre del calibro di Leicester e Feyenoord. Essendo nato a Tivoli, Roberto Mancini ha provato a convocarlo in Nazionale, ma lui ha preferito la cittadinanza dei suoi genitori e adesso Zalewski fa le fortune della Polonia.
Quest'anno a emergere dal vivaio romanista sono stati Faticanti, Bove e proprio Volpato, confermando l'ipotesi che qualcosa in José Mourinho sia cambiato davvero. Quando i giornalisti gli chiedono un parere sulle loro prestazioni, il portoghese usa il termine "bambini", quasi a sottolineare la giovane età dei 3 giovani giallorossi.
Viene da chiedersi se il loro ampio utilizzo sia frutto di una nuova politica teen-friendly adottata dallo Special One, o se il fatto di vederli così spesso in campo sia una scelta necessaria dovuta ai diversi infortuni. In un'intervista Mourinho ha affermato che nei club che ha allenato in passato non aveva modo di far giocare i ragazzini perché c'era troppa concorrenza o perché bisognava portare a casa il maggior numero di trofei possibili. C'è dunque da pensare che il suo desiderio di coltivare talenti sia sempre stato presente e che la Roma sia solo la squadra giusta per permettergli di intraprendere questa squadra.
Con tutta probabilità, non appena gli infortunati torneranno a disposizione, Mourinho non si appellerà più così spesso a Volpato, Bove e Faticanti se non in caso di assoluta necessità. Eppure, il portoghese ha mostrato un nuovo aspetto del suo modo di allenare, perché questo impiego così ampio dei giovani non si era mai visto in passato.
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