Mourinho 60: cosa ha regalato la Roma allo Special One
Mai banale, sempre sopra le righe: José Mourinho può piacere o meno, ma bisogna conoscergli il merito di essere un personaggio trasparente in un mondo artato e impacchettato come quello del calcio. Bada bene, non serve solo rilasciare dichiarazioni pungenti per rimanere sulla cresta dell'onda per tutti questi anni, ma bisogna accompagnarle ai risultati ottenuti sul campo. Alla fine sono sempre quelli a contare. E lo Special One, così come si definì lui ai tempi del Chelsea, di risultati non solo ne ha ottenuti, ma, come spesso gli piace ricordare, ha vinto più lui che tutti gli altri 19 allenatori della Serie A messi insieme.
L'ultimo suo successo è la Conference League vinta con la Roma, una piazza calda dove però un trofeo mancava da innumerevoli anni e i tifosi sembravano ormai aver perso ogni speranza. Mou è riuscito nell'impresa di riportare entusiasmo sulla sponda giallorossa del Tevere e anche il popolo romanista sembra avergli dato qualcosa in cambio.
Nei suoi anni d'oro a Milano, Madrid, Londra e Manchester, il portoghese ha sempre lavorato con società economicamente messe bene che quindi non si facevano grossi problemi a comprargli i giocatori richiesti, indipendentemente dal loro costo. A Roma, come ha sottolineato lui stesso, bisogna farsi i conti in tasca prima di andare a fare spese nel sempre più dispensioso calciomercato.
Un tecnico di prima fascia qualsiasi avrebbe puntato i piedi, ma la grandezza di Mourinho risiede nella sua capacità di adattarsi non solo in campo, ma anche fuori. Nella Capitale si è infatti reinventato mecenate dei giovani, ha scoperto un pollice verde per i talenti che nemmeno lui sapeva di avere. Anzi, a lui sarebbe sempre piaciuto dare spazio a qualche ragazzino dalle belle speranze, ma nei grandi club che ha allenato non c'era spazio per gli errori che avrebbero inevitabilmente commesso, così si è visto costretto ad affidarsi sempre a campioni già affermati.
C'è una foto, pubblicata ieri sui profili ufficiali della Roma, che sta facendo il giro del web e ritrae Mourinho sugli spalti dello stadio Tre Fontane intento ad assistere alla partita della Primavera. Con lui ci sono Zalewski, Bove, Boer, Tahirovic e Volpato, che per l'età che anno potevano essere in campo ma che invece sono in pianta stabile nella prima squadra giallorossa. Tra il portoghese e "i suoi bambini" si è creato un clima speciale che trascende ogni risultato in campo.
Dopo l'esperienza opaca al Tottenham, qualcuno ha definito José Mourinho un allenatore con idee tattiche retrograde accusandolo di un eccessivo difensivismo in un calcio che viaggia sempre più verso la spettacolarizzazione. I risultati ottenuti con la Roma (che per adesso sono perfino maggiori rispetto a quelli dell'anno scorso) hanno però ammutolito i critici: anacronistico, infatti, non è per forza sinonimo di obsoleto.
Certo, Mou è uno che non si accontenta mai ed è difficile immaginarlo ancora in giallorosso se la società non dovesse alzare l'asticella del club ulteriormente. Già in estate i Friedkin gli sono venuti incontro con una campagna acquisti importante, coronata dagli arrivi di Dybala e Wijnaldum, ma lo Special One vuole sempre di più e, qualora dovesse perdere Zaniolo (anche se, come ha ammesso lui nel postpartita di Spezia-Roma, non succederà già a gennaio), pretende un sostituto all'altezza.
Non è chiaro se Tiago Pinto investirebbe quel tesoretto su un altro giocatore offensivo - si parla di Hakim Ziyech - oppure se lo userebbe per acquistare finalmente quel Davide Frattesi che insegue da un anno e mezzo. Fatto sta che Mourinho sta dando tanto alla Roma e la Roma sta dando tanto a lui. Il rapporto di do ut des sembra funzionare e probabilmente lo Special One non chiederà nessun regalo, neanche oggi che compie 60 anni.