Moratti: "Quando lasciai non era il momento giusto. Il primo Mou? Era emozionato"

Massimo Moratti
Massimo Moratti /
facebooktwitterreddit

ESCLUSIVA - Presidente dal 1995 al 2014, con un palmarès di cinque campionati, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Coppa Uefa e una Coppa del Mondo per Club. E anche una parola, storica: "Triplete", ovvero la vittoria nello stesso anno di Serie A, Champions e Coppa Italia. Noi di 90Min abbiamo intervistato Massimo Moratti, il presidente più vincente della storia dell'Inter. Dall'approdo di Ronaldo in nerazzurro fino all'incontro con Mourinho, lo scambio Ibra-Eto'o per poi passare da una necessaria considerazione sull'Inter attuale e sulle ambizioni Champions. Ecco quanto emerso.

La prima curiosità riguarda il trasferimento di Ronaldo "Il Fenomeno" dal Barcellona all'Inter nell'estate del 1997. Può raccontarci com'è nata la trattativa? Cosa ha provato quando ha visto Ronaldo "Il Fenomeno" giocare per la prima volta?

"E' nata dal fatto che sapevo che lui aveva dei problemi con il Barcellona, poi ho aspettato che decidesse e alla fine l'ho preso. Per noi è stata una grandissima soddisfazione innanzitutto perché eravamo riusciti a portarlo in Italia e poi il piacere calcistico di avere di fronte un giocatore che all'epoca era il più forte a essere venuto in Italia".

Qual è il ricordo più bello che ha del "Fenomeno"?

"Certamente quando ha vinto la Coppa Uefa (finale Lazio-Inter 1998 ndr.). Ho visto un ragazzo veramente felice perché aveva vinto un trofeo importante con noi. Poi era pronto per andare ai campionati del mondo, che poi sono stati purtroppo per lui una fregatura".

SOCCER-UEFA-INTER MILAN-LAZIO ROME
Ronaldo / -/GettyImages

Adesso Ronaldo è presidente del Real Valladolid e del Cruzeiro. Si aspettava questa "seconda vita" del brasiliano come presidente? Le è capitato di sentirlo negli ultimi anni?

"E' un uomo molto intelligente, certamente non è difficile per lui fare il presidente di una squadra di calcio. Lo può fare con tutta l'esperienza e con tutto l'equilibrio che ha nel decidere le cose. Qualche volta mi è capitato di sentirlo ed è sempre molto gentile e affettuoso".

Da Ronaldo a José Mourinho, ci può raccontare il primo incontro con lo "Special One"?

"Il primo incontro non è stato in Italia. Era per conoscerlo e se devo essere sincero ho avuto un'ottima impressione perché era molto attivo, attento, molto preciso in quello che prospettava ma naturalmente era anche rispettosamente emozionato. Cercavamo di conoscerci l'un l'altro".

Nella stagione successiva ci fu anche lo scambio Ibra-Eto'o con il Barcellona. Rientrava nei suoi piani una trattativa del genere?

"Si sapeva che Ibra ogni tanto pensava di andare al Barcellona, ma ovviamente non era obbligatorio mandarlo lì. Poi ci fu un'offerta "spettacolosa" del Barcellona, e siamo stati contenti tutti: sia Ibra ad andare là, sia noi (ride ndr.) che in quella trattativa abbiamo avuto il vantaggio di avere Eto'o praticamente gratis più 60 milioni".

Inter Milan's Cameroonian forward Samuel
Samuel Eto'o, Zlatan Ibrahimovic / CHRISTOPHE SIMON/GettyImages

In quella stagione c'è stato un match che vi ha fatto capire che l'Inter poteva davvero compiere l'impresa di centrare tutti e tre i titoli?

"Non lo capisci mai perché per la scaramanzia ti metti sempre in condizioni di pensare. Vai avanti partita per partita, sperando che la squadra sia sempre più forte e che abbia uno spirito di sacrificio necessario per poter superare gli ultimi ostacoli che, in assoluto, sono sempre i più difficili".

C'è un calciatore che sente ancora di quell'Inter?

"Quasi tutti, ogni tanto sento il capitano (Javier Zanetti ndr.) che è sempre presente, Cambiasso, certamente Milito continuo a sentirli".

C'è stato un momento in cui ha pensato di fermarsi? Quanto è stato difficile per lei lasciare l'Inter?

"Pensi di fermarti quando specialmente le cose non girano (ride ndr.), ma poi hai il senso del dovere e - anzi - una carica in più che ti spinge a ripartire da capo e questo mi ha consentito di star lì ad avere grandi soddisfazioni. Non era il momento giusto quando sono andato via dall'Inter, era un dispiacere, un cambiamento di vita notevole, però era giusto farlo perché dopo tanti anni pensavo fosse opportuno avere qualcun altro alla guida dell'Inter".

Alla luce di quello che abbiamo visto a Lisbona, l'Inter di Inzaghi può arrivare fino in fondo in Champions?

"Questo era un ostacolo importantissimo da superare, non è stato totalmente superato ma il buon 50% è stato fatto e anche di più. E devo dire che questo la mette in una condizione di superare il turno e di incontrare una squadra che conosce dato che si tratta di una delle due italiane. Dopodiché rimane soltanto la finale".